(S.A.) Sono passati nove anni dal 7 gennaio 2015, ma il ricordo dell’attacco alla sede di Charlie Hebdo a Parigi continua a echeggiare nel cuore del giornalismo mondiale: quel giorno, la redazione di una delle riviste satiriche più iconiche del mondo è stata teatro di un atto di violenza senza precedenti. Dodici persone, tra cui editori, giornalisti e fumettisti, sono state uccise da terroristi armati. Undici i feriti.

Charlie Hebdo è stata sempre un simbolo di audacia e irriverenza, incarnando il concetto di libertà di espressione. La sua missione era sfidare le norme, provocare e mettere in discussione il potere attraverso il linguaggio della satira. Questa era la loro risposta alle minacce e alle pressioni che cercavano di mettere a tacere la loro voce.

L’attentato è stato rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qāida. I due attentatori, Chérif e Saïd Kouachi, erano due fratelli franco-algerini di fede islamica radicale. Entrambi espulsi dalla Francia nel 2005 per motivi di sicurezza. Il 7 gennaio 2015, fecero irruzione nella sede di Charlie Hebdo, armati di kalashnikov e lanciarazzi. Aprirono il fuoco sulla redazione, uccidendo dodici persone, tra cui il direttore del giornale, Charb, il disegnatore Cabu e il vignettista Wolinski. “Abbiamo vendicato il profeta Maometto”, hanno gridato gli attentatori in fuga. Riferendosi alle vignette pubblicate dal giornale.

I due fuggirono dalla scena del crimine. La polizia francese lanciò quindi una caccia all’uomo, che si concluse il 9 gennaio, quando i due fratelli furono uccisi in un conflitto a fuoco con la Gign, la gendarmeria nazionale francese.

Seguì una grande onda di solidarietà. Manifestazioni di massa, dichiarazioni di sostegno e l’hashtag #JeSuisCharlie (Io Sono Charlie) hanno dimostrato che la lotta per la libertà di espressione era una causa universale, coinvolgendo tutti coloro che credono nel potere del giornalismo libero e indipendente.

Nonostante la tragedia, la redazione di Charlie Hebdo ha mantenuto viva la sua visione provocatoria e critica, senza piegarsi alla paura o alle minacce. 

(nella foto, la manifestazione a Parigi dopo l’attentato)

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