Libertà d’espressione, d’informazione e di stampa: se n’è discusso in un convegno organizzato, presso la Fondazione Murialdi, a Roma, in coincidenza con la Giornata mondiale della Libertà di Stampa, il 3 maggio.

Era il 30° anniversario del Manifesto Democratico del 1994.

Alcuni firmatari di quel documento, giornalisti e accademici, hanno fatto riferimenti a vicende di attualità, dalla repressione di manifestazioni studentesche, all’emarginazione delle voci critiche, alla confusione fra censura e dissenso, facendo emergere i rischi che corre la libertà di stampa. Sono stati anche affrontati i temi di Internet e dell’Intelligenza artificiale, delle proposte di riforma della Costituzione e del quadro politico attuale.

Il Manifesto, pensato nel 1994 da Raffaele Fiengo, Cesare Segre e Corrado Stajano, raccolse le firme di quasi duecento intellettuali italiani, con l’obiettivo di enunciare dieci principi fondamentali al di là dei quali “non si può più parlare di democrazia”.

Il mese scorso, studenti della Sapienza hanno condotto interviste ad alcuni dei firmatari, per riflettere sull’attualità del documento e sulle azioni da svolgere per difendere la libertà di espressione.

L’evento alla Fondazione Murialdi è stato organizzato dal segretario generale Giancarlo Tartaglia, da Raffaele Fiengo e dai docenti della Sapienza Christian Ruggiero e Giampiero Gramaglia. Ecco una sintesi dei contributi degli interventi.

SPIRITO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI GUARDIANI”. Giampiero Spirito, neo-presidente della Fondazione Murialdi, enfatizza come “la libertà di stampa sia l’ossigeno della democrazia”.

Spirito solleva l’importanza di comprendere se oggi i limiti e i confini della libertà di stampa, che trent’anni fa furono ridisegnati dal Manifesto Democratico, siano ancora attuali: “Non credo che noi giornalisti abbiamo bisogno di guardiani o di sanzioni. La nostra sentinella sono i nostri valori, la coscienza di ognuno, il rispetto dell’altro, ma anche il diritto di fare informazione e di fare giornalismo e poi la nostra deontologia”.

FIENGO: “OPINIONE PUBBLICA E I FATTI STRAORDINARI”. Raffaele Fiengo ricorda come il Manifesto fosse nato per contrastare l’arrivo al potere di Berlusconi, nel cui governo c’erano tre ministri di formazione post-fascista. Il giornalista sottolinea l’importanza dell’opinione pubblica nella difesa dei valori costituzionali, evidenziando che eventi straordinari come la guerra a Gaza o gli episodi di violenza a Pisa possano “formare un’opinione pubblica larghissima, che va al di là degli schieramenti e anche del ping pong dei talk show tra il governo e l’opposizione e ha a che fare proprio con i valori costituzionali”. 

Ciò evidenzia l’importanza di un dibattito pubblico che metta al centro i valori costituzionali, offrendo un’occasione unica per discutere e rafforzare la base comune della società italiana.

PASQUINO: “CI SONO TANTE OPINIONI PUBBLICHE”. Gianfranco Pasquino, professore emerito, riflette su come “sia venuto meno il protagonista di questi trent’anni, Berlusconi, ma ciò non toglie che ci siano ancora moltissimi conflitti di interesse”. Pasquino riflette su come il governo di destra, non liberale, rifiuti il conflitto di interessi tra il potere economico e il potere politico e agisca nel suo solo interesse. La riflessione prosegue sul ruolo della televisione, diminuito drasticamente: “Quello che è successo è una frammentazione estrema delle fonti di informazione, con la nascita di ciò che gli esperti chiamano bolle. Ci sono più opinioni pubbliche”. Il rischio è una chiusura: le bolle non sono fra di loro competitive; anzi, rifiutano il confronto. 

Il politologo racconta di aver subito la sospensione del suo account X senza motivo: un caso che induce a una riflessione ben più ampia su quanto i social e chi controlla le piattaforme possano influire sull’informazione. 

ROIDI: “TUTELARE IL GIORNALISMO”. “La domanda non è se il Manifesto Democratico del ’94 è ancora attuale. Forse oggi siamo in una situazione peggiore”. Inizia così l’intervento di Vittorio Roidi, docente di Etica e deontologia della comunicazione alla Scuola di giornalismo di Perugia. “Sono pessimista perché in realtà questo governo e questa maggioranza sono peggio di Berlusconi. Oggi ci dobbiamo preoccupare ancora di più”.

L’invito, diretto ai giovani presenti alla conferenza, è ad agire concretamente. Non bastano i manifesti, ripetitivi, di fronte alla situazione attuale. La riforma deve partire dall’alto, dal Parlamento. “Si scriva nella Costituzione che il giornalismo è un bene pubblico e che la libertà è la base di questo mestiere”. Al fine di avere una democrazia solida, oltre all’articolo 21, dobbiamo costruire ciò che invece non è stato fatto dalle classi politiche e dai politici negli ultimi 60 anni. 

ZACCARIA: “DOPO BERLUSCONI, QUADRO PEGGIORATO”. “Ho guardato il Manifesto con interesse -esordisce il professor Roberto Zaccaria- L’arrivo di Berlusconi fu preoccupante, ma la vera invasività arrivò nel 2001 con l’‘editto bulgaro’, lo vissi drammaticamente: fino a due mesi prima ero presidente della Rai. Oggi il quadro è peggiorato: c’è una pluralità di editti contro la stampa. Quella nei confronti di Scurati è una censura clamorosamente goffa, ben diversa dai casi precedenti, non meno pericolosi ma almeno fatti con riservatezza”. I fattori sono molteplici: “Lo squilibrio parlamentare della legge elettorale Rosatellum bis, la proposta del ‘premierato’ che azzera il Parlamento e limita il Presidente della Repubblica. Serve quindi capire quali piccole mosse possiamo fare per mettere in crisi un meccanismo che tende a privarci dell’aria che dobbiamo respirare. Ricordando che l’articolo 21 è pietra angolare della nostra democrazia: senza la sua piena operatività, la democrazia va in crisi, e con essa il diritto all’informazione di ogni cittadino. Il diritto a pretendere determinate notizie, evitare censura e oscuramento, e avere la garanzia del pluralismo”. 

MENDUNI: “CON INTERNET TUTTI EDITORI”. Il professor Enrico Menduni esprime accordo con il Manifesto, ma evidenzia tre punti che oggi dovrebbero essere rafforzati. Innanzitutto, sottolinea il rovesciamento della gerarchia dell’informazione, passando dall’egemonia del testo scritto a quella del video, di maggiore impatto.

In secondo luogo, analizza la trasformazione dell’informazione da editoriale a non editoriale, dove chiunque può diventare un editore grazie a Internet e ai social network. Cita il ‘Telecommunication Act’ del 1995 come esempio di questo cambiamento: “Il paragrafo 230 sostiene che chi mette a disposizione i servizi online, i futuri social network, è semplicemente fornitore di connessione e quindi non ha le responsabilità di un editore. Ciascuno è editore di se stesso”. 

In terzo luogo, Menduni affronta l’impatto dell’Intelligenza artificiale sull’informazione, evidenziando la capacità di generare video e testi falsi in modo sempre più sofisticato e accessibile.

FERRONI: “POTERE ALLA PUBBLICITA’ E AGLI INFLUENCER”. Il professor Giulio Ferroni inquadra “il potere eccessivo della pubblicità, su cui non c’è stata sufficiente riflessione critica nel ’94. Anzi, la cultura – in primis la comunicazione giornalistica – si è piegata agli influencer, amplificandone il rilievo. La pubblicità agisce allontanando la coscienza critica: è un orizzonte su cui servirebbe riflettere”.

Il tutto in una stampa radicalmente mutata: “L’avvento dei social e di Internet ha provocato la frantumazione dell’informazione in bolle separate. Scenario anticipato dal Manifesto, che segnalava delle esigenze, a cui l’orizzonte comunicativo non ha risposto”.

Secondo alcuni filosofi, il vincitore di lungo corso è stato proprio Berlusconi. “Ma – conclude Ferroni – oggi stiamo facendo un passo in avanti, ancor più pericoloso: stampa, università e scuola (a loro volta delegittimate) hanno bisogno di indipendenza, resistenza e spirito critico”. 

MANAGO’: “L’INCERTO FUTURO DELL’AGI”. Il giornalista dell’Agi Andrea Managò, cronista e membro del Comitato di redazione dell’Agenzia, ha espresso le proprie preoccupazioni sulla vendita dell’agenzia di stampa. Posto che è legittimo che un editore venda un media, le modalità dell’operazione sollevano dubbi su imparzialità e indipendenza dell’agenzia di stampa, fondamentali per il suo ruolo informativo primario.

La vendita potrebbe portare l’Agi a diventare parte di un gruppo editoriale con una forte connotazione politica, minando la libertà editoriale e la capacità di informare in modo imparziale il pubblico. I giornalisti si trovano ad affrontare un futuro incerto, con poche informazioni sulla loro prossima proprietà e sulle garanzie per la loro indipendenza editoriale.

Nonostante l’attenzione internazionale su questa vicenda, la situazione rimane irrisolta, mettendo in discussione il pluralismo dell’informazione in Italia.

(A cura di Andrea D’Uva Cifelli, Francesca Mastrovito, Manuel Palumbo e Rachele Russo, con il supporto di Mattia D’Aloia)

(nella foto, Corrado Stajano, uno dei promotori del Manifesto Democratico del ’94)

2 Commenti

  1. Il 1° aprile 2022 – la guerra in Ucraina era appena cominciata – abbiamo pubblicato questo documento firmato da un migliaio di persone. Purtroppo nessuno l’ha raccolto e soprattutto pubblicato, tranne “Il Fatto Quotidiano”. Non ha avuto un gran seguito, perché la propaganda ci ha azzittito. Eppure le firme di chi l’ha stilato sono di giornalisti che la guerra l’hanno descritta e vissuta.

    Corrispondenti di guerra
    1° aprile 2022

    Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male.

    Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi.

    Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a mala pena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba.

    Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro.Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata.

    Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico.

    Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro, data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo stomaco.

    La propaganda ha una sola vittima il giornalismo.

    Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile?

    I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento del PIL.

    Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione.

    L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina.

    Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandino perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin.

    Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo.

    Questo non perché si debba scagionare le Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora in futuro.

    Massimo Alberizzi ex Corriere della Sera
    Remigio Benni ex Ansa
    Giampaolo Cadalanu – Repubblica
    Tony Capuozzo ex TG 5
    Renzo Cianfanelli Corriere della Sera
    Cristano Laruffa Fotoreporter
    Alberto Negri ex Sole 24ore
    Giovanni Porzio ex Panorama
    Amedeo Ricucci RAI
    Eric Salerno ex Messaggero
    Giuliana Sgrena Il Manifesto
    Claudia Svampa ex Il Tempo
    Vanna Vannuccini Ex Repubblica
    Angela Virdò ex Ansa

    A questa lettera aperta si può aderire semplicemente lasciando un vostro commento qui sotto. Abbiamo ricevuto centinaia di adesioni inviate via whatsapp al numero 345 211 73 43. Abbiamo inserito le prime e pian piano cercheremo di pubblicarle tutte. Scusateci se non riusciano a gestire tutte le adesioni con la rapidità che sarebbe necessaria. Ecco i primi firmatari.

    Maria Acqua Simi giornalista
    Augusto Adipietro
    Alberto Airola senatore della Repubblica
    Giuliano Alcalosi libero professionista
    Carlo Amabile giornalista
    Maria Vilma Angioni
    Claudio Annetta libero professionista
    Jacopo Antolini libero professionista
    Monica Antonetti
    Claudio Arzani giornalista
    Cecilia Asso
    Anna Assumma giornalista
    Patrizia Avoledo giornalista
    Silvia Bagni universitaria
    Marco Baldo infermiere
    Alessandro Balestrazzi
    Daniele Balicco docente
    Ondina Baradel ex Ministero degli Esteri
    Franca Baraldi pensionata
    Patrizia Baratiri
    Paolo Baratta tecnico informatico
    Francesco Barba professore
    Roberto Barbera ex Misna, ex Peace Reporter
    Eleonora Barbieri
    Andrea Bartoli
    Alessandro Bastasi autore di narrativa noir
    Adriana Bax
    Fiorenza Belardi
    Stefano Bellani
    Fabio Beltrame giornalista
    Sara Benedetti
    Elena Bertoldi
    Tiziana Bertoldin
    Mariella Bogliacino artista
    Leopoldo Bon professore
    Giuseppe Bonavolontà
    Elisa Bonin
    Maurizio Bonino scrittore e regista
    Francesca Boniotti
    Danila Bonito giornalista
    Giuliana Bortolozzo giornalista
    Carloamedeo Bosio architetto
    Francesco Bozzetti giornalista
    Anna Maria Bruni giornalista
    Giancarlo Burzagli
    Paolo Butturini giornalista
    Giorgia Caivano
    Alberto Calcinai fotoreporter
    Mauro Calisti
    Claudia Caloi
    Laura Calosso giornalista
    Luigi Candreva insegnante
    Fausto Cangelosi
    Antonio Cannone giornalista
    Cecilia Canziani storica dell’arte
    Marco Canzoneri curatore artistico
    Alessio Capone pacifista
    Fabrizio Carbonera libero professionista
    Claudio Cardelli scrittore documentarista
    Michele Carlino giornalista
    Marco Carnevale
    Onofrio Carone pensionato
    Giovanna Casagrande
    Laura Casati interprete di guerra
    Roberta Casella
    Fulvio Casi
    Lucia Castagnoli medico
    Michele Castegnaro
    Emiliana Casu
    Adriana Cavestro
    Patrizia Cecconi
    Anna Celata insegnante
    Riccardo Ceriani
    Marco Cerini
    Alessandro Cerminara
    Simone Ceroti
    Franco Chiarello
    Antonello Ciccozzi antropologo culturale
    Domenico Michele Cifù disoccupato
    Patricia Cifuentes
    Cosimo Antonio Ciliberto insegnante
    Alessandro Cirillo fotografo
    Alessandro Cisilin giornalista
    Luisella Claotti insegnante (ex)
    Pasquale Clarizia
    Marino Clemente tecnico di laboratorio
    Maria Cristina Cobianchi
    Andrea Cognetta
    Maria Cristina Coldaglielli traduttrice
    Marco Collepiccolo
    Diana Colongi ex dirigente scolastica
    Francesca Comandini
    Mariagrazia Comunale attrice
    Patrizia Cordone attivista
    Giuliana Corsini
    Anna Elisabetta Costa
    Davide Costamagna
    Paolo Costantino
    Marco Crimi giornalista e avvocato penalista
    Giandranco Criscenti giornalista
    Rosa Maria Crusi insegnante (ex)
    Fiammetta Cucurnia giornalista
    Meris Cuscini
    Gianfranco D’Attorre giornalista pubblicista
    Maria D’Onofrio
    Pio D’Emilia giornalista
    Claudio D’Esposito ambientalista
    Giulietta D’Ettole
    Chiara Dallera biologa
    Roberto Damiani
    Ivan De Francesco ex ufficiale dell’esercito italiano
    Veronica De Gregorio sociologa ex giornalista
    Francesco De Iorio
    Piero De Luca dirigente scolastico
    Marina De Marchi
    Roberto De Nart giornalista
    Elena Degli Angeli insegnante
    Pietro Gonsalez Del Castillo
    Claudio Della Volpe pensionato
    Bruno Demetz
    Marco Di Castri film-maker e musicista
    Massimo Di Domenica pensionato
    Pino Di Maula giornalista
    Almerico Di Meglio giornalista
    Carla Di Pietrantonio impiegata
    Augusto Di Pietro
    Enzo Di Stefano
    Gino Domenici
    Gigliola Donadio
    Sergio Durante
    Christian Eccher docente e reporter
    Emiliano Elia insegnante
    Edi Ellero
    Enrico Enrichi pensionato
    Chiara Falchi dipendente CNR Pisa
    Paola Falcicchio
    Raffaella Fanelli giornalista
    Massimiliano Fanti emigrato economico
    Giuliana Maria Farina
    Marcello Ferrari operaio
    Gabriella Ferrari Bravo
    Nadia Fini
    Michele Finizio giornalista (direttore)
    Franco Forlini
    Claudia Forzano
    Marilena Frilli
    Daniele Fusari comunicatore
    Maria Grazia Gagliardi
    Giuseppe Gaglioti medico
    Giorgio Galleano giornalista
    Francesco Gallo
    Diego Maria Garzone giornalista
    Silvana Gazzola
    Grazia Gerbi
    Davide Giacopino
    Andrea Giannelli psichiatra
    Domenico Gigno giornalista
    Paola Gioiro pensionata
    Michele Giordano giornalista
    Claudio Girardi
    Tina Giudice
    Rosa Giudici commercialista
    Marco Giuiot
    Chiara Giunti bibliotecaria
    Francesca Gomez psichiatra
    Licia Granello giornalista
    Claudio Grassi fotoreporter
    Enrico Graziani
    Gabriella Greco
    Rosario Grillo
    Marco Grossi
    Maria Guccione
    Cristina Infantino
    Domenico Laforgia
    Fabio Lamberti
    Stefano Landucci
    Egle Leoni
    Luca Lepone
    Silvio Lettich
    Diego Lo Piccolo direttore centro culturale
    Barbara Longobardo giornalista (direttrice)
    Donatella Lovison
    Andrea Luli direttore teatro comunale
    Amelia Madonia pensionata
    Enzo maggio
    Marinella Malacrea medico e psicoterapeuta
    Roberto Mandirola
    Caterina Manente insegnante
    Dana Mantovan pensionata
    Paolo Manzo giornalista
    Claudio Marabotti medico
    Rosalia Marcantonio giornalista
    Costantino Marceddu
    Manfredo Marchi artigiano impiantista
    Massimo Marcolin
    Guido Maregatti
    Marko Marincic giornalista
    Max Marletti
    Nicola Marras
    Stefania Marruchi insegnante (ex)
    Eleonora Martinelli
    Francesco Martingano avvocato
    Donatella Martini
    Gabriella Martis
    Maria Dolores Masé psicologa
    Annamaria Massa
    Simone Massetti giornalista
    Francesco Masut
    Maria Luigia Meazza
    Luciano Medici
    Lea Melandri giornalista
    Giovanna Melis pensionata
    Massimo Menichetti
    Cecilia Meregalli insegnante
    Cristina Merlino giornalista
    Maurizia Migliorini docente
    Patrizia Minella insegnante
    Roberta Minozzi
    Diego Minuto geologo
    Elia Mioni
    Donata Mljac Milazzi scrittrice
    Amanda Montanari
    Gianni Monti
    Luisa Morgantini ex vicepresidente del Parlamento Europeo
    Sergio Morozzi
    Carlo Maria Mosco
    Paola n.d.
    Vito Nanni
    Vinicio Nannini pensionato
    Massimo Nava giornalista corrispondente da Parigi Corriere della Sera
    Oscar Nicodemo giornalista
    Luca Maria Nicolussi
    Gabriella Nocentini
    Maso Notarianni
    Daniele Ognibene consigliere regionale Lazio
    Maria Antonietta Oppo
    Ivana Ortelli
    Antonio Ortolani pensionato
    Rossella Ortolani insegnante
    Antonio Ortoleva giornalista
    Paola Pacetti
    Manuela Pagan Lettich
    Alighiero Palazzo giornalista
    Ilva Palchetti
    Lodovico Palermi pensionato
    Yuri Palermo Crea
    Daniele Palmi
    Patrizia Palumbo
    Valeria Pancioli funzionario
    Luigi Panebianco cassintegrato Alitalia
    Carlo Panzetta insegnante
    Fulvio Paolazzi
    Luigi Parisi
    Giovanni Pascoli giornalista
    Maria Elisabetta Pasquali
    Ferdinando Pellegrini giornalista
    Rossella Perugi
    Claudio Perugini cameraman
    Nadia Peruzzi pensionata
    Giancarlo Perrotta Notaio Roma
    Mario Pesola
    Maria Pierri neuropsichiatra infantile
    Ferdinando Pierri fotografo
    Franco Pignotti pensionato ex docente
    Benedetta Piola Caselli avvocato
    Onella Pittarello
    Marco Pozzi docente e regista
    Antonio Prete scrittore
    Orsola Privitera
    Maria Pugliatti casalinga
    Marika Puicher fotografa
    Elena Rampello
    Giovanna Ranieri
    Patrizia Ravera pensionata
    Cristina Re giornalista
    Francesco Ria medico fisico
    Marco Rinaldi commerciante
    Stefano Santo Ristagno ingegnere
    Amalfia Rizzi
    Alessandra Rizzo insegnante (ex)
    Enrico Rondelli
    Giulio Rosa
    Fiammetta Rossi
    Annalisa Ruffo
    Marino Ruggeri
    Luciano Salsi giornalista
    Michele Santoro direttore
    Cristiana Scandolara medico
    Ernesto Schember
    Maurizio Schiano Di Cola
    Vauro Senesi vignettista
    Sabrina Signorelli
    Maurizio Silvestri giornalista
    Luana Sisani
    Barbara Spampinato giornalista (direttrice)
    Christian Spinozzi titolare brand multiservice
    Cristina Stasi
    Guido Stori pensionato
    Giuseppe Stori pensionato
    Maurizio Taborelli
    Riccardo Tacconi
    Mara Tagliavini
    Valeria Tancredi
    Stefania Tarabella
    Anna Maria Targioni Violani psicoanalista
    Rosa Tavella medico
    Giovanni Termite lavoratore
    Stefano Tesi giornalista
    Gemma Tisci
    Adriana Tisselli giornalista pubblicista
    Dorotea Cristina Tobia mamma
    Nora Toccafondi pensionata
    Federico Tovoli fotoreporter
    Anna Trotta sociologa e docente
    Valentina Tua
    Loredana Turatto
    Fabio Vagnarelli
    Cosima Venneri
    Claudia Vezzi
    Giovanna Vietri pensionata
    Leonardo Vigorelli insegnante
    Giancarlo Vitali
    Mauro Zammataro
    Marina Zauli
    Astrid Zei docente

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