di GIANNI GIOVANNETTI

Stamattina ho portato la macchina, dopo mesi, a lavare e ho comprato il Corriere della Sera: “Me lo leggo nell’attesa, sorseggiando un caffè”.
E così facendo forse per la prima volta ho intravisto con più chiarezza le ragioni vere del perché oggi i giornali si leggono sempre meno.
Per me che amo la carta stampata, per essere cresciuto e invecchiato con la carta stampata e non essendo affatto un homo technologicus, è stato sgradevole, molto sgradevole scoprire che mentre leggevo Polito piuttosto che Roncone o le risposte di Luciano Fontana alle Lettere al direttore, ero perennemente distratto dal telefonino che avevo sul tavolo. Non potevo fare a meno di controllare, consultare, divagarmi con le sue funzioni di messaggio, di notifica, di aggiornamento, di svago.

sensazione di disagio

Tornando poi testardamente alla lettura mi rendevo sempre più conto di provare una incalzante sensazione di disagio, come se il perdermi nella prosa magistrale di Roncone,  nell’analisi illuminante di Polito, nella saggezza accogliente di Fontana fosse un lusso che non ci si può più permettere. Gli orari stretti, le mille cose da fare a tutti i costi, l’accessibilità semplificatoria della tecnologia è come se si fossero ormai impadroniti del nostro tempo e dei nostri cuori fino a farci sentire in colpa se per un momento si ha voglia di liberarsene per riassaporare, finalmente, la “lentezza” della vita.
Ecco forse “La Ragione” (assieme a tante altre, ovviamente) del vero perché il giornale di carta oggi non trova più posto nelle nostre vite di questo nostro tempo. Un tempo convulso, competitivo, meno pensoso, più superficiale e meno esigente a proposito del benessere vero della esistenza propria e quella altrui.

gioie e dolori

Abbiamo fretta di fare affari, di consumare, di apprendere nozioni e informazioni facilitate; di correre, di sintetizzare, di accaparrare gli istanti; di concedere poco a noi stessi e al prossimo. A proposito degli altri: pensiamo a whatsapp o telegram o Messenger e quant’altro, che hanno ormai soppiantato quasi del tutto le parole dette, provviste di accenti, tonalità, colore, sfumature. I nostri dolori e le nostre gioie, fateci caso, sono ormai telematici e più per niente umani e naturali…
Per tornare ai giornali, e al loro inesorabile scomparire, ho provato dunque un intenso  dolore nel percepirli inadeguati e non più capaci di farmi una quieta o (a seconda dei casi) furente compagnia.
Ho deciso, allora, dopo tanto ripensare, che domani tornerò in edicola a comprarmi un giornale e questa volta metterò il telefono in un cassetto.
Ma forse non basterà, lo so…

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