di PIERO SANTONASTASO
Mercoledì 19 luglio 2023 in Italia sono morti nove lavoratori. Ben oltre i tre che secondo la vulgata statistica ogni giorno perdono la vita nel Belpaese. Una notizia, ma non secondo i nostri media, che infatti non ne hanno parlato. Soprattutto perché le redazioni sono in sofferenza, fanno fatica a stare dietro all’ordinaria amministrazione e non riescono a elaborare molte costruzioni ragionate che vadano oltre i “piatti pronti” delle agenzie.
Il risultato è che nessuno – letteralmente – ha dato conto della “strage del mercoledì nero”, tanto per non usare un cliché. Il silenzio è stato rotto qua e là da alcune testate – soprattutto locali – che hanno puntato sui singoli fatti o sul fenomeno ondate di calore (tre vittime in 48 ore, come registrato da Avvenire, Messaggero e Repubblica).
orribile morte
Così, se due anni fa un’intera nazione si è stracciata le vesti sull’orribile morte di Luana D’Orazio, la mamma 22enne stritolata da un macchinario manomesso per aumentare la produzione, soltanto Il Mattino ha ricordato Raffaele Vergara, schiacciato a 20 anni da una pressa per la preparazione delle spezie. Di raccontare di Ciro Adinolfi, che a 75 anni girava ancora per cantieri manovrando gru ed è stato stroncato da un malore nella landa di Jesi in cui Amazon tira su l’ennesimo hub, si è occupato soltanto il Fatto.
Solo notiziari locali e nessuna ondata di commozione per Massimo Viglierco, vigile del fuoco di 55 anni morto al volante della sua autopompa, uscita di strada durante un intervento. Né per Raffaele Foresta, caduto a 59 anni da un’impalcatura; o per Sagaba Coulibaly, bracciante di 30 anni investito all’alba da un pirata mentre in bici raggiungeva i campi; o per il 41enne Giuseppe Lionti travolto mentre raggiungeva in scooter il posto di lavoro; o per Miah Farid, che di anni ne aveva 45, pure lui investito in bici; 45 anni aveva anche Stefano Motta Fré, annegato nella Dora Baltea mentre faceva manutenzione delle sponde; la nona vittima è un camionista serbo di 62 anni, stroncato dal caldo in un’area di servizio.
né sommari, Né didascalie
Ma sul fatto che il lavoro in Italia nuoce gravemente alla salute al punto di causare nove morti in un giorno per carenze, omissioni o semplicemente mancanza di scrupoli, nemmeno un titolo, un sommario, una didascalia.
Occorrerebbero tempo ed energie per mettere insieme informazioni ed elaborarle, magari facendo domande e ottenendo risposte. Ad esempio sul perché l’Inail fornisca i suoi numeri con grande ritardo e sempre sottostimati (secondo i calcoli di USB a oggi il 2023 conta 630 morti di lavoro), sul perché l’Ispettorato nazionale del lavoro non abbia il personale sufficiente per svolgere le sue funzioni, su cosa facciano gli Spesal (Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro), sul perché le associazioni datoriali giochino al pesce in barile, e mille e mille altri quesiti.
assoluto silenzio
Ma ci vorrebbero direttori e giornalisti che abbiano il tempo e il modo di fare il loro lavoro. E l’associazione datoriale degli editori non è interessata all’argomento.
Ps: Giovedì 20 luglio 2023 i morti sono stati “appena” sei: -50%. Anche qui, nel silenzio assoluto.
(nella foto, Raffaele Vergara, 20 anni, schiacciato da una pressa)