Tre regole per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel giornalismo. Le ha decise il giornale inglese The Guardian. In attesa di regolamentazioni mondiali, europee, nazionali, che faticano molto ad arrivare. 

Primo, qualsiasi uso di Intelligenza artificiale deve avere la supervisione umana. 

Secondo, qualsiasi utilizzo di Intelligenza artificiale si concentrerà su situazioni in cui può migliorare la qualità, non la quantità, del lavoro di redazione.

Terzo, si dovrà utilizzare l’Intelligenza artificiale nei casi in cui sono stati rispettati l’autorizzazione del copyright e l’equa ricompensa.

una storia di pionieri

Tutto questo è stato raccontato ai lettori e ai sostenitori del giornale il 25 luglio dall’editor in chief (direttrice) Katharine Viner. 

“The Guardian ha sempre abbracciato il cambiamento tecnologico -scrive Viener- Siamo stati i pionieri della prima Internet a metà degli anni ’90; pionieri quando si trattava di podcast e liveblog; entusiasti nei commenti e nell’interazione con i lettori; premiati in video, data journalism e nuove forme digitali di narrazione. Quindi cosa stiamo facendo ora con l’Intelligenza artificiale? È già chiaro che l’Intelligenza artificiale generativa (genAI) potrebbe rappresentare un grande balzo in avanti tecnologico: uno strumento che potrebbe aiutare i giornalisti a esaminare grandi set di dati, riassumere rapidamente situazioni complesse e scoprire cose utili per il pubblico; uno strumento che potrebbe ridurre il tempo necessario per una ricerca manuale scrupolosa, liberando i giornalisti per dedicare più tempo alle indagini e unire i puntini. Fin qui tutto bene”.

testi inventati

Tuttavia, spiega la direttrice, gli strumenti di Intelligenza artificiale generativa sono ancora inaffidabili, spesso producono testi completamente inventati. La tecnologia potrebbe generare una dozzina o più notizie all’ora, ma di qualità altamente discutibile; potrebbe sfruttare la proprietà intellettuale di altri e riconfezionarla in qualcosa di apparentemente originale, ma alla fine poco attendibile.

“Ci sono implicazioni preoccupanti per il giornalismo e la società in generale: cosa accadrà alla qualità e alla veridicità delle notizie e delle informazioni se le piattaforme tecnologiche integreranno le IA generative in funzioni come i motori di ricerca? Se le persone vengono ingannate dalle bugie che questi strumenti a volte generano, si prenderanno la briga di visitare siti Web di notizie affidabili?”. 

principi chiave

Il Guardian ha quindi messo in piedi un gruppo di lavoro formato da giornalisti ed esperti digitali che ha prodotto la sintesi dei tre principi chiave. 

In primo luogo, qualsiasi uso di genAI deve avere la supervisione umana: “The Guardian rimarrà un campione del giornalismo fatto da persone, sulle persone, per le persone. Gli strumenti di AI generativa verranno utilizzati solo quando esiste un caso chiaro e ovvio per loro e solo con l’espressa autorizzazione di un redattore senior. Saremo trasparenti con i nostri lettori quando lo faremo”.

In secondo luogo, qualsiasi utilizzo di AI si concentrerà su situazioni in cui può migliorare la qualità, non la quantità, del lavoro, ad esempio aiutando a interrogare vasti set di dati o assistendo i team commerciali in determinati processi aziendali.

In terzo luogo, per evitare di sfruttare la proprietà intellettuale dei creatori, un principio guida per il Guardian sarà il grado in cui i sistemi AI hanno considerato l’autorizzazione del copyright e l’equa ricompensa.

rischi e sfide

“Come altre tecnologie precedenti -conclude Viner- l’intelligenza artificiale generativa creerà rischi e sfide, ma questo non è un motivo per rifiutarla a priori. Né possiamo ignorare l’impatto che avrà sulla società. Vogliamo lavorare con ingegneri che cercano di progettare e costruire queste tecnologie in modo responsabile e prudente. Naturalmente, riferiremo anche su tutti gli aspetti di questa nascente tecnologia, anche nella nostra newsletter settimanale TechScape, a cui è possibile iscriversi.

E dunque: “Sappiamo che i nostri lettori e sostenitori apprezzano il fatto che i giornalisti del Guardian siano esseri umani, che riferiscono e raccontano storie umane. Questo non deve mai cambiare”.

(nella foto, Katharine Viner)

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