di GIOVANNI LANDI

Brutto incidente la sera del 18 giugno per alcune fra le principali testate italiane. Poco prima delle 22 il sito web del Corriere della Sera pubblica in homepage e in tutta evidenza la notizia della morte di Noam Chomsky, filosofo e linguista 95enne, fra gli intellettuali più rilevanti del ‘900.

La breaking news è arricchita da un articolo biografico, peraltro piuttosto critico verso il personaggio per le sue posizioni “estremiste”, in cui si ricorda l’ictus subito da Chomsky e il recente ricovero in Brasile, a San Paolo. L’affidabilità di via Solferino fa sì che l’annuncio venga riportato a cascata da altre redazioni nazionali, tra cui La Stampa (ma non Repubblica), Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Avvenire e Skytg24, RaiNews, e infine, circa 30 minuti dopo, anche dall’agenzia Adnkronos, ripresa a sua volta da ulteriori quotidiani online. Subito, ovviamente, inizia a scatenarsi il popolo dei social con post di commiato, fotografie e commenti di stima verso il pensatore, punto di riferimento della sinistra mondiale e padre della teoria della “grammatica generativa-trasformazionale”. Chomsky è un forte critico della politica di Israele in Palestina.

inviti alla prudenza

Sui siti esteri più affidabili, stranamente, alle 22.10 ancora non c’è traccia della news, mentre sul social X compaiono diverse smentite e inviti alla prudenza.

Il sospetto, a quel punto, cresce repentino, anche perché l’Ansa, alla stessa ora, ancora tace. Tace perché sta controllando la veridicità dello scoop.

Nel giro di pochi minuti, si apprende come la seconda moglie dell’intellettuale, Valeria Wasserman, abbia smentito in modo piccato la morte del marito, sostenendo invece come sia “in lieve miglioramento”.

commento di varufakis

Il Corriere della Sera cancella la notizia dal proprio sito, senza fornire ai lettori scuse, smentite o aggiornamenti. E uno dopo l’altro scompaiono gli articoli delle altre testate italiane. Repubblica, con sottile compiacimento, scrive della “fake news sulla morte di Noam Chomsky” diffusa da “su X e poi da alcuni giornali”.

Sul fronte internazionale, a riportare il decesso di Chomsky sono state la rivista statunitense Jacobin e il magazine britannico New Statesman, che ha pubblicato come “necrologio” un commento di Yanis Varoufakis raccolto diversi giorni prima, dovendo poi scusarsi ufficialmente con il politico greco.

Nel corso della notte l’agenzia spagnola Efe, citando il bollettino medico, fa sapere che Noam Chomsky non solo è vivo, ma è stato dimesso dall’ospedale per proseguire le cure a casa.

Un episodio convulso per ribadire una massima giornalistica sempre valida: la verifica delle fonti va sempre preferita alla velocità.

(nella foto, Noam Chomsky)

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