L’Editore dell’Espresso Donato Ammaturo, che ha rilevato la proprietà a dicembre 2023, ha deciso di non dare assistenza legale né manleva all’ex Direttore del settimanale, Lirio Abbate, citato in giudizio per diffamazione a mezzo stampa da Guido Crosetto, ministro della Difesa del Governo Meloni, per un articolo pubblicato nel 2022. A quell’epoca proprietario del settimanale era Danilo Iervolino. Perciò Lirio Abbate si costituirà nel processo a proprie spese con il proprio difensore di fiducia, l’avvocato Giovanni D’Amati.

L’Editore ha invece garantito l’assistenza legale al giornalista Carlo Tecce, autore dell’articolo contestato, che raccontava la campagna elettorale di Fratelli d’Italia e parlava delle attività professionali di Crosetto e della sua funzione di lobbista per l’industria bellica.

finanze personali

Ammaturo in un comunicato precisa che i fatti sono avvenuti quando non era coinvolto nella gestione del settimanale e che Abbate ha avviato un contenzioso giudiziario con l’attuale proprietà.

“La decisione dell’Editore Ammaturo -scrive Ossigeno per l’informazione- ripropone un grave problema, diffuso da tempo in Italia. Un problema che indebolisce la posizione di molti giornalisti che, con il cambio di proprietà (o la liquidazione del loro giornale o il pensionamento) perdono la copertura delle spese legali e di eventuali risarcimenti per danni da diffamazione e, di conseguenza, hanno pesanti ricadute sulle loro finanze personali”.

regolare per legge

“Questo gesto vuole indicare una punizione inferta al Direttore che ha scelto di pubblicare un’inchiesta su Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e che parlava anche del futuro ministro Crosetto, senza aggettivi o orpelli, raccontando quello che il potere preferirebbe che non si sapesse”, dice Lirio Abbate.

Ossigeno si augura ancora una volta che la manleva sia regolata per legge come un dovere dell’Editore e trovi una regolazione anche nei Contratti nazionali di lavoro giornalistico, colmando così gravi lacune normative venute in piena luce da decenni.

“Non si era ancora visto un Editore negare la manleva a un ex Direttore. È una follia che cerca di imbrigliare ancora di più il diritto di cronaca e di punire i giornalisti non allineati  -rileva Alessandra Costante, Segretaria Fnsi- Se tutti gli editori facessero come Ammaturo non ci sarebbe più neppure un Direttore a dormire sonni tranquilli. Un precedente pericoloso che viola totalmente il gentlemen agreement, e qualche volta anche previsioni contrattuali, tra Direttore ed Editore”.

“sacrosanto principio”

Per il Presidente Fnsi Vittorio Di Trapani, “se qualcuno aveva dubbi sui reali motivi del cambio imposto alla guida dell’Espresso, ora tutto inizia a diventare più chiaro”.

In un comunicato l’Editore precisa “di non avere mai avuto il piacere di conoscere l’ex direttore Abbate che risulta essere un ottimo professionista e persona di stimata reputazione e standing e che la vicenda risale ad epoca antecedente all’attuale gestione. Risulta invece che Lirio Abbate abbia promosso una causa nei confronti de l’Espresso in epoca già antecedente all’ingresso del nuovo Editore. Il procedimento attualmente in corso, lo rende giuridicamente parte processuale in contraddittorio giudiziale. Carlo Tecce, giornalista attualmente in forza all’Espresso, sta usufruendo della manleva e del supporto legale per lo stesso procedimento, proprio in ossequio al sacrosanto principio di solidarietà tra Editore e giornalisti nel caso in cui il diritto di informazione fosse minato da azioni legali. L’Espresso conferma che proseguirà nella sua linea di informazione di inchiesta e di denuncia senza parzialità con un approccio bipartisan di sentinella di una informazione corretta ed indipendente”.

(nella foto, Lirio Abbate)

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