E’ vera la notizia delle dimissioni di Vittorio Roidi dalla carica di presidente del Consiglio di disciplina dei giornalisti del Lazio? No, è falsa, ha spiegato Roidi a chi gli ha telefonato. “Durante il Consiglio regionale al quale ero stato invitato con Ivano Maiorella e Andrea Balzanetti, i presidenti degli altri due Collegi di disciplina, ho detto che alla fine della consiliatura, ormai vicina, lascerò il posto a un collega più giovane. Non scrivo una lettera di dimissioni, che ora provocherebbe non pochi problemi al presidente dell’Ordine Guido D’Ubaldo. Sono molto amareggiato, ma resterò fino alla fine, cercando di fare il mio dovere insieme ai colleghi con i quali ho lavorato finora” (Renzetti, Graziano, Callini, Piersanti, Panei, Feliziani).
2500 “zeristi”
Roidi ha poi raccontato di essere scontento e di non avere più “la forza di combattere” per riuscire a risolvere principalmente due questioni: la formazione obbligatoria, sulla quale il Consiglio ha discusso a lungo, con interventi di molti consiglieri: Rossi vicepresidente, Suber, Dragoni, Lepri, Picozza, Lozzi, Biancospino segretaria. Durante la discussione il presidente D’Ubaldo ha annunciato che sta per consegnare al Consiglio di disciplina gli elenchi degli iscritti che non hanno acquisito alcun credito nel triennio 2020-2022: si tratta di 1800 “zeristi” pubblicisti, in un secondo momento verranno anche i circa 700 professionisti. “Falliremo ancora -ha detto Roidi- poiché con le strutture e le forze delle quali disponiamo sarà impossibile completare l’esame e i giudizi, prima delle elezioni”, che sono state ufficialmente convocate per il 12 marzo.
lettere ai giornalisti
Il dibattito si è poi spostato sulla questione del rapporto fra pubblicità e testi giornalistici, esplosa due mesi fa quando la redazione di Repubblica si era astenuta dal lavoro per due giorni, dopo aver scoperto che, in occasione di una importante iniziativa editoriale, la società di marketing aveva inviato lettere ad alcuni giornalisti, chiaramente per influenzare il loro lavoro. “Significa avvelenare il giornalismo”, ha detto Roidi, che ha ricordato come, dopo le dimissioni del presidente John Elkann e la sostituzione del Direttore di testata Maurizio Molinari, nulla era seguito. “Cosa potevamo fare? Solo il Consiglio nazionale sarebbe potuto intervenire. I nostri due Consigli hanno scritto una lettera per invitare alla riflessione sul tema”, ha sostenuto il presidente Guido D’ubaldo. Intenso è stato il dibattito sull’episodio, che era poi finito nel silenzio, ma al quale Roidi ha collegato l’uscita da Repubblica, appena due giorni fa, di Riccardo Luna, cioè proprio il giornalista che in passato aveva ideato e organizzato all’interno del gruppo Gedi quelle iniziative di grande importanza per lo sviluppo tecnologico. “Ho telefonato a Riccardo Luna –ha detto Roidi– e ho capito che si è trattato di un’uscita non pacifica. Chi si occupa di tutto ciò? Chi fa chiarezza?”.
La riunione si è conclusa nella sala di piazza della Torretta, a Roma, in un’atmosfera di serenità, con l’auspicio, fatto suo da Guido D’Ubaldo, di poter presto riprendere la collaborazione fra i due Consigli, all’interno della organizzazione territoriale dei giornalisti.
Professione Reporter