(A.G.) L’Intelligenza artificiale (AI) starà alle spalle dei giornalisti. A suggerire come fare storie più interessanti, più accurate, più rilevanti. Ecco cosa succede nel mondo dell’informazione nell’anno 2024.
Finora alle spalle dei giornalisti c’erano, al massimo, Direttori ed Editori, ora ci sarà anche AI. Ed è passato poco più di un anno dal lancio in pubblico di ChatGPT, il primo sistema di “risposta automatica” a qualsiasi quesito.
Leggiamo questo sul Digital News Report 2024 della Reuters, appuntamento annuo, curato da Nicola Newman, per capire a che punto è il giornalismo, attraverso le interviste a 300 addetti ai media in vari ruoli di 50 Paesi.
ALCUNI E ALTRI. Al termine di una ponderosa analisi, nel Report si legge: “Alcuni ritengono che i contenuti sintetici e inaffidabili rafforzeranno la fiducia nel giornalismo. Altri temono invece che il pubblico perderà fiducia in tutte le informazioni, minando ulteriormente le democrazie in tutto il mondo”. Nel 1978, quando AI non era all’orizzonte, la filosofa Hannah Arendt scrisse: “Se tutti ti mentono sempre, la conseguenza non è che tu credi alle bugie, ma che nessuno crede più a nulla”.
SETTORE IN BILICO. Mondo dell’informazione in bilico, in surf fra onde altissime. Ma non per forza avviato al disastro. Il 47 per cento degli intervistati sono fiduciosi sulle prospettive del giornalismo 2024. Solo il 12 per cento sono sfiduciati. Gli altri -41 per cento- sospendono il giudizio.
PREOCCUPAZIONI. Costi crescenti, declino della pubblicità, rallentamento della crescita delle sottoscrizioni, aumento delle molestie fisiche e legali.
LUNGIMIRANTI. Le testate giornalistiche che guardano più avanti cercheranno di creare contenuti ed esperienze unici, che non possano essere replicati da AI. Notizie in diretta. Analisi approfondite. Esperienze umane che creano connessioni. Audio e video di maggior durata.
SCHIERAMENTI. Creatori di AI ed editori si fronteggeranno da due trincee. Da una parte “il potere distruttivo dell’AI spazzerà via molto spazio dell’informazione”: si prevede che la stragrande maggioranza dei contenuti Internet sarà prodotta sinteticamente entro il 2026. Entro tre anni. Dall’altra, i media costruiranno maggiori barriere per l’accesso ai loro contenuti e pagheranno costosi avvocati per proteggere la proprietà intellettuale.
PERMESSO VIETATO. Il 50 per cento degli editori nel 2023 ha impedito ad AI di accedere ai propri contenuti (l’80 per cento negli Usa). L’editore tedesco Springer invece ha sottoscritto un accordo con Open AI (ChatGPT) che farà entrare nelle sue casse decine di milioni di euro l’anno, per l’utilizzo di contenuti storici e nuovi.
POSTI DI LAVORO. Negli Stati Uniti nel 2023 si sono perduti 20.000 “media jobs”, posti di lavoro nei media, sei volte i posti persi nel 2022. Hanno chiuso 2/3 giornali locali a settimana, creando in quei luoghi “news desert”, deserti di notizie. Altri sopravvivono senza un solo reporter permanente, con contenuti sintetici o condivisi da altri media: si tratta di “ghost newsroom”, redazioni fantasma.
ABBONAMENTI E MEMBERSHIP. Chi resiste, secondo l’80 per cento dei pareri, lo farà grazie a sottoscrizioni dei lettori. Queste crescono, ma non abbastanza per compensare il declino di stampa e pubblicità. La produzione di carta stampata sta precipitando.
PACCHETTI. Agli abbonati vengono proposti “bundle”, prodotti in serie. Esempio: New York Times, più New York Times audio, più The Athletic (sport), più Wirecutter (recensioni di prodotti), più Cooking and Games (Cucina e Giochi). Si possono fare bundle con giornali nazionali più locali, o bundle di diversi editori.
PER GIOVANI. Altri lanciano pacchetti diversificati, ristretti, dedicati ai giovani, come Economist’s Espresso o 8 articoli per 4.99 sterline al mese (Financial Times). Dopo il prezzo iniziale di favore, si possono avviare trattative personalizzate per proseguire il rapporto.
PIU’ AUDIO PIU’ VIDEO. Le previsioni sono che saranno prodotti più podcast, più video, più newsletter. E, invece, lo stesso numero di articoli.
GIORNALISTI VIRTUALI. Express.de (Germania) ha creato una giornalista, Klara Indernach, che scrive più del 5 per cento delle storie. Radio Express (Slovacchia) clona la voce di uno dei presentatori, Bara Hacsi, e gli fa coprire il turno di notte, con commenti e notizie. La tendenza sembra questa: giornalisti umani decidono quali storie pubblicare e rivedono poi i pezzi strutturati e scritti da AI.
URNE SPERANZA. Le elezioni di solito fanno crescere l’attenzione per i media, quindi molte aspettative sono riposte nelle 50 elezioni previste nel mondo nel 2024. Certo, AI è in grado di creare immagini sintetiche, audio e video, false in pochi secondi e anche di individuare micro gruppi specifici (target) a cui inviarle. Per ora Meta, Google e TikTok chiedono a utenti e partiti di dichiarare sempre l’uso di AI.
LEGGI IN RITARDO. Sia i regolamenti elettorali sia le leggi sovranazionali non riescono a tenere il passo con gli sviluppi dell’AI. Le norme europee, ad esempio, non avranno effetti notevoli prima del 2026.
FUGA DALLE NOTIZIE. C’è nel mondo il pericolo “news fatigue”, persone affaticate dalle notizie. E anche persone affaticate dalle troppe offerte per avere notizie. E c’è il pericolo “news avoidance”, persone che hanno staccato la spina delle notizie. Come si contrastano? Con migliori spiegazioni delle storie, con storie trattate in modo più complesso (secondo il 67 per cento degli intervistati), con giornalismo delle soluzioni, che indica come risolvere i problemi (44 per cento), con storie più umane (43 per cento).
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Il vero aspetto che non vedo trattato dal report è quali possano essere le innovazioni di processo più che quelle di prodotto,ossia come il sistema del giornalismo ridisegni il proprio assetto produttivo integrando i suoi utenti in uno schema circolare e non più top down in cui la qualità rimane un privilegio degli autori .La sfida a me pare questa per più rinegoziare con i fornitori di tecnologie la struttura e la forma dei sistemi intelligenti sia per il loro addestramento che per il corredo etico