“We thank you very much for pointing out the discrepancy”. Sentite grazie per aver segnalato la discrepanza”.
Le parole che l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, scrisse a Luca Cifoni, giornalista del Messaggero. L’anno era il 2016. Luca, giornalista rigoroso e preciso, costrinse una organizzazione autorevole come l’Ocse a rivedere un calcolo fatto in modo impreciso sul cuneo fiscale in Italia. Il cuneo fiscale è il rapporto tra le tasse pagate da un lavoratore medio e il costo totale del lavoro per il datore il di lavoro. Studiando, come era abituato a fare, documenti e grafici sul sito dell’Ocse, Cifoni si accorse che la classifica dell’Italia, al quarto posto fra le nazioni con maggiore carico fiscale sui lavoratori, era viziata da un errore. L’Italia era data quarta in classifica, insieme all’Ungheria, subito dopo Belgio, Austria e Germania, davanti alla Francia.
carico pesante
Cifoni aveva ben presente il pesante carico che grava sul lavoro in Italia, dove quasi la metà di quello che versa il datore di lavoro come retribuzione lorda comprensiva di oneri va allo Stato sotto forma di contributi e imposte, e solo il resto finisce al dipendente. L’Ocse però -scoprì Cifoni- aveva preso ad esempio il cuneo fiscale del Lazio dove le addizionali comunali e regionali sono le più alte d’Italia. La media dell’Italia quindi era più bassa.
Dopo essersi accorto dell’errore, Cifoni nel giugno 2016 scrisse un pezzo sul Messaggero, facendo notare le imprecisioni. Nell’ottobre successivo l’Ocse fu costretta ad ammettere il calcolo sbagliato e a rifare la classifica del cuneo fiscale, posizionando l’Italia al sesto posto, dietro la Francia. L’Ocse, dopo aver rifatto i conti, scrisse anche una lettera a Luca: lo informavano di aver corretto le cifre sull’Italia e lo ringraziavano molto.
notizia e approfondimento
“Gli articoli di Luca Cifoni -dice il Direttore del Messaggero Guido Boffo nel suo pezzo del 19 luglio- avevano il doppio crisma della notizia e dall’approfondimento. Era esperto di politica economica e aveva approfondito i temi legati alla demografia e alla denatalità, intuendo che questa sarebbe diventata una questione centrale per il futuro del Paese. Una sfida di sopravvivenza. Era consapevole che il giornalismo non è solo mestiere, intuito, qualche volta millanteria, ma è approfondimento, studio. Il giornalismo è fatica e Luca Cifoni si immergeva lungamente nei dossier prima di riaffiorare con una proposta o una lettura originale”. Luca incarnava la moderazione e la pignoleria, “si sottoponeva a estenuanti corpo a corpo con la direzione del giornale quando la tentazione di stressare un titolo incontrava la sua fiera opposizione. Ricordo la sua capacità, davvero sovrumana, di tenere il punto, senza mai alzare la voce, con quell’espressione dolce e ferma di chi ti sta riportando sulla giusta strada”.
manovra finanziaria
Secondo i suoi colleghi dell’economia del Messaggero, la sua grande dote era la velocità con la quale setacciava i testi della manovra finanziaria – decine e decine di articoli e commi con rimandi ad articoli e commi di precedenti leggi – e scovava immediatamente la novità, quindi la notizia, spesso mascherata da un linguaggio burocratico. Quando arrivano testi di straforo alle 10-11 di sera e devi scrivere a razzo un articolo, solo quelli veramente competenti e bravi riescono a dare buchi agli altri.
Luca Cifoni è morto il 18 luglio 2024, a 59 anni, per un tumore di cui si era accorto alla fine del 2023. Era entrato al Messaggero negli anni ’90, come stagista, dopo la laurea in Filosofia. Non ebbe mai una smentita.
Professione Reporter
(nella foto, Luca Cifoni)