(A.G.) E così il giornalista che ha permesso a la Repubblica di fare uno dei più clamorosi scoop degli ultimi anni ha fatto causa a la Repubblica. Forse la chiave sta qui: non è considerato un vero e proprio “giornalista”, anche se iscritto all’Ordine dal 2015. Ma -secondo categorie sempre più obsolete- è un video maker, uno che cerca notizie col supporto di una telecamera.
Lui si chiama Valerio lo Muzio e ha 33 anni. Foggiano, stabilito a Bologna. Nell’estate 2019 a Milano Marittima seguiva per la Repubblica e per La7 le vacanze del ministro dell’Interno di allora, Matteo Salvini. Al Papeete beach. Il giorno 30 luglio i componenti dello staff del ministro fecero sapere alla truppa di cronisti al seguito che Salvini non avrebbe parlato, potevano prendersi una giornata di riposo. Obbedirono tutti, meno uno: Lo Muzio che, essendo precario e cocciuto, decise di gironzolare lo stesso sulla spiaggia. Notò un traffico sulla riva per far salire Salvini junior, figlio sedicenne del leader della Lega su una moto d’acqua della Polizia di Stato: voleva divertirsi un po’.
evitare grane
Lo Muzio riprende tutta la scena, dribbla le pressioni dello staff e parla con i suoi referenti. A La7 preferiscono evitare grane, anche perché Salvini sta per presenziare a uno dei talk di rete. La Repubblica invece è entusiasta, dà grande spazio alla vicenda. Il giorno dopo Lo Muzio viene anche preso di petto in conferenza stampa dal ministro: “Vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto…”.
Il giornalista/video-maker viene invitato a Roma e ricevuto dal direttore di allora, Carlo Verdelli. Verdelli scrive un fondo sulla vicenda e perfino Eugenio Scalfari ne scrive, citando Lo Muzio come “un collega del giornale”. Finora è sempre stato pagato a cottimo, ma ottiene promesse di regolarizzazione e stabilizzazione.
Dopo lo scoop, l’impegno di Lo Muzio per la Repubblica s’intensifica. Fra l’altro produce due documentari, sul Movimento delle Sardine e su Patrick Zaki, e vari servizi sull’emergenza pandemia a Bologna.
servizi pericolosi
Riguardo al rapporto di lavoro, non succede niente. Pian piano Lo Muzio rientra nella sua routine, servizi a Bologna, dove ha sede, anche pericolosi, perchè lui, che è un omone, non ha paura di mettersi nei tumulti. Ad esempio, viene insultato e minacciato dal titolare del pub no vax “Halloween” di via Stalingrado.
Gli fanno dei contratti annuali, ma i pagamenti -racconta lui- non sono regolari. Dall’agosto 2022 il contratto non viene rinnovato. “Quando prima di un servizio chiedevo quanto sarebbe stato pagato mi rispondevano: dipende dal responsabile di Gedi Visual, secondo il budget del mese”. E’ successo anche per “Repubblica delle idee”, la mega manifestazione con tutte le grandi firme che si svolge ogni anno a Bologna: “Ho chiesto quanto mi avrebbero pagato i servizi che mi hanno chiesto, hanno risposto che non potevano dirmelo. Ho rinunciato”.
ottomila euro
Ora l’avvocato del Foro di Bologna Bruno Laudi chiede per Lo Muzio di sanare il periodo di lavoro 2018-2022 come articolo 12 (corrispondente), con un rimborso di circa 8mila euro. L’udienza è fissata a febbraio 2024. Le spese per “questa battaglia di dignità”, come la chiama lui, sono garantite dall’Associazione Stampa Emilia Romagna.
Lo Muzio, intanto, ha lasciato il giornalismo, e ha aperto una società che produce documentari, Fase 3.
(nella foto, Valerio Lo Muzio, a destra, durante la conferenza stampa di Salvini al Papeete, luglio 2019)