(S.A.) Rcs Mediagroup ha deciso di eliminare il lavoro agile nelle redazioni dei suoi Periodici. Questa decisione, presa dal presidente Urbano Cairo, ha suscitato numerose polemiche. In un comunicato stampa diffuso il 15 maggio l’assemblea dei giornalisti dei Periodici Rcs ha espresso sconcerto e disappunto: “Introdotto durante la pandemia da Covid-19, quando solo grazie allo smart working le nostre testate sono sempre state realizzate e pubblicate con regolarità e completezza di informazione, il lavoro agile nei Periodici Rcs è stato utilizzato anche negli anni successivi, prima con la sottoscrizione di un’intesa legata allo stato di crisi fino a dicembre 2023 e poi con successive proroghe espressamente raggiunte ‘nell’ambito di un confronto finalizzato alla ricerca di un accordo più complessivo’. Il 29 aprile, improvvisamente, l’azienda ci ha invece comunicato lo stop a ogni forma di lavoro agile a partire dal primo maggio. Quasi a celebrare, con vena cinicamente ironica, la Festa dei lavoratori”.

L’Azienda ha giustificato la sua decisione affermando che, per i Periodici, la presenza fisica è essenziale per la loro natura di opere collettive dell’ingegno. Questa giustificazione è giudicata discriminatoria dai giornalisti dei Periodici, considerando che nelle redazioni del Corriere della Sera lo smart working continua ad essere operativo.

Il comunicato dei giornalisti evidenzia la mancanza di risposte dal presidente Cairo, a cui è stata inviata una lettera per sottolineare i benefici dello smart working, tra cui un aumento della produttività, una maggiore flessibilità e una riduzione delle assenze per malattia. Solo dopo insistenti richieste, l’Azienda ha concesso il lavoro agile ai dipendenti con particolari condizioni di salute e per attività su siti e social “in fasce orarie disagevoli”.

“Non cerchiamo concessioni -affermano i giornalisti -Noi meritiamo di lavorare in un’azienda moderna e responsabile, capace di superare le logiche polverose e antistoriche del controllo dei lavoratori. Il lavoro agile, lo ribadiamo con forza, è uno strumento dell’organizzazione del lavoro utile non solo al benessere dei lavoratori, alla conciliazione tra vita e impegni professionali e alla tutela del nostro pianeta, ma anche e soprattutto efficace per le aziende, per la loro produttività e i loro bilanci”. 

I giornalisti dei Periodici Rcs chiedono al presidente Cairo “di smettere i panni ottocenteschi, anacronistici e antieconomici del padrone e di aderire all’immagine di imprenditore intelligente, moderno e vincente che vuole trasmettere all’esterno da proprietario e amministratore di giornali, tv e squadre di calcio”.

L’Editore risponde: “Ribadiamo ancora una volta come il lavoro giornalistico dei Periodici sia fondato sul confronto fra redattori, che stimola la creatività, da cui nascono idee e proposte editoriali e sulla relazione costante con le Direzioni. Su questi presupposti si fonda un’organizzazione del lavoro, che è stata stravolta per motivi di forza maggiore durante il Covid, in grado di realizzare contenuti autorevoli, indipendenti e di qualità. Queste caratteristiche sono le direttrici costanti dell’opera editoriale di Rcs MediaGroup, la cui modernità non è certamente legata all’utilizzo del lavoro agile. Peraltro, nei casi in cui si è reso necessario venire incontro a specifiche esigenze di salute dei nostri giornalisti, abbiamo già provveduto a stipulare i relativi accordi individuali”.

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