Il Procuratore capo di Termini Imerese Ambrogio Cartosio sabato 24 agosto ha fatto un discorso sincero e degno di nota. Ha delineato -come in altre occasioni della sua carriera- come dovrebbero essere i rapporti fra inquirenti e giornalisti. Nel comune interesse di servire l’opinione pubblica. Cartosio ritiene che la legge Cartabia, che limita i contatti fra Procure e Forze dell’Ordine da una parte e giornalisti dall’altra danneggi la libera informazione. Ma essendo legge, i magistrati (e tutti i cittadini) devono rispettarla. 

Cartosio è il responsabile delle indagini sul naufragio dello yacht Bayesian a Palermo. I giornalisti hanno protestato per il black out di notizie e il Procuratore ha convocato una conferenza stampa. Che ha aperto così: “In questi giorni mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande dei giornalisti, ma l’ho fatto perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamente: l’articolo 5 del Decreto legislativo 106 del 2006 così come modificato dalle legge del 2021 vieta ai Procuratori della Repubblica di rilasciare dichiarazioni agli organi di informazione, se non con due modalità: comunicati stampa e conferenze stampa. Personalmente ho criticato questa legge in più di un dibattito pubblico perché a mio avviso -credo sia una valutazione legittima da parte mia, perché valutazione di tipo tecnico- questa legge crea ostacoli notevoli all’attività della libera informazione. Ma credo che tutti i cittadini sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono e più ancora questo riguarda i magistrati”. 

“modalità democratica”

Per tale ragione -ha spiegato Cartosio- non ha potuto rispondere alle domande dei cronisti. Ha però poi recepito le richieste e ha convocato una conferenza stampa, “modalità più democratica fra le due consentite, in quanto il comunicato stampa non risolve mai i problemi, lo vedo tutti i giorni, si presta ad equivoci, lascia spazio alla necessità di ulteriori precisazioni, non c’è il confronto che oggi avremo”. 

Cartosio ha detto ai cronisti che avrebbero potuto fare tutte le domande e la Procura avrebbe risposto “per quanto possibile”: “E’ chiaro che c’è un’altra esigenza, la tutela del segreto investigativo. Ci sono alcune cose su cui non si possono fare comunicazioni perché ostacolerebbero le indagini. La libertà di stampa, il diritto all’informazione e la tutela del segreto investigativo certe volte richiedono operazioni che somigliano alla quadratura del cerchio. Spero ci sia comprensione da parte vostra: non è per cattiveria che non daremo alcune informazioni”. 

“Brillanti carriere”

Sette anni fa Cartosio si insediò al vertice della Procura di Termini Imerese. Nel suo primo discorso davanti ai nove magistrati della Procura fece affermazioni chiare e fuori dagli schemi: “I pm -disse- non possono costruire brillanti carriere sulle infamie gettate addosso a chi è solo indagato”. La legge Cartabia non c’era ancora e Cartosio disse che “l’opinione pubblica ha pieno diritto di essere informata, a partire da quando si procede a compiere arresti, perché non siamo in un paese dittatoriale in cui le persone spariscono come desaparecidos. Ma l’informazione deve essere contemperata con il massimo rispetto delle persone che vengono arrestate. Sono la Procura e la Polizia giudiziaria a indicare unilateralmente come autori di un reato. Saranno poi i giudici a stabilire se il soggetto è veramente colpevole”. Cartosio disse che “la presunzione di colpevolezza è diventata una vera e propria malattia sociale e i Pubblici ministeri nel rapporto con la stampa dovranno mantenere la massima continenza, non devono seguire le lusinghe delle apparizioni su organi di stampa e in tv, lusinghe che possono far fare carriere brillanti, ma a volte si tratta di carriere costruite su un’infamia gettata addosso a persone che poi nel tempo si rivelano diverse da come erano state dipinte”. Conclusione: “Questo ufficio darà tutte le informazioni necessarie, ma non saranno ammessi protagonismi, non sarà ammesso soprattutto che la reputazione delle persone venga infangata facilmente. E devono essere proprio i magistrati dell’accusa a farsi carico di arginare questi fenomeno”.

 cabine a sinistra

Durante la conferenza stampa di sabato 24 agosto il Procuratore capo ha affermato che la Procura ha iscritto un fascicolo, allo stato nei confronti di ignoti, ipotizzando il reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. L’affondamento del veliero è stato definito “repentino e improvviso” dal pm Raffaele Cammarano, che coordina le indagini e il recupero dell’imbarcazione sarà fondamentale per il prosieguo dell’inchiesta 

Il procuratore ha spiegato che cinque delle sette vittime del naufragio del Bayesian “si sono rifugiate nelle cabine a sinistra del veliero, alla ricerca di bolle d’aria. I primi 5 corpi sono stati trovati nella prima cabina sul lato sinistro e l’ultimo corpo nella terza cabina sempre sul lato sinistro”. Mentre il cuoco di bordo, Recaldo Thomas, era stato recuperato in mare poche ore dopo il disastro. 

molteplici possibilità

“Qui si tratta di individuare quali potrebbero essere i profili di colpa eventuali, negligenza o imprudenza, ma dobbiamo individuare quali profili di responsabilità sono stati violati. Qui le possibilità sono molteplici, ad esempio al solo comandante o a tutto l’equipaggio, o ai costruttori della nave, o ascrivibili a coloro che erano tenuti alla sorveglianza. Stiamo valutando”, ha spiegato Cartosio.

Non si potrà stabilire se le persone a bordo avessero o meno assunto droga o alcolici. La Procura, infatti, non ha eseguito i test né sull’equipaggio né sugli ospiti. “In quel momento erano feriti e sotto choc – dice – quando si doveva capire cosa fosse successo ci si è concentrati sulla cura di quei soggetti” ha spiegato Cammarano.

nessuna allerta

Il veliero “è stato investito da un downburst” con raffiche di vento anche superiori a cento chilometri orari e “gli eventi si sono sviluppati in pochi minuti. In plancia c’era un uomo dell’equipaggio quando è avvenuto il nubifragio”, ha proseguito Cammarano. Come mai l’equipaggio si è salvato quasi per intero mentre sei degli ospiti sono morti e perché il comandante non ha prima salvato i passeggeri? “Le indagini si stanno concentrando anche su questo aspetto”.

“La nave è affondata prima di poppa e poi si è adagiata sul lato”, ha aggiunto Girolamo Bentivoglio Fiandra, comandante di vigili del fuoco di Palermo. “Il veliero Bayesian e il Sir Robert (la barca olandese che ha prestato soccorsi) potevano stare in rada in quella zona, non c’era alcun divieto. Del resto, per quella sera non c’era un’allerta di burrasca”, ha spiegato Raffaele Macauda, comandante della Capitaneria di porto di Palermo.

(nella foto, il Procuratore Ambrogio Cartosio)

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