di GIAMPIERO GRAMAGLIA
Il 2016 fu l’anno in cui la sua influenza raggiunse l’apice: i suoi media furono funzionali alla Brexit in Gran Bretagna e al successo di Donald Trump nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
Gli ultimi anni sono stati segnati da delusioni e ripensamenti: la Brexit non ha restituito a Londra il fulgore della City di quando “Britannia ruled the waves”; e Trump, oltre a tradire le promesse, gli è anche costato un mare di soldi, con le fandonie avallate e difese a microfoni aperti dai suoi giornalisti.
Rupert Murdoch, magnate australiano, potente ‘mogul’ dei media di destra, l’uomo che ha costruito e gestito uno dei più potenti imperi mediatici a livello planetario, dall’Oceania all’Europa all’America, ha annunciato giovedì scorso 21 settembre la decisione di lasciare la presidenza delle sue aziende, Fox Corporation e News Corporation. Forbes, nel 2022, stimava il suo patrimonio a 22 miliardi di dollari, ponendolo al 76° posto nella classifica degli uomini più ricchi al Mondo.
quattro divorzi
Il suo posto verrà preso dal figlio maggiore Lachlan, 52 anni, ora amministratore delegato della Fox Corporation, che diventerà presidente unico delle due compagnie. Rupert conserva il titolo e il ruolo di presidente emerito.
Murdoch, 92 anni, naturalizzato cittadino statunitense, diversi matrimoni – quattro, finora – e altrettanti divorzi miliardari, ha esercitato per decenni una considerevole influenza sui conservatori britannici e poi sul Partito repubblicano negli Stati Uniti, in particolare come proprietario di Fox News e di altri media conservatori tipo Wall Street Journal e New York Post.
Si calcola che il suo gruppo editoriale raggiunga ogni giorno circa 4,7 miliardi di persone, i due terzi della popolazione mondiale. Nel corso del tempo, Murdoch, che Leo Kirch, suo rivale tedesco, soprannominò “lo squalo dai denti lunghi”, è diventato man mano uno dei più importanti imprenditori del mondo in campo cinematografico, nel digitale satellitare e nei ‘new media’.
stati uniti e gran bretagna
Ripercorriamo il percorso imprenditoriale di Rupert Murdoch: date e tappe sono riprese da Wikipedia. Dopo la laurea ad Oxford, eredita dal padre i giornali Melbourne Herald e Adelaide News. Nel 1969, compra in Inghilterra News of the World e The Sun, pilastri della stampa tabloid. Nel 1976, amplia l’attività negli Stati Uniti, acquistando New York Post e New York Magazine. Nel 1981, nuovamente in Gran Bretagna, compra The Times e Sunday Times.
Nel 1985, prende la cittadinanza statunitense e compra gli studi della 20th Century Fox e la catena di tv Metromedia, Tv Guide e la casa editrice Harper Collins. Nel 1989 inizia l’attività nei media satellitari con Sky Television, che poi si fonde con la concorrente British Satellite Broadcasting. In Oriente, nel 1993 si assicura la quota di maggioranza dell’emittente satellitare Star Tv.
Nel 2005, Murdoch diventa proprietario della community online MySpace, antesignana degli odierni social networks, che rivende nel 2011. Nel 2007, rileva dalla famiglia Bancroft il gruppo Dow Jones e il Wall Street Journal.
diari di hitler
L’espansione planetaria dell’attività imprenditoriale di Murdoch è anche contrassegnata da incidenti di percorso “gravi”, ma mai letali, come la pubblicazione dei ‘diari di Hitler’, rivelatisi un falso, le cause sulla violazione della privacy in Inghilterra, le recenti diatribe, tuttora aperte, negli Stati Uniti.
I rapporti con la politica diventano intensi negli Anni Ottanta, quando in Gran Bretagna appoggia i governi di Margaret Thatcher e John Major, pronto però a sostenere il laburista Tony Blair nell’invasione dell’Iraq, mentre la Bbc criticava l’immotivata avventura militare. Rotta l’amicizia con Blair per il sospetto di una tresca del premier con la terza moglie, torna ai tories e appoggia David Cameron e incoraggia la Brexit.
Negli Stati Uniti, i suoi media accompagnano la presidenza di George W. Bush, quando l’ondata patriottica post 11 Settembre 2001 omologa un po’ la stampa Usa; raccontano con freddezza alla presidenza di Barack Obama; sono funzionali all’ascesa e alla vittoria di Donald Trump nel 2016 (e finiscono nella bufera con la sua sconfitta nel 2020).
in buona salute
Il passo indietro di Rupert Murdoch chiude una carriera lunga quasi 70 anni, nella quale – sintetizza Serena Di Ronza, dell’Ansa – il ‘mogul’ “ha rivoluzionato l’industria dei media e dell’intrattenimento e si è affermato come uno dei tycoon più influenti e controversi”.
“E’ il momento giusto per assumere ruoli diversi”, ha scritto Murdoch ai dipendenti di Fox e News Corp. “Le nostre aziende sono in buona salute, come me”. La nuova era è ora nella mani di Lachlan, un leader “appassionato e di principio”, come lo definisce il padre, nonostante qualche screzio e momenti di distanza nel loro passato.
Sarà Lachlan a guidare Fox e News Corp nella sfida di Usa 2024. Un compito non facile, viste le pesanti conseguenze subite da Fox per avere cavalcato la “grande menzogna” di Trump sulle elezioni rubate. Previo un accordo per evitare il processo, Fox ha versato 787,5 milioni di dollari a Dominion Systems, società che produce macchinari per tabulare i voti che l’aveva accusata di diffamazione per avere fatto da megafono alle fole di Trump sui presunti dispositivi truccati per favorire Joe Biden. E le grane relative al 2020 non sono ancora finite: contro Fox resta, infatti, una causa simile intentata da Smartmatic.
torta in faccia
Murdoch aveva inizialmente appoggiato Trump, la sua discesa in campo e la sua ascesa; poi, però, ha cambiato idea e gli ha voltato le spalle arrivando ad augurargli la morte: lo racconta Michael Wolff nel libro ‘La caduta: la fine di Fox News e della dinastia Murdoch’. Neanche Lachlan pare essere un fan di Trump: è convinto che una sua rielezione sarebbe negativa per il Paese, lo ha criticato più volte e già nel 2016 – narra Wolff – usava in casa una carta igienica con l’effigie del magnate candidato.
Ma i Murdoch hanno già dimostrato di sapere sopravvivere alle crisi, come lo scandalo delle intercettazioni dei tabloid in Gran Bretagna, con la torta in faccia a Rupert durante un’audizione a Westminster.
La vita pubblica di Murdoch il manager ha ispirato la popolare serie ‘Succession’ ed è stata anche sfiorata dalla caustica serie ‘The Loudest Voice’, alias ‘Sesso e Potere’, sull’ascesa e la caduta di Roger Ailes, suo referente editoriale alla Fox, travolto dall’onda d’urto #Metoo. Matrimoni, divorzi, fidanzamenti rotti ‘last minute’, le tensioni coi figli più grandi hanno spesso fatto parlare mezzo mondo. Lachlan, l’erede, si è riavvicinato all’impero di famiglia nel 2014 tornando da figliol prodigo dopo esperienze finanziarie. Stile di leadership e orientamento politico lo rendono affine al padre, che sostiene d’essere stato mosso in tutte le sue iniziative dall’idea di libertà: “Mio padre ci credeva fermamente e Lachlan è assolutamente impegnato per la causa – ricorda nella mail di saluto ai dipendenti -. La battaglia per la libertà di parola e la libertà di pensiero non è mai stata più intensa”.
(nella foto, Rupert e Lachan Murdoich)