Stato di agitazione e 5 giorni di sciopero affidati al Cdr. E’ la decisione presa venerdì 15 marzo 2024, dall’assemblea dei giornalisti del Secolo XIX di Genova.
Il giorno precedente il Cdr aveva chiesto alla proprietà -Gruppo Gedi- chiarimenti sulle voci di vendita della testata e i chiarimenti non sono arrivati.
“L’azienda -scrivono i giornalisti in una nota– ha negato di avere ricevuto offerte di acquisto e di avere attivato trattative per la vendita del Secolo XIX, ma ha pure affermato che il gruppo valuterà eventuali proposte di acquisto qualora dovessero arrivare. Per quanto riguarda invece indiscrezioni e voci su recenti incontri avvenuti nel capoluogo ligure da parte della dirigenza del gruppo finalizzati a una possibile cessione del Secolo XIX, l’azienda ha risposto che nei giorni scorsi ci sono stati incontri con istituzioni e operatori economici del territorio ligure, come accade con cadenza periodica da parte del gruppo Gedi anche nel resto d’Italia”.
Risposte che non hanno rassicurato i rappresentati dei giornalisti. L’assemblea chiede un piano industriale e un piano di investimenti per il futuro. O, in caso di una vendita, un acquirente che ne sia all’altezza: “Alla dirigenza di Gedi ricordiamo che Il Secolo XIX, dal 1886, è la voce libera e indipendente di un territorio e di una popolazione che consideriamo a tutti gli effetti il nostro naturale editore. Il Secolo XIX ha consolidato negli anni la sua posizione di leader nell’informazione regionale ed è da sempre riconosciuto come testata di rilievo nazionale grazie alla professionalità e all’autorevolezza dei suoi giornalisti. Qualora invece Gedi dovesse cederne la proprietà, la redazione sarebbe disposta ad accettare solo l’ipotesi di un soggetto di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti che siano coerenti con la nostra storia”.
Con la vendita del Secolo XIX proseguirebbe la dismissione da parte del Gruppo Gedi di John Elkann di gran parte delle testate che facevano parte del Gruppo Espresso. Fra i quotidiani resterebbero in casa soltanto La Stampa, la Repubblica, la Sentinella del Canavese e la Provincia Pavese.