La giornalista Sabrina Pisu e il fotografo Gianni Cipriano sono sotto accusa in Svizzera, da oltre un anno. Dopo aver realizzato nel marzo 2023 un’inchiesta per L’Espresso sulle scuole svizzere “specializzate” per i ragazzi disabili. Le autorità di Ginevra hanno risposto con una denuncia per violazione di domicilio, per l’intervista alla madre di uno studente realizzata nel cortile di una scuola.
La segreteria dell’Associazione Stampa Romana esprime solidarietà a Pisu e Cipriano e spiega: “L’azione legale, dopo un’accurata istruttoria, è stata archiviata dalla Procura, ma il Dipartimento per l’istruzione pubblica ha impugnato la decisione e così la vicenda non è chiusa. A sostegno dei colleghi si è schierata la sezione svizzera di Reporters sans frontières denunciando l’attacco alla libertà di informazione”.
sistematica opposizione
Il Post ha citato a fine giugno il sito di news svizzero Heidi News, che ha pubblicato un dettagliato resoconto sulla vicenda. Pisu, che vive a Ginevra, è l’autrice di un articolo pubblicato sull’Espresso, intitolato “Mio figlio confinato in una scuola ghetto per persone con disabilità”. La scuola si trova a Ginevra, fa parte di un sistema di scuole con cui la Svizzera “gestisce” i bambini autistici con problemi sociali (sistema che era stato già protagonista in passato di casi criticati).
Il Dipartimento per l’Istruzione ginevrino e i suoi responsabili si sono opposti sistematicamente all’indagine di Pisu, durata diversi mesi, impedendole visite e interviste, e nel 2022 l’hanno denunciata per violazione di domicilio, dopo che Pisu ha accompagnato una madre all’ingresso della scuola per incontrare suo figlio assieme a lei; e hanno sostenuto che l’uso da parte del fotografo di un drone sopra la scuola abbia creato un pericoloso allarme tra i ragazzi. Le versioni del Dipartimento sono sempre state negate e contestate da Pisu e da Cipriano, e la denuncia nei loro confronti è stata ritenuta infondata e archiviata. Ma il Dipartimento ha fatto ricorso contro l’archiviazione.
“educazione segregativa”
“Scuole senza valutazioni e diplomi- scrive Pisu nel servizio- E senza interazione, o poca, con i bambini ritenuti ‘normali’. ‘In Svizzera esiste un’educazione segregativa per un gran numero di bambini con disabilità’, denuncia l’Onu. Nel Cantone di Ginevra sono 50 le Ecps (Écoles de pédagogie spécialisée), istituti di ‘pedagogia specializzata’, che accolgono dai 10 ai 12 studenti dai 4 ai 20 anni, gestiti dall’Omp (Office Médico-Pédagogique). Una di queste è la Ecps di Dupuy, fuori dal centro urbano, come in molti casi. Lì ci dà appuntamento Yolanda Fernandez, la madre di Aydan: ‘Un sedicenne a cui tutti i giorni viene ricordato di essere diverso perché ha la sindrome di Down’. ‘È la scuola della miseria, venuta su da un giorno all’altro nel maggio dello scorso anno -racconta- Alcuni ragazzi hanno crisi epilettiche, sono violenti Mio figlio è stato strangolato, è tornato a casa due volte con gli occhiali rotti. Hanno messo qui tutti i bambini per cui non c’era posto altrove, senza un programma pedagogico. All’Omp mi hanno detto che se non mi sta bene posso cambiare Paese. Io resto qui’. È spaventata per il futuro: Aydan non sa ancora leggere. Mi hanno detto che ci sono gli ‘atelier protetti’, laboratori che insegnano a mettere dei bastoncini in un rotolo di carta igienica per fare un calumet della pace da vendere in alcuni negozi. Vorrei un lavoro giusto per lui”.
“Mio figlio non esiste”
Non è tanto diversa la storia di Valerie, nome di fantasia perché teme di perdere il suo impiego pubblico. Anche suo figlio che ha la sindrome di Down ha frequentato scuole specializzate. Ha scritto centinaia di lettere all’Omp per cambiare le cose. Anche per suo figlio, 16 anni, hanno prospettato solo gli “atelier protetti” pagati 5 franchi l’ora, quando il salario minimo per legge è di 23 franchi. Un anno fa ha deciso di scolarizzarlo a casa: “Mio figlio sta dimostrando ora le sue potenzialità, ma non ha amici. Ci costa 65mila franchi l’anno, aiutano fondazioni private, ma non c’è certezza”. Ora pensa di andarsene: “Qui siamo riconosciuti solo se siamo produttivi, per questo i nostri figli non sono scolarizzati, o poco e male. Devono stare a casa e l’Assurance-invalidité (Assicurazione invalidità) gli paga un salario. Non esistono, in pubblico nessuno guarda mio figlio o gli rivolge la parola”.
Bambini presi e riportati a casa ogni giorno con autobus: “Sono finanziati dal Cantone e alla guida ci sono migranti. Così come figli di migranti, rifugiati e richiedenti asilo sono la maggior parte dei compagni di nostra figlia. In queste scuole non ci sono solo bambini neuro-atipici, ma anche quelli con comportamenti ritenuti ‘disturbanti’ dalle scuole ordinarie”, racconta a Pisu Marco, dal 2017 a Ginevra con sua moglie Chiara e la figlia Giorgia (nomi di fantasia).
rapporto dell’onu
“Volevamo fare domande alla responsabile del Dipartimento ginevrino dell’istruzione pubblica, Anne Emery-Torracinta -scrive Pisu- Dopo l’incontro con Yolanda Fernandez, l’intervista è stata annullata e l’Omp ci ha denunciato per ‘violazione di domicilio’ e fotografie non autorizzate”. L’Onu, in un rapporto dell’aprile scorso, ha chiesto alla Svizzera “la creazione di un’istruzione inclusiva di qualità” e l’eliminazione dai documenti pubblici di “termini dispregiativi” come “invalidità” e “impotenza”. Verdi e socialisti hanno presentato un progetto di legge “per includere gli studenti con bisogni speciali nelle scuole di quartiere, sia in classi regolari a gruppi di 3 o 4 con un insegnante ordinario e uno specializzato, sia in piccole classi specializzate, evitando le scuole separate”.
Pisu e Cipriano per il reportage sulle scuole svizzere hanno vinto il Premio Giornalistico “3 dicembre – Paolo Osiride Ferrero”, ideato e promosso da Cpd Consulta per le Persone in Difficoltà in collaborazione con il Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino e con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, della Federazione Nazionale Stampa Italiana, della Città di Torino, della Regione Piemonte e con la media partnership dell’Agenzia Ansa e il sostegno della Fondazione Venesio.
(nella foto, Sabrina Pisu)