Per la seconda volta, giovedì 2 novembre, un giornalista italiano ha aperto la prima pagina del New York Times, edizione internazionale. Ha raccontato la storia della fine della storia fra Giorgia Meloni e Andrea Giambruno. Titolo: “A breakup reflects how Italy is run” (Una rottura rivela come viene gestita l’Italia).

Lo stesso articolo era anche nell’edizione americana del più prestigioso quotidiano del mondo, sezione “Opinioni”, sotto il titolo: “Italy’s Prime Minister Broke Up With Her Boyfriend. It’s Actually Quite a Big Deal” (Il primo ministro italiano rompe con il suo fidanzato. In realtà è un grosso problema).

Il giornalista è Mattia Ferraresi, caporedattore di Domani fin dalla sua nascita (15 settembre 2020), chiamato dall’ex Direttore Stefano Feltri. Modenese, è stato corrispondente per dieci anni del Foglio da New York e Nieman fellow ad Harvard. Ha scritto fra l’altro, “La Febbre di Trump. Un fenomeno americano” (Marsilio, 2016), “Obama. L’irresistibile ascesa di un’illusione” (con Martino Cervo, Rubbettino, 2010), “Solitudine, il male oscuro delle società occidentali” (Einaudi, 2020).

soffitto di cristallo

A beneficio dei lettori del Nyt International, Ferraresi comincia dicendo che Giorgia Meloni “ha rotto il soffitto di cristallo di nuovo. Dopo essere stata la prima donna e la prima leader post-fascista a diventare primo ministro in Italia, recentemente è diventata la prima capo di governo ad annunciare su un social media che ha scaricato il suo fidanzato”. Più avanti: “L’intero dramma offre una finestra sulla natura del potere in Italia, dove politica, media e affari sono tossicamente intrecciati”.

Racconta che è stato scritto come Meloni ritenga la pubblicazione dei filmati fuori onda di Giambruno una cospirazione e che la colpevole individuata è Marina Berlusconi, figlia del quattro volte primo ministro Silvio Berlusconi, e molto influente in Forza Italia, una delle tre forze di governo. “La famiglia Berlusconi vuole essere sicura che il governo non interferisca nei suoi interessi d’affari” e Marina “ha criticato duramente l’idea di tassare gli extraprofitti delle banche” (la famiglia ne controlla una, Mediolanum).

machiavelli e bunga bunga

Alla fine, Ferraresi ricorda che l’Italia è il Paese “non solo di Machiavelli, ma anche dei party bunga bunga e non è sempre facile separare l’astuzia politica dalla sciatteria. La vita pubblica italiana è un gioco inscrutabile, nel quale il personale e il politico continuamente si sovrappongono e sfidano la logica, un labirinto senza fine nel quale si incontrano le stesse persone che vestono differenti cappelli”. Conclusione con l’aforismo di più di un secolo fa, attribuito al giornalista Leo Longanesi: “La rivoluzione non ci sarà mai in Italia, perché ci conosciamo tutti”.

Prima del caso Giambruno, il 13 giugno 2023 Ferraresi ha scritto “Farewell to the Man Who Gave Us Trump”, addio all’uomo che ci ha dato Trump. Un pezzo sulla morte di Berlusconi. Sui lati in comune fra il tycoon italiano diventato politico e il tycoon americano diventato politico: “I due hanno esorbitanti ego, ossessione per la tv, propensione per i mobili kitsch e gli scherzi osceni”. Ferraresi spiegava come “Berlusconi fu decisivo nel creare il genere di celebrità politica che Trump ha usato per prendere il potere e trasformare la politica americana”. E che avevano un altra cosa in comune: “Pensavano di essere i soli a poter salvare i loro Paesi, e furono accusati di essere le sole cause delle malattie dei loro Paesi”.

(nella foto, Mattia Ferraresi)

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