di PIERO SANTONASTASO

Lunedì 28 ottobre in Italia sono morti 7 lavoratori tra Lombardia, Campania, Puglia (2), Calabria e Sicilia (2). I giornali di martedì 29 non facevano parola di questa strage diffusa. Però nello stesso giorno l’Associazione Stampa Toscana ha attaccato la Procura della Repubblica di Firenze perché, con un uso strumentale delle nuove norme sulla presunzione d’innocenza (leggi 17 giugno 2022 n.71 e 22 aprile 2021 n.53), nasconde le notizie agli organi d’informazione. Gli uffici giudiziari guidati dal procuratore Filippo Spiezia non sono nuovi a tale comportamento, tant’è che già in estate c’era stata un’altra dura presa di posizione di Assostampa. E non sono nemmeno i soli, perché negli ultimi tre anni simili proteste si sono avute a macchia di leopardo e hanno riguardato, citando a ritroso, le procure di Padova, Termini Imerese, Modena, Aosta, Ferrara, Perugia, Torino e Latina.

materiale abbondante

C’è però un problema: l’oggetto del comunicato del 29 ottobre è proprio la morte sul lavoro di un operaio, investito sabato 26 ottobre da un pirata della strada ultraottantenne in un cantiere stradale sulla A1, nei pressi di Bagno a Ripoli, e deceduto il giorno dopo in un ospedale di Firenze. Di infortuni sul lavoro di varia gravità se ne contano ogni anno a centinaia di migliaia e più di mille hanno esito mortale, per una media purtroppo stabile di tre vittime al giorno, con picchi come quello di lunedì 28 ottobre. C’è dunque abbondante materiale su cui lavorare, per redazioni piccole e grandi.

Il problema cui accennavamo nasce anche nelle redazioni ed è un comportamento speculare a quello della Procura di Firenze. Gli infortuni sul lavoro, segnatamente quelli mortali, ai media non interessano, probabilmente a causa di un preconcetto trasversale alle nostre progredite società: lavorare equivale ad accettare il rischio di ricavarne un danno fisico, è nella natura delle cose, dunque ordinaria amministrazione, equivalente a notizia di nessuno o scarso interesse. 

città nel caos

L’alternativa è anche peggiore: a non interessare – e qui tiriamo in ballo Editori e Direttori – è il mondo del lavoro nel suo complesso. Ogni giorno i media dedicano spazi giganteschi ai “mercati”, al pil, alle vicende societarie, alle interviste più o meno accomodanti a capitani d’industria e investitori, ma non hanno modo di occuparsi di chi lavora, nemmeno quando sciopera per i propri diritti. Tutt’al più ci scappa un’invettiva contro chi getta il traffico delle città nel caos.

Bravi dunque i colleghi di Firenze nel reclamare il diritto all’informazione. Ma poi, quando le notizie arrivano – e purtroppo arrivano, nel 2024 siamo già a 959 morti di lavoro – facciamole circolare. La sicurezza sul lavoro è un problema vero e di storie da raccontare ce ne sono a bizzeffe.

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