(A.G.) La vita di Eric Salerno è quella di un giornalista felice e conosciuto, che ha coperto i più grandi fatti di cronaca a Roma nella seconda parte del ‘900 e poi il Medio Oriente, l’Africa, ma racconta tutto questo come se fosse niente, con un aplomb british, più che americano. Eric ha avuto in sorte alcune chances, l’inglese come lingua madre, l’ambiente di sinistra internazionale del papà giornalista comunista, l’ebraismo laicamente inteso. Chances che gli hanno permesso di muoversi imperturbabile e con grande agio fra registi internazionali, questurini, spie, assassini politici, terroristi e leader rivoluzionari. Ma non bastava. Ha trovato il tempo di essere un esperto di francobolli e di portare Charlie Brown e Linus in Italia. 

vicoli e monumenti

C’è tutto questo e altro nel suo libro più intimo, “Fantasmi a Roma”, appena uscito per Il Saggiatore. C’è il fascino di un lavoro bellissimo, ti apriva centinaia di porte in pochi anni. Salerno gira per il centro e le periferie della Capitale come un flaneur, ma vicoli, palazzi e monumenti gli ricordano momenti della carriera, pezzi suoi o di altri, la Storia a cui ha assistito, che ha fatto conoscere, proprio come spetta a un giornalista. D’altronde, le regole le aveva imparate da minorenne, quelle del grande mestiere anglosassone e non le ha tradite, trovandosi anche nei luoghi più complicati del mondo, dove mantenere l’equilibrio è quasi impossibile.

edizione pomeriggio

C’è dunque questo ragazzino, o poco più, che arriva a Roma dagli Stati Uniti con la famiglia, il padre espulso perché “rosso” e con la sua aria tranquilla e determinata comincia a fare il cronista, a Paese Sera, giornale di sinistra che usciva con l’edizione principale al pomeriggio e poi al Messaggero, giornale principe della Capitale. Ecco Eric che depone un pacco dentro San Pietro per dimostrare che la vigilanza anti-attentati non è efficiente, e il giro degli ospedali per scoprire notizie e il gelataio Ciampini che uccide a piazza Navona un ladro di autoradio di diciannove anni. Ricorda Eric che in quegli anni’60-’70 i cronisti non scrivevano in prima persona, tuttavia comparivano talvolta nelle foto, per far vedere che c’erano stati veramente, sui luoghi dei racconti. Ricorda l’epoca in cui si dovevano portare a qualsiasi costo in redazione le foto delle vittime dei casi di cronaca e lui una volta -per sicurezza- portò in braccio al giornale una bambina, figlia di un uomo ucciso dalla moglie. E il mistero di Mordechai Louk, trovato in un baule e la vera vicenda di Anita Ekberg a Fontana di Trevi e la corrispondente americana Eleanor Packard che va dal Papa in pantaloni: scandalo!, e titoli sui giornali. 

polizia in ferrari

La clamorosa intervista che Salerno fa ad Alfred Hitchcock al Regina Isabella di Ischia e poi all’Excelsior di via Veneto. Il brigadiere Spatafora che al volante di una Ferrari della polizia insegue l’Alfa rossa dello “Zoppo”, giù per la scalinata di Trinità dei Monti. E la discesa in Calabria, sulle tracce del rapito Paul Getty. 

Nel ’73 cominciano le missioni in Israele e in quello stesso anno viene sventato un attentato alla compagnia di bandiera di Tel Aviv, gli attentatori avevano portato i missili dall’Egitto a Roma e poi dal centro di Roma verso l’aeroporto, sulle spalle, avvolti in un tappeto, in metropolitana! Il colera nel Sud, le cene di cuscus di pesce con i rappresentanti del Fronte Polisario, la misteriosa morte di un antiquario durante una battuta di caccia in Tanzania, il caso della mummia del Portuense, con il boia di Albenga protagonista. Le voragini sotto Roma, con le fungaie, i rifugi per i nomadi, la tomba di una bimba, Valeria, di 1900 anni fa e, infine, le coltivazioni di marijuana. Una grande inchiesta sulla vergogna (che continua ancora) della sanità, grandi medici che lavorano negli ospedali e sono azionisti di cliniche private, inchiesta voluta da quel gigante di Capo cronista che era Silvano Rizza e bloccata, dopo le prime puntate, dal Direttore del Messaggero. 

quattro generazioni

Ancora: la morte di Fred Buscaglione e le quattro generazioni di Signoracci, tecnici di anatomia patologica, che parteciparono alle autopsie di tutti i morti di nera della città, le cariche dei carabinieri a cavallo -con il campione di equitazione Raimondo D’Inzeo- contro i manifestanti a Porta San Paolo per i martiri della Resistenza. 

Venne poi il tempo per Eric di lasciare Roma e trasferirsi per molti anni a Gerusalemme, fino alla pensione, e la sua è una voce limpida che manca molto oggi, in quel disastro umanitario della guerra a Gaza.

(nella foto, Eric Salerno con Mu’ammar Gheddafi)

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