S’inasprisce la vertenza de La Gazzetta del Mezzogiorno, dopo l’annuncio di 75 licenziamenti collettivi per ristrutturazione aziendale. Mercoledì 1° novembre, il giornale è andato in edicola, malgrado lo sciopero dei poligrafici, proclamato da martedì 31 ottobre a sabato 4 novembre. Non era mai accaduto che il quotidiano pugliese uscisse facendo a meno di una parte così consistente dei propri lavoratori. 

Duro il commento dei poligrafici, che nell’assemblea tenuta lunedì 30 ottobre scorso avevano deciso l’astensione dal lavoro di 5 giorni “per contrastare la procedura di licenziamento collettivo che pressoché ‘annulla’ la quasi totalità della componente poligrafica”. “Apprendiamo tuttavia -scrivono sul sito web del giornale Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Chimici Carta e Stampa, Rsu Edime Srl- della decisione dell’editore di procedere alla messa in stampa del quotidiano previsto per la giornata del 1° novembre 2023 con l’impiego di Società terze, concretizzando una vera e propria sostituzione di mano d’opera dei lavoratori in sciopero atta a limitare l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito. Quello che più fa male è che tale violazione avviene in un contesto che rappresenta un baluardo della democrazia. Questi lavoratori hanno già vissuto momenti difficili e convivono tutt’oggi con restrizioni salariali dovute ad un importante intervento degli ammortizzatori sociali. Fino a quest’oggi le parti hanno sempre posto in campo strumenti di gestione degli esuberi concordati e con la possibilità di snellire gli organici grazie anche alle norme sui prepensionamenti votate in Parlamento”.

“scelta che fa male”

A parere dei poligrafici e dei sindacati “La scelta di inasprire un confronto prima dell’avvio del percorso previsto dalla procedura di licenziamento avviata, anche in concomitanza di una convocazione del Comitato Sepac della Regione Puglia, fa molto male e denunceremo in tutte le sedi tale comportamento antisindacale”. E ancora, lavoratori e sindacati sostengono di aver chiesto all’Edime, nei circa due anni di gestione, di cambiare passo per realizzare davvero il risanamento e il rilancio del giornale ma, aggiungono “quello che era solo il sospetto che non ci siamo trovati di fronte a una concreta operazione di rilancio della testata, ma di una operazione con finalità diverse, inizia a diventare amara constatazione. Non si può accettare la soppressione di tanti posti di lavoro, la esternalizzazione di interi settori e, soprattutto, la sofferenza di tante famiglie”.

L’editore Edime replica che “non esiste e non esisterà mai una sostituzione di lavoratori in sciopero. La Proprietà infatti supporta e tutelerà sempre sia il legittimo esercizio di forme di protesta che l’esercizio della libera iniziativa privata, a tutela della Gazzetta del Mezzogiorno e di ciò che questa rappresenta: il patrimonio culturale e intellettuale e l’identità di un territorio a cui appartengono anche i lavoratori che vi lavorano e vi hanno lavorato. Lontani dalle logiche di sostituire lavoratori in sciopero e dalle logiche del profitto, purtroppo ci troviamo davanti a scelte non più procrastinabili dettate dal mercato della ‘carta stampata’ e dalle innovazioni tecnologiche: sono scelte difficili e sofferte e necessarie a garantire la sopravvivenza di quel patrimonio di cui scrivevamo innanzi”.

“Cambio radicale”

L’Edime definisce quanto sta avvenendo “un cambio radicale della produzione i cui dettagli sono stati analiticamente riportati nella nostra nota e in relazione ai quali garantiamo ogni nostro supporto e informazione nell’ambito della procedura di esame congiunto previsto per legge”.

Domenica 29 ottobre La Gazzetta del Mezzogiorno non era andata in edicola per lo sciopero deciso dall’assemblea di redazione contro il licenziamento collettivo di 47 giornalisti e 28 poligrafici annunciato dall’editore. Il provvedimento a seguito dell’avvio da parte dell’Edime della procedura ex legge 223/91, con la dichiarazione di esuberi di giornalisti delle redazioni decentrate e di poligrafici. Un taglio pesantissimo che andrebbe a cancellare più della metà dei dipendenti del quotidiano, che sono in tutto 110. La nuova proprietà avrebbe subìto forti perdite in meno di due anni di gestione, che hanno portato all’annuncio dei licenziamenti, subito contestati da Cdr ed Assostampa di Puglia e Assostampa di Basilicata e da esponenti politici di ogni partito. “Questo orientamento – hanno evidenziato Cdr e sindacato – in controtendenza dopo il coraggioso e provvidenziale salvataggio della testata operato dagli editori, intervenuti dopo il fallimento della Edisud, mette a rischio il tradizionale radicamento della Gazzetta, consolidato in oltre 136 anni in due regioni e otto provincie di Puglia e Basilicata”. I poligrafici si erano soffermati, tra l’altro, sul mancato rispetto dell’impegno, da parte di Edime, di mantenere i livelli occupazionali per un biennio, termine che scadrebbe a fine dicembre.

(nella foto, La Gazzetta del Mezzogiorno del 1° novembre)

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