“Mangia gli gnocchi al ristorante, muore a 9 anni per la reazione allergica”. Titolo di apertura di pagina 7 della Cronaca di Roma de la Repubblica, lunedì 9 dicembre 2024.

Notizia clamorosa, agghiacciante, che risale a giovedì 5 dicembre, quattro giorni prima della pubblicazione. Peccato che sembri una favola raccontata davanti al camino. La bambina “la chiameremo Paola”, scrivono i due cronisti che firmano il pezzo. Il ristorante? Pesce, carne, trattoria, lusso, centro, periferia? Nell’articolo non se ne trova traccia. I nomi dei genitori? Che lavoro fanno, hanno altri figli? Niente di niente. Dove abita la famiglia, al centro, a est, a ovest, a Roma nord, a Roma sud? Nessun indizio. Anzi, qui c’è una lieve, sottile traccia da cui un lettore investigatore potrebbe far partire un’indagine: “La bambina è stata trasportata nel pronto soccorso più vicino, quello del Policlinico Casilino”. Pronto soccorso più vicino a casa, perché il malore fatale è avvenuto dopo il pranzo, quando tutti erano tornati nell’abitazione di famiglia. Poi, dal Policlinico Casilino “Paola” è stata trasferita al Policlinico Gemelli, dove “è arrivata ormai senza vita”.

turista inglese

Il giornale alla fine scrive che la vicenda della bambina ricorda quella della turista inglese di 14 anni morta il 24 ottobre dopo aver mangiato un dolce in un ristorante della capitale. In quel caso sotto accusa erano finite le arachidi non dichiarate nel menu. Anche qui nessun nome, di nessuno.

Qual è il motivo di tanta reticenza? Le direttive della Legge Cartabia per cui solo il Procuratore in conferenza stampa può dare particolari sui fatti di cronaca e il conseguente zelo delle forze dell’ordine? Ma qui non ci sono arresti, non c’entra la presunzione d’innocenza che quella legge intende far valere. C’è una tragedia, come purtroppo ne capitano, e c’è il diritto di cronaca, che va esercitato con discrezione e vicinanza con chi è colpito. Di certo, però, la cronaca senza nomi, indirizzi e circostanze, vale a dire senza dettagli, si può anche smettere di fare. E’ inutile, meglio una storia horror, o di fate.

esclusiva incompleta

La notizia, così incompleta, era un’esclusiva de la Repubblica. Il giorno dopo, 10 dicembre, gli altri giornali la riprendono. Stavolta però prende contorni più definiti. La Cronaca del Corriere della Sera dà un nome alla bimba, colloca la vicenda a Torre Maura, cita il nome del ristorante e fa parlare il ristoratore, che spiega di avere due cucine, una specializzata per chi ha intolleranza e allergie. Il Messaggero parla con una compagna di classe di un istituto di Torre Spaccata e parla dei funerali. Il Tempo cita l’indirizzo della famiglia.

(nella foto, il Policlinico Gemelli, l’ingresso)

1 commento

  1. È esattamente quello che penso da cronista di nera in pensione. Direi che questa blindatura degli atti, anche di quelli non giudiziari, dovrebbe far scendere i giornalisti in piazza perché fra poco sarà concesso scrivere solo del tempo che fa.

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