di STEFANO AVANZI

I giornalisti venezuelani hanno trovato un modo per cercare di raccontare la verità: avvalersi dell’Intelligenza artificiale. Grazie all’utilizzo di avatar digitali -battezzati La Chama ed El Pana- i reporter possono informare il pubblico mantenendo l’anonimato, proteggendosi così dalle rappresaglie.  

Carlos Eduardo Huertas, direttore della piattaforma giornalistica Connectas, ha ideato l’uso di avatar per diffondere notizie scomode. Huertas ha spiegato che il sistema garantisce protezione e anonimato ai reporter in un contesto in cui la sicurezza del proprio lavoro è a rischio.

“operacion Retuit”

Il progetto, chiamato “Operación Retuit”, si ispira ironicamente all’“Operación Tun Tun” del regime di Maduro, una campagna di repressione contro gli oppositori politici. L’iniziativa coinvolge circa 100 giornalisti venezuelani, le cui notizie vengono trasformate in notiziari quotidiani presentati da La Chama ed El Pana. Gli avatar garantiscono la protezione dell’identità dei giornalisti e rendono impossibile per le autorità identificare chi si cela dietro le notizie. Questi comunicatori A finora sono stati protagonisti di pillole pubblicate su Instagram e X, dove affrontano temi come il rifiuto internazionale dei risultati delle ultimi elezioni presidenziali – con le accuse di brogli nei confronti di Maduro – l’arresto dei detrattori del regime e le conseguenze dei disordini sociali nel paese.

“non siamo reali”

Nella trasmissione di debutto di questo mese, l’avatar ha dichiarato: “Stiamo per raccontare ciò che sta realmente accadendo in Venezuela. Ma prima di continuare, nel caso non l’aveste notato, vogliamo farvi sapere che non siamo reali”. 

In Venezuela la libertà di stampa è sotto attacco. A un mese dalle controverse elezioni presidenziali che hanno visto la rielezione di Nicolás Maduro, contestata dalla comunità internazionale e dall’opposizione, la situazione per i giornalisti è drammatica. Il 28 agosto l’opposizione è tornata in piazza, rispondendo all’appello di María Corina Machado, leader di Vente Venezuela, e delle forze che avevano sostenuto Edmundo González Urrutia.

accuse di terrorismo

Secondo il sindacato dei giornalisti venezuelani Sntp, almeno nove giornalisti sono stati arrestati nelle ultime settimane. Tra loro ci sono figure di spicco come Paúl León, noto fotoreporter sportivo, e Carmela Longo, esperta di spettacoli, rilasciata solo dopo aver pagato una cauzione. Entrambi affrontano accuse di terrorismo, con pene che possono arrivare fino a 30 anni di carcere.

Il governo venezuelano è accusato di censurare i media da oltre due decenni -scrive Wired– L’organizzazione no-profit “Espacio público” sottolinea che negli ultimi 20 anni circa 408 testate giornalistiche hanno dovuto chiudere le loro attività nel paese. Secondo il gruppo, il regime non garantisce il diritto alla libertà di espressione. Il rapporto “Freedom on the net 2023”, compilato dall’organizzazione non governativa Freedom house, assegna al Venezuela solo 29 punti su 100 per quanto riguarda il diritto all’informazione. “I venezuelani hanno spesso difficoltà ad accedere al web e a ottenere contenuti affidabili a causa dell’influenza filogovernativa e del blocco dei media indipendenti”, avverte il documento.

settanta siti web

La rielezione di Nicolás Maduro ha sollevato nuove preoccupazioni. La sua amministrazione aveva già bloccato almeno 70 siti web nel 2022, nella maggior parte dei casi portali di notizie indipendenti. E nel corso del suo nuovo mandato, il presidente appena rieletto intende regolamentare l’uso di Instagram e TikTok in Venezuela. Maduro ha inoltre denunciato che WhatsApp viene utilizzato per diffondere minacce nel paese, chiedendo alla popolazione di rimuovere la piattaforma in modo “volontario, progressivo e radicale”, e all’inizio del mese ha bloccato X per 10 giorni.

(nella foto, La Chama ed El Pana)

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