Donne sempre più al centro della politica. Nel mondo. Un passo avanti per tutte le donne? E’ questo uno dei temi chiave della “Rassegna sui generis” dal 3 all’8 giugno 2024, curata da GiULiA Giornaliste. La rassegna si basa sulla lettura di Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, Qn, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport. In questa settimana, le firme in prima pagina sono di 918 uomini e 192 donne. Editoriali e commenti in prima pagina: 165 uomini e 23 donne. Interviste: a 233 uomini e 68 donne.

CONFRONTI VERI. In Italia lo spazio è occupato in gran parte dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni e dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Su Domani, prima delle elezioni europee, la leader Pd viene elogiata per la sua “forza tranquilla”. Anche i vecchi saggi del Pd pare si siano convinti che Schlein funziona, perché dà l’impressione che qualcosa si muova nel partito. Sullo stesso quotidiano, Giulia Merlo descrive Giorgia Meloni come la stella polare del partito, perché gli altri nomi in lizza sono molto deboli. Sul Fatto quotidiano un durissimo editoriale di Marco Travaglio contro il megaspot di Enrico Mentana a Meloni, senza domande e repliche alle numerose cose non vere dette e riassunte in un fact checking di Pagella politica. Travaglio segnala che anche Schlein si è sottratta a confronti veri con i giornalisti.

IDEE REAZIONARIE. Sull’Economist copertina con le tre donne protagoniste in Europa, Meloni, Le Pen e Von der Leyen. Commenta per Domani Giorgia Serughetti: “In questa era di ‘donne forti’, che secondo l’Economist sono destinate a dare forma all’ Europa, paradossalmente proprio i diritti delle donne sono minacciati. Perché leadership femminile non significa leadership femminista, e anche se Meloni e Le Pen si appropriano selettivamente di linguaggi e temi femministi, restano ancorate a idee reazionarie contro l’aborto e per la famiglia ‘naturale’, con l’effetto di dividere le donne”.

NESSUNO SCALPORE. Se si passa all’”altro mondo”, Halla Tomasdottir, imprenditrice, è la nuova Presidente dell’Islanda, ma la sua elezione non ha fatto scalpore, nel Paese col più alto indice di sicurezza in Europa (33 detenuti ogni 100 mila abitanti, che in tutto sono 380 mila) perché qui le donne hanno spesso governato e bene.

PRESIDENTA SUCCESSORA. Molto diverse le elezioni in Messico, accompagnate dall’uccisione di ben 37 candidati. Sulla neoeletta “Presidenta” messicana Claudia Sheinbaum, ingegnera, esperta di clima, poco beneaugurante il titolo di Libero: “Quando la sinistra vince alle urne fallisce al governo”. Altri quotidiani hanno portato in prima la notizia e dedicato ampi servizi alla sua elezione. Nel pezzo su Domani si presenta la leader di Morena, movimento di sinistra che è la risposta ai populisti di destra in America Latina, come successora del presidente uscente Amlo. Sheinbaum è la dimostrazione, sostiene lo storico Raffaele Nocera, che la stagione progressista in Messico non è effimera e che potrebbe ispirare tutta l’area. Molto significativo anche il fatto che la presidenta si sia affermata in un paese profondamente machista e ai primi posti a livello mondiale per violenza sulle donne e femminicidi. Saprà Sheinbaum dare delle risposte alle numerose donne messicane che attendono giustizia?

TECH INDIETRO. Su Qn, intervista a Claudia Segre, Presidente del Global training foundation. Dice che fra le misure sull’equilibrio di genere è centrale la giustizia economica, per migliorare il tasso di occupazione femminile, vero indicatore del progresso di una nazione. Ogni Paese dovrebbe promuovere iniziative permanenti di educazione e rafforzamento delle componenti digitali e tecniche (Stem), campo nel quale il nostro Paese è ancora drammaticamente indietro. Secondo i dati diffusi da Klecha e Co, la banca d’affari che supporta la gender equality nel settore tecnologico, aumentano le donne nel tech, ma l’eguaglianza di genere è ancora molto lontana. In Italia solo una start up su 8 è fondata da donna. 

IMPRESA SOCIALE. Avvenire, invece, racconta la storia della impresa sociale “Quid” presentata a Milano alla Borsa in questi giorni. “Quid” è stata lanciata nel 2013 da una giovane imprenditrice veronese, Anna Fiscale. Prevede il recupero di stoffe eccedenti dei grandi marchi di moda con cui si producono capi di abbigliamento e accessori. “Quid” dà lavoro a persone vittime di tratta e in condizioni di fragilità: 160 dipendenti di 22 nazionalità, 80 per cento donne. Venti di loro sono detenute nel carcere di Verona. Fiscale ha studiato economia a Verona e a Milano con un focus sull’empowerment femminile. Ha lavorato in progetti di microcredito ad Haiti e in India. “Abbiamo anche assunto lavoratrici del comparto confezioni del territorio che avevano perso il lavoro dopo la chiusura di alcune aziende e le stiamo accompagnando alla pensione. Da parte loro portano un know-how importante e tanta esperienza, facendo formazione per le nuove arrivate”.

MEGLIO QUARANTENNI. Su Il Sole 24 ore si parla della condanna per discriminazione indiretta dell’impresa di Elisabetta Franchi, la stilista che affermò di preferire la nomina di dirigenti donne oltre i 40 anni, con una vita già incardinata fra figli ed eventuali divorzi, e quindi testa e mani libere sul lavoro. Il Tribunale di Busto Arsizio, sezione Lavoro, ha accolto la denuncia dell’Associazione nazionale contro le discriminazioni. I legali della ricorrente hanno qualificato le dichiarazioni di Franchi come una forma discriminazione “indiretta”, che avrebbe avuto l’effetto di “dissuadere le lavoratrici dall’accedere o presentare candidature per le posizioni di vertice” della società. Il Tribunale ha applicato una combinazione di condanne: un rimedio di tipo economico, calcolato in via equitativa (5mila euro in favore della ricorrente), cui si aggiunge una sanzione di tipo reputazionale (pubblicare la sentenza su un quotidiano nazionale) e, infine, un obbligo molto particolare: adottare e realizzare un piano di formazione in azienda. Piano che dovrà essere erogato a tutto il personale, compresa la stilista, e dovrà avere lo scopo di promuovere l’abbandono dei pregiudizi legati a età, genere e carichi familiari nella selezione del personale dirigenziale. Elisabetta Franchi, in due interviste (al Giornale e a Repubblica) si difende: sono sempre stata una donna per le donne, una che ha sempre lavorato con loro, che disegna per loro e che si è fatta da sola partendo dal basso. Franchi, 56 anni, 180 milioni di fatturato e 300 dipendenti di cui il 78 per cento è donna, rivendica le cose fatte, i corsi di formazione, il moderno welfare aziendale tra i più avanzati. E, su domanda dell’intervistatrice di Repubblica, conferma quel post su Instagram, col quale ha annunciato di aver messo alla porta il compagno traditore.

TRIONFI SPORTIVI. Jasmine Paolini, 28 anni, è arrivata alla finale nel torneo parigino di tennis Roland Garros anni. Medaglie d’oro agli Europei di atletica di Antonella Palmisano nella marcia (seguita da Valentina Trapletti, argento) e di Nadia Battocletti nei 5000 metri femminili. Su Tuttosport  il merito della crescita di Paolini viene quasi completamente attribuito al suo coach Renzo Furlan.

PRIVACY VIOLATA. Su Domani la storia di Caster Semenya, velocista sudafricana, bambina più grande, più forte e più veloce delle altre diventata campionessa olimpica: a 18 anni aveva già vinto 3 titoli mondiali sugli 800, a 25 già due medaglie d’oro a Londra e Tokyo. La Federazione internazionale l’ha presa di mira con controlli ormonali e pericolosi trattamenti, per abbassare il livello di testosterone che lei aveva naturalmente. Di Caster e della sua fisicità sono state diffuse tutte le informazioni possibili, di lei si è detto di tutto fino a che non si è ritirata. Ma il Sudafrica ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato la Svizzera, dove ha sede la Federazione (e quindi è ritenuta responsabile) tra l’altro per i reati di discriminazione e di violazione della privacy. Una sentenza storica, perché chiede agli organismi sportivi (che seguono solo le regole della giustizia sportiva) di rispettare anche i diritti umani.

GIOVANI TROFEI. Al liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma un gruppo di 6-7 ragazzi ha affisso sulla porta di una classe una lista con i loro nomi, a fianco quelli delle ragazze con le quali avevano avuto relazioni private. Le giovani sono esposte come trofei. La punizione: 6 in condotta e obbligo di volontariato al Telefono rosa per una settimana. Dice al Qn la preside Rita Pappalardo: “Altro che goliardata è un episodio che rispecchia i meccanismi di una mentalità maschilista ancora radicata nella società”. A scuola, se molti hanno preso le distanze, altri e altre parlano di una ragazzata, da non drammatizzare.

DON RITORNA. Tornerà nella sua diocesi nelle Marche don Giacomo Ruggeri, il sacerdote condannato a 2 anni e 6 mesi per le attenzioni sessuali rivolte ad una ragazzina di 12 anni. Lo sconforto del padre: mia figlia che con fatica ha ritrovato la sua serenità, ora rischia di ritrovarselo davanti.

TITOLI E PAROLE. I genitori di una ragazzina di 12 anni hanno denunciato nel modenese due ragazzi che l’avrebbero violentata e poi filmata, diffondendo il video in alcune chat. I due avrebbero 15 e 16 anni, uno di loro è indicato come il “fidanzatino” della vittima.

Sul Corriere fiorentino un altro titolo non appropriato: “Massa Carrara, pagava le sue piccole vittime per divertirsi insieme e fare sesso”. GiULiA giornaliste ha preso posizione contro questo modo di raccontare la violenza. Le bambine non fanno sesso, gli abusi di un maestro su alunne della scuola primaria devono essere chiamati col loro nome: stupri di un pedofilo.

BRACCIALETTO NO. A Roma Simone Borgese, 39 anni, da poco uscito dal carcere per aver stuprato una tassista, è stato nuovamente arrestato per la violenza su una ragazza di 22 anni alla quale aveva chiesto un’informazione per strada, convincendola a salire in auto con lui. La studentessa ha raccontato al Corriere della Sera la sua odissea e come sia caduta nella trappola dell’uomo. Si è rivolta subito alla polizia (che ringrazia per non averla lasciata sola) ed esorta le donne a denunciare. Si indaga su Borgese, che è sospettato di altre violenze. L’uomo è ai domiciliari senza braccialetto elettronico, per decisione del gip.

MADRI PAKISTANE. Su Qn qualche considerazione sull’arresto in Pakistan della mamma di Saman Abbas, la diciottenne uccisa a Novellara per aver rifiutato un matrimonio combinato (la donna è stata condannata all’ergastolo insieme al marito). Lo scrittore e regista pachistano Wajat Abbad Kazmi, in prima linea sul fronte dell’accoglienza ai rifugiati e attivista Lgbtqi+, commenta: le donne in quel Paese tengono le radici della famiglia e cercano di convincere le figlie a sottostare ai voleri del padre. Il delitto d’onore è la normalità, non si percepisce come scandalo che ogni anno vengano uccise 800-1000 donne, perché in molti pensano sia corretto sopprimere chi ha disonorato la famiglia. Ora, con l’arresto della mamma di Saman e la pubblicazione della sua foto, anche le donne e madri sapranno che potranno essere chiamate a rispondere dei loro comportamenti.

ANTICHI SEMINARI. Alcuni giornali approfondiscono le parole di papa Francesco sui seminari con troppa “frociaggine”, seguito dall’intervento riparatore, la lettera a un aspirante seminarista gay nella quale lo esorta a insistere se ha la vocazione. Domani pubblica una lunga intervista a Marinella Perroni, teologa e biblista, fondatrice del Coordinamento teologhe italiane. Perroni sostiene che i seminari, istituzioni che risalgono al Concilio di Trento, non sono in grado di formare le persone a una sessualità matura e responsabile.  La teologa tocca tra l’altro il tema del celibato obbligatorio dei sacerdoti, su cui si arrocca una chiesa antimodernista e timorosa di una possibile protestantizzazione. Ma un dialogo è inevitabile, anche perché restando su queste posizioni arretrate la Chiesa contribuisce al proprio declino. Stesso discorso per le donne. Partito con la ipotesi del diaconato femminile, il Papa ha frenato: promuove le donne a capo di comunità ma non appartenenti alla gerarchia ecclesiastica.

SUPERIORE GENERALI. Il Fatto quotidiano intervista Lucetta Scaraffia che denuncia il sessismo e la misoginia della Chiesa, l’insabbiamento continuo delle violenze e abusi sulle suore, più grave e diffuso secondo lei della pedofilia: “La verità è che la cultura ecclesiastica è essenzialmente paternalistica e le parole delle religiose che denunciano non contano niente”. Scaraffia sottolinea l’importanza dell’organizzazione delle donne, l’Uisg che raggruppa tutte le superiore generali del mondo ed è impegnata nella difesa della condizione femminile nel mondo: è riconosciuta dall’Onu, ma non adeguatamente considerata dal Vaticano e dal Papa.

La Rassegna sui generis è curata da barbara Consagrino con Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso e Maria Luisa Villa 

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