L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti dell’agenzia Dire ha proclamato due giorni di sciopero, 14 e 15 dicembre. Motivo: la decisione dell’Azienda di confermare il licenziamento di 15 redattori.
E la Federazione nazionale della Stampa chiede al governo di non dare più finanziamenti pubblici a chi licenzia. Da subito. Nel 2024 sono previsti contributi alla Dire per due milioni di euro l’anno per tre anni.
“Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali -si legge nel comunicato del Comitato di redazione del 13 dicembre- oggi si e’ arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo fra Azienda, Associazioni di stampa e Comitato di redazione in riferimento alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla proprietà a fine settembre. Le giornaliste e i giornalisti della Dire ritengono incomprensibile la volontà dell’azienda di procedere con un piano di licenziamenti poco prima che si completi la riforma delle agenzie stampa messa in campo dal dipartimento dell’Editoria di Palazzo Chigi. Tale riforma, che comprenderà anche i bandi verticali nella prima parte del 2024, porterà nuove risorse pubbliche all’azienda”. L’agenzia Dire opera da 35 anni, fu fondata dal segretario di Berlinguer, Antonio Tatò.
“Durante la fase sindacale -prosegue il comunicato- la società si è mostrata indisponibile al ritiro del piano di licenziamenti respingendo di fatto qualsiasi tentativo di trovare soluzioni di lungo respiro. Alla possibile strada degli esodi volontari di un certo numero di giornalisti e di part time volontari, portata da Cdr e sindacati, però, l’azienda ha risposto con scarso interesse, mettendo a disposizione incentivi assai esigui. L’assemblea considera l’atteggiamento dell’azienda estremamente grave, specie se inquadrato nella lunga e persistente crisi dell’agenzia Dire, iniziata a settembre 2021 con l’arresto dell’ex editore e l’avvio di una stagione, durata quasi due anni, di pesanti ammortizzatori sociali con la decurtazione di fatto di quasi il 30% degli stipendi, oltre a sacrifici sul piano operativo enormi per mantenere quantita’ e qualita’ dei notiziari.
La Fnsi chiede di tagliare i contributi pubblici agli editori che tagliano i giornalisti. “Si è conclusa -dice una nota Fnsi – con un mancato accordo al Ministero la procedura di licenziamenti collettivi avviata dall’editore della Dire, Stefano Valore, che lascerà senza lavoro 15 giornalisti nonostante le risorse che riceverà dal governo. All’agenzia, infatti, dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio, grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Da una parte ci sono milioni di euro dal governo, che gli imprenditori si mettono in tasca, e dall’altra si riduce l’occupazione senza se e senza ma”.
Per la Fnsi “tutto questo è inaccettabile, tanto più che il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, continua a battere cassa chiedendo più soldi per l’editoria anche in questi giorni. Gli editori pensino a investire e a creare occupazione con questi fondi invece di volersi sostenere solo grazie allo Stato. I soldi pubblici non possono essere dati a chi mette alla porta i dipendenti. Nella trattativa con la Dire sono stati solo i sindacati a proporre alternative ai licenziamenti mentre l’azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale”.
(nella foto, Stefano Valore, proprietario dell’Agenzia Dire)