Italia e libertà di stampa: la Commissione europea dedica molto spazio a questo tema nel Rapporto annuale sullo Stato di diritto. Si segnala “nessun progresso” sulla protezione dei giornalisti. Al contrario, c’è un eccessivo ricorso alla diffamazione, che limita l’attività giornalistica. Al governo Meloni si chiede di procedere con la riforma sulla diffamazione, sulla tutela del segreto professionale e sulle fonti giornalistiche, “evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa” e garantendo il rispetto delle norme europee sulla protezione dei giornalisti.

Il richiamo sui giornalisti in Italia arriva a pochi giorni dall’aggressione del cronista de La Stampa, Andrea Joly, da parte di militanti di Casa Pound per strada a Torino. A Bruxelles denunciano come “nonostante siano in vigore norme specifiche incentrate sulla protezione dei giornalisti in caso di minacce contro di loro, i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell’esercizio della loro professione”. Più nello specifico, “sono stati segnalati casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione che continuano a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti in Italia”.

Il caso di Andrea Joly non è isolato. L’esecutivo comunitario fa un censimento, seppure parziale, di aggressioni e intimidazioni ai giornalisti in Italia. Cita i dati della piattaforma Mapping Media Freedom, che segnala 75 incidenti nei primi sei mesi del 2024, quarantasette dei quali relativi a diverse forme di attacco contro giornalisti e 13 relativi a casi di incidenti legali che hanno coinvolto giornalisti. Mentre gli ultimi dati disponibili del Centro Italiano di Coordinamento mostrano che, nel 2023, la polizia ha registrato 98 casi di intimidazioni. Numeri al ribasso, sottolineano a Bruxelles, poiché in molti casi si evita di denunciare.

La Commissione affronta anche la questione Rai: “L’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della Rai rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia”. La precisazione di un problema strutturale, non limitato a questo momento storico, solleva l’attuale governo da responsabilità, ma in nome del rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali, si chiede all’attuale maggioranza “una riforma globale per garantire che la Rai sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica”, e far sì che sia “garantita la sua piena indipendenza”.

Perché, continua il rapporto sullo Stato di diritto, In Italia, sebbene esistano norme volte a garantire che i media di servizio pubblico forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, “persistono sfide legate all’efficacia della sua governance e del sistema di finanziamento”.

Vera Jourova, commissaria per i Valori e la trasparenza, incalza il governo: “Vediamo elementi di preoccupazione per il servizio pubblico e chiediamo salvaguardie da anni, e riteniamo che sia diventato ancora più urgente”.

“Siamo aperti a ingaggiare un dialogo politico con le autorità italiane”, fa sapere Didier Reynders, commissario per la Giustizia.

L’informazione e la libertà di stampa diventano il filo di collegamento per la Commissione per criticare anche l’Italia in materia di giustizia. Nello specifico “sollevano preoccupazioni” le norme che regolano la divulgazione di informazioni giudiziarie nei procedimenti penali. Una sorta di bocciatura del divieto di pubblicare le intercettazioni. “Il rischio che le dichiarazioni pubbliche di governi e politici possano incidere sulla fiducia del pubblico nell’indipendenza della magistratura ha destato preoccupazione in Slovacchia, Italia e Spagna”. 

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