Roberto Napoletano, l’ex Direttore del Sole 24 Ore, ora alla guida del Quotidiano del Sud, è innocente: assolto in via definitiva “per non aver commesso il fatto”. Non gonfiò, tra il 2014 e il 2016, quando era al vertice della redazione, i dati delle vendite del Sole. Piuttosto, fu un “caprio espiatorio”.

Era imputato per aggiotaggio e false comunicazioni sociali nell’inchiesta sui conti del gruppo editoriale. La sentenza è passata in giudicato, dopo che alla scadenza dei termini non è stato presentato alcun ricorso. La mancata impugnazione da parte della Procura generale di Milano e della parte civile Consob, chiude una vicenda giudiziaria lunga quasi 7 anni.

“appassionato e rigoroso”

Il giornalista, difeso dagli avvocati Guido Alleva ed Edda Gandossi, non ha mai voluto patteggiare, ma ha sempre fermamente sostenuto la sua innocenza. Napoletano ha rivendicato di aver “sempre e soltanto esercitato il proprio ruolo di direttore editoriale del Sole 24 Ore in modo appassionato e rigoroso” e “di aver salvato un giornale sull’orlo del baratro”.

Nelle motivazioni, scritte dai giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano, si legge che i testimoni hanno provato ad allontanare da sé i sospetti, “cercando di indirizzare le attenzioni investigative su un capro espiatorio esterno alla effettiva catena di comando operante in azienda”. Emerge che Napoletano “anche formalmente del tutto estraneo alla complessa e stratificata macchina amministrativa ed alla concreta catena di comando che reggevano la gestione aziendale”, mai avrebbe potuto assumere “un tale sopravvento su un’intera schiera di dirigenti e tecnici”, come l’accusa ha sostenuto. 

sospeso e licenziato

L’idea che Napoletano abbia contribuito a diffondere dati falsi, tra il 2014 e il 2016, sulle vendite e sulla diffusione del Sole 24 Ore, per veicolare un messaggio positivo sull’andamento del principale quotidiano economico in modo da influenzare il prezzo di vendita degli spazi pubblicitari – che portò alla sospensione di Napoletano e poi alla risoluzione del rapporto con il giornale nel 2017 – viene respinta con vigore. Per quelle accuse Napoletano fu sospeso e poi licenziato dal giornale nel 2017.

Che il direttore “con callida predeterminazione avesse costantemente accuratamente dunque, sin dall’inizio e lungo l’intero percorso della propria attività professionale presso il Sole evitato di comunicare con strumenti tracciabili proprio e solo in materia di dati diffusionali, risulta essere francamente una mera inaccettabile presunzione, priva di qualsivoglia fondamento”. Sui rapporti con Di Source, la società incaricata di gestire gli abbonamenti digitali, nessuno dei testimoni ben informati parla di “ingerenze”, così escludendo “esplicitamente qualsivoglia coinvolgimento” di Napoletano.

dichiarazioni dei testimoni

I giudici mettono in evidenza anche come “il Tribunale impedì alle parti di utilizzare per le contestazioni ai testi ex art. 500 c.p.p. i verbali delle dichiarazioni rese dai testimoni dinanzi agli Ispettori della Consob, né detti verbali vennero acquisiti agli atti del giudizio”. Una decisione che sembrerebbe “stridere con la possibilità, niente affatto negata dalla giurisprudenza, di utilizzare nel giudizio penale le dichiarazioni rese da soggetti informati dinanzi ad organismi amministrativi, quali ad esempio il curatore incaricato in un fallimento”. “Non si comprende perché detti atti non siano stati comunque acquisiti al processo quali documenti – osservano – Rifiutare in tal modo di prendere atto di tali evidenze, palesemente favorevoli all’imputato, è equivalso ad alterare gravemente ed in radice il punto di vista valutativo e ad inficiare gli strumenti a tal fine disponibili”.

I giudici d’appello si associano a un punto centrale ricostruito dalla difesa che rimarca come, “contrariamente a quanto sostenuto nelle memorie Consob, proprio le e-mail che effettivamente coinvolgevano l’imputato Napoletano (inviate o ricevute) dimostrano – scrive la Corte – come egli fosse il semplice destinatario e fruitore dei dati sulla diffusione digitale, che gli venivano comunicati, e non dunque il loro falsificatore o l’ispiratore della loro falsificazione”.

(nella foto, Roberto Napoletano)

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