A dicembre 2023 il Contatore di Ossigeno ha superato quota settemila giornalisti minacciati, di cui 500 conteggiati nel corso del 2023 (il 24% donne, di cui il 10% bersaglio di minacce di genere).
L’Italia è il paese con più giornalisti minacciati, dicono questi dati raccolti e verificati da Ossigeno per l’Informazione. Questi dati dicono che in Italia quello delle minacce ai giornalisti è un grande problema irrisolto che meriterebbe molta più attenzione e adeguate soluzioni.
la storia di ognuno
Il Contatore di Ossigeno aumenta di una unità per ogni giornalista minacciato rilevato dall’Osservatorio. E’ partito da zero nel 2006, l’anno in cui Ossigeno per l’informazione ha iniziato osservare con continuità il fenomeno delle minacce ai giornalisti, ha cominciato a rilevare, censire, verificare e pubblicare notizie e dati su queste gravi violazioni della libertà di stampa e del diritto di informazione codificato dall’Articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. In questi anni Ossigeno ha pubblicato il nome e la storia di ognuno dei giornalisti colpiti da violazioni che oscurano importanti notizie di interesse pubblico e allo stesso tempo scoraggiano la pubblicazione di informazioni scomode per il potere e i potenti.
Il Contatore, che si trova sulla homepage del sito dell’Osservatorio www.ossigeno.info è la fonte più completa per valutare l’andamento del fenomeno delle minacce ai giornalisti in Italia. Da ultimo è stato aggiornato il 18 dicembre 2023.
ministero dell’interno
Da gennaio a dicembre di quest’anno sono stati rilevati 186 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 500 operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori), di cui il 24% è costituito da donne, colpite per il 10% da minacce di genere.
Rispetto al 2022, Ossigeno ha censito meno minacciati: erano stati 721 l’anno scorso. Non significa che la situazione è migliorata, perché come già rilevato nel rapporto del primo semestre di quest’anno (qui), nel 2023 l’Osservatorio ha operato con meno risorse e quindi mettendo al lavoro meno osservatori. Secondo l’analisi di Ossigeno, nel 2023 il fenomeno delle intimidazioni contro chi divulga notizie di interesse pubblico ha avuto lo stesso andamento preoccupante già evidenziato da Ossigeno e confermato dai dati del Ministero dell’Interno: c’è stato un calo delle denunce da parte dei giornalisti colpiti. Molti giornalisti hanno taciuto le violenze e gli abusi che hanno subito e hanno rinunciato a denunciarle, per paura di subire ulteriori danni, per timore di essere isolati, per scarsa fiducia nelle istituzioni di fronte al continuo rinvio delle contromisure.
metodo consolidato
Le verifiche di Ossigeno sugli episodi sono state fatte applicando il Metodo consolidato che fornisce oltre 50 indicatori e implica un complesso lavoro redazionale di fact-checking (qui). Altri 55 casi rilevati dall’Osservatorio sono stati segnalati come probabili intimidazioni, cioè come episodi sui quali l’Osservatorio ha potuto raccogliere dati non sufficienti per dichiarali certificati. (Ecco le probabili intimidazioni da gennaio a giugno 2023).
Il 36% ha subito forme di avvertimenti, soprattutto insulti, minacce verbali e attacchi sui social; il 34% è stato vittima di abusi di azioni legali, soprattutto querele temerarie; il 13% aggressioni fisiche; l’11% forma di ostacolato accesso all’informazione; infine, il 5% danneggiamenti all’attrezzatura di lavoro.
origine sociale
La maggior parte delle minacce è di origine sociale, privati cittadini soprattutto (37%); gli esponenti pubblici sono coloro che nel 29% dei casi rivolge minacce ai cronisti. In particolare, oltre la metà degli episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. La matrice mafiosa o di altri ambienti criminali corrisponde al 13% dei casi. Seguono, parimenti al 7%, la provenienza sconosciuta, come nel caso delle lettere intimidatorie e le minacce dal mondo imprenditoriale. Infine, si attestano al 3% le minacce che derivano dal mondo editoriale e mediatico.
Rispetto alla distribuzione geografica, il Lazio è la regione con il più alto numero di minacciati (31% rispetto al totale), dato che conferma la tendenza degli ultimi anni. Seguono la Sicilia (16%) e la Campania (14%).
(nella foto, Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno)