di MICHELE ANSELMI
Ho fatto un sogno, all’alba di questa mattina, e giuro che non invento nulla. I sogni non hanno “colpe”, vengono così e possono essere interpretati, ma con cura, senza arrivare subito alle conclusioni sbagliate o alle più scontate. Poi, certo, si possono tenere nel cassetto o dirli solo allo psicoanalista, frequentandone uno o una. Però questo era a suo modo gentile, inatteso, e con esso mi sono risvegliato.
Si sono celebrati a Roma i funerali di Andrea Purgatori, alla Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo. E sono stati in tanti lì per ricordare l’amico e il giornalista scomparso, in circostanze ancora non del tutto chiarite.
una brezza soave
Ma io l’ho “visto” in un altro contesto. Uno slargo pieno di alberi, sotto una brezza soave, senza rumori di fondo metropolitani, dentro un paesino collinare, forse marchigiano. S’aggirava tra noi presenti, un po’ fantasmatico ma in carne ed ossa, come in uno degli ultimi film di Marco Bellocchio, dove i morti hanno una seconda chance e tutto sembra rimesso in gioco, contraddicendo gli eventi luttuosi. Era pallido, un po’ smunto, da sotto la camicia bianca emergeva qualche cerotto, le occhiaie erano quelle di sempre, ma era lui, pure col sigaro spento tra le dita e la giacca sulla spalla, tenuta col dito.
Come a una rimpatriata, salutava i presenti che erano lì per affetto, stima, riconoscenza. C’era Renato Zero, magro, truccato e vestito di piume come negli anni Settanta, che se lo stringeva addosso dicendogli “Ciao ni’” e Andrea non sapeva bene cosa fare. C’era l’amico di sempre Marco Risi, s’intende in pantaloni beige, camicia bianca, mocassini marroni e giacca blu, che lo sfotticchiava un po’. C’erano pure Corso Salani, che incarnò Purgatori nel film “Il muro di gomma” e da anni se n’è andato, da molti rimpianto per il suo tratto mite, solo a tratti nervoso; s’è affacciato a sorpresa perfino Dino Risi, un altro non più tra noi, che nel film su quella strage coperta dai militari e dai servizi segreti faceva la voce del direttore del “Corriere della Sera”, come un Dio ammonitorio e tonante che parla solo all’interfono.
impavido e non garantito
E poi, a scherzare con lui, ecco gli attori Sergio Castellitto, Lillo Petrolo, Corrado Guzzanti, Pierfrancesco Favino, Michele Riondino, Riccardo Scamarcio, Antonello Fassari, Giulio Scarpati, le attrici Carolina Crescentini, Valentina Lodovini, Sabrina Ferilli, Eva Herzigova; alla fine si sono fatti sotto anche Libero De Rienzo ed Ennio Fantaschini, pure loro morti troppo presto, e insieme hanno ricordato quel film girato insieme su un giovane giornalista impavido e non garantito, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra a Napoli: si chiamava “Fortapàsc”.
il padre della sposa
Andrea, con la sua camminata inconfondibile, un po’ sbilenca, da investigatore privato americano scuola “hard boiled”, ha sorriso un po’ a tutti, come fa il padre della sposa ai matrimoni affollati nell’assicurarsi che il cibo sia buono e il servizio efficiente. Ma non c’era nulla da mangiare. Neanche da festeggiare.
A un certo punto, tra un abbraccio e una battuta, mentre il cordoglio si trasformava in chiacchera come talvolta accade nel mondo dello spettacolo e del giornalismo, l’abbiamo visto avviarsi in discesa verso la vecchia porta del paesello, di spalle, come gli piaceva fare nelle sue belle trasmissioni tv per La7: il tutto coperto dal frinire delle cicale, dalle ombre lunghe del tramonto, da un senso di strana pace estiva.