di MARCO CIANCA

“Si vis pacem, para bellum”. È la citazione latina più abusata in questi giorni. Gli Stati, se avessero dato retta a Karl Kraus applicando la sua idea di “una tassa sulle frasi fatte”, incasserebbero un sacco di soldi. “Un onesto tentativo di battere cassa traendo capitali da una miseria spirituale”: così, nel 1912, il caustico scrittore definiva la provocatoria proposta. L’idea era contenuta in un libello, “La fine del mondo per opera della magia nera”, che metteva all’indice con toni apocalittici la superficialità e la mutevolezza della stampa.

Sigmund Freud, suo contemporaneo, da buon padre della psicanalisi, le frasi fatte le rivoltava, radicandole nel profondo del subconscio. E così per lui l’esortazione a preparare la guerra volendo la pace doveva diventare “Si vis vitam, para mortem”. Se vuoi sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte. Lo scriveva nel 1915, allo scoppio del Primo conflitto mondiale, in quelle “Considerazioni attuali”, che tali continuano ad essere anche se è trascorso oltre un secolo.

conservatori americani

“Si vis pacem, para bellum”, scandisce Giorgia Meloni tra gli applausi, parlando di fronte ai conservatori americani. E un esponente del suo partito chiede che i soldi destinati al reddito di cittadinanza vengano usati per costruire aerei F35. Armiamoci, armiamoci. Sono gli stessi che hanno sempre osteggiato le misure di contenimento del Covid 19 alimentando la fola di una dittatura sanitaria. Ora è una gara a chi pronuncia per primo il fatidico “tana libera tutti”. Giù la mascherina, via il green pass, basta con l’emergenza, tutti assieme appassionatamente. I contagi diminuiscono, i ricoveri pure, i decessi ogni giorno sono un paio di centinaia appena. E in questo avverbio è concentrata tutta l’insensata e macabra negazione della pandemia.

Il virus uccide ancora. Sì, si muore. Meno, grazie ai vaccini, ma si muore. Le persone fragili, soprattutto. In ospedale, intubati, da soli, senza il conforto di una carezza. Ma perché pensarci, se non ci tocca direttamente? Perché preoccuparsi se l’Oms avverte che si sta appropinquando Omicron 2 e che l’Italia occupa il secondo posto per numero di vittime, alle spalle, guarda caso, della Russia?

l’inizio dell’incubo

Era la sera del 20 febbraio 2020 quando a Codogno isolarono il malato numero uno.  “Navighiamo a vista, come si fa a fare previsioni? Ci sono ancora più di cinque milioni di italiani non vaccinati. Il virus circola ancora e molto”, ha ammonito, in un’intervista al settimanale Oggi, Raffaele Bruno, il medico che curò quel paziente. Ma, a due anni dall’inizio dell’incubo, non c’è stato nemmeno il tempo di meditare su queste parole perché pochi giorni dopo, nella notte tra il 23 e il 24, l’orso moscovita ha attraversato la frontiera dell’Ucraina.

Da Wuhan a Kiev. Nei dibattiti televisivi abbiamo assistito al cambio della quindicina, come si diceva ai tempi delle case chiuse. Gli esperti di geopolitica hanno preso il posto dei virologi, ma la musica è sempre la stessa. Il metodo resta quello inaugurato da Aldo Biscardi con il suo moviolone. È rigore o no? Il virus esiste o si tratta di un’invenzione? Le sanzioni contro Putin avranno effetto o si ritorceranno su di noi? Un intervento armato a difesa di Zelensky costituisce un obbligo o porterebbe alla terza guerra mondiale? Le frasi fatte si scontrano tra di loro in un clangore di incomunicabile ottusità. Se si fosse dato ascolto all’autore della “Terza notte di Valpurga”, il fisco conterebbe su un gettito continuo.

periferia dell’impero

Kraus e Freud era nati entrambi nell’attuale Repubblica Ceca, allora periferia dell’Impero Austro-Ungarico, da famiglie ebree. Vite parallele – il polemista, per la verità, non apprezzava il medico dell’anima – segnate dall’elaborazione di quel pensiero complesso che oggi manca del tutto. Testimoni e profeti della più crudele stupidità umana. Non videro l’orrore dell’Olocausto, ma avvertivano il tanfo del marciume culturale e politico. Oggi che direbbero?

Il Papa chiama al digiuno. E contro l’invasione si mobilitano anche i siti a luci rosse: chi si collegherà a Pornhub dalla Russia invece dei filmati hard troverà le bandiere dell’Ucraina e un messaggio di sostegno alla nazione sotto attacco.

Le vie della pace sono infinite.

(28 febbraio 2022, per Il Diario del Lavoro, con il titolo “Una tassa sulle frasi fatte”)

1 commento

  1. Bellissimo pezzo. Al netto delle occasioni di cronaca, che ora ci appaiono già lontane, è proprio vero che il pensiero complesso ci manca tanto! Anche io sono favorevole a una tassa sulle frasi fatte, e non solo per i giornalisti. Purtroppo, di fronte a certi pensieri-non-complessi, oggi una frase fatta può sembrare quasi una benedizione, ahimè.

LASCIA UN COMMENTO