L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni batte il gigante Facebook. Il suo regolamento sul compenso che le grandi piattaforme “padrone del mondo” devono riconoscere agli editori e agli autori quando utilizzino i loro contenuti torna in vigore.
Facebook -ora rinominato Meta- aveva vinto il ricorso al Tar, ma in appello il Consiglio di Stato ha dato ragione ad Agcom. Secondo Il Consiglio di Stato “i pregiudizi prospettati da Meta Platforms non sono concreti ed attuali (si paventa un futuro rischio sanzionatorio)” e non sono “neanche gravi e irreparabili”. Inoltre “il regolamento allegato alla delibera Agcom prevede di fatto un meccanismo per giungere a un accordo, ma resta ferma la facoltà di adire il giudice competente”.
Corte giustizia ue
Alla base dell’ordinanza del Consiglio di Stato, seguita all’udienza dello scorso 7 marzo, c’è il ricorso, presentato da Agcom, contro la decisione del Tar. Il Tar, in risposta a un ricorso di Meta, “in attesa del parere richiesto alla Corte di Giustizia Ue”, aveva sospeso l’applicazione del regolamento sul riconoscimento dell’equo compenso per gli editori.
La delibera con il regolamento Agcom è arrivata in attuazione dell’articolo 43-bis della legge sul diritto d’autore. Il regolamento prevede la possibilità di una trattativa privata fra editori e piattaforme. Se questa trattativa non arriva a un risultato sarà Agcom a stabilire l’entità del compenso.
generare valore
“La decisione del Consiglio di Stato di accogliere il ricorso dell’Agcom sull’equo compenso agli editori e agli autori per i contenuti distribuiti dalle piattaforme digitali, respingendo la richiesta di Meta di sospendere l’efficacia del Regolamento previsto dalla legge sul diritto d’autore, segna un punto a favore del sistema dell’informazione in Italia -rileva Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi- Il sindacato dei giornalisti è convinto che il Regolamento stilato dall’Authority possa e debba essere uno strumento utile a generare valore per l’intera filiera. La sostenibilità del settore passa anche attraverso il riconoscimento dell’equo compenso per i contenuti giornalistici che finiscono per alimentare il business dei cosiddetti Over The Top”.
Si tratta ora di vedere se il regolamento Agcom sarà attuabile e attuato. In tutto il mondo le piattaforme preferiscono gli accordi bilaterali con i singoli editori e rifuggono l’accettazione di norme generali e di legge nazionali.
(nella foto, Mark Zuckerberg si allena con la sua scorta)