di CORRADO GIUSTINIANI

“Abbiamo abdicato alla qualità”. L’ammissione ha un contraccolpo triste e quasi sinistro, nella sala della Federazione nazionale della stampa, dove si sta presentando il libro di Vittorio Roidi “Carta Straccia – Le notizie che non contano più” (All Around editore). Anche perché a parlare non è un giornalista fra i tanti, ma Alessandra Costante, che della Fnsi è la Segretaria nazionale. Fra gli astanti c’è chi riflette su come proprio il sindacato dei giornalisti, che oggi Costante guida, abbia contribuito pesantemente all’abbassamento della qualità, avallando nel 2009 quel piano degli editori sui prepensionamenti coatti, poi più volte replicato in questi quindici anni, che ha impoverito le redazioni di un migliaio di professionisti di grande esperienza dai 58 anni in su.

crisi senza crisi

 Per aderire gli editori non avevano bisogno nemmeno di accusare due anni di crisi, come prevedevano norme dell’Istituto di previdenza dei giornalisti: bastava dimostrare secondo “indici nazionali prospettici” che pubblicità e vendite fossero in calo nel paese. La Fnsi ebbe la fiera ma inutile opposizione dei Comitati di redazione di cinque testate nazionali: Corriere della Sera, Stampa, Messaggero, Nazione e Giorno. Ad appoggiare il sindacato, guidato allora da Franco Siddi, c’era infatti la Rai, che dai prepensionamenti non era stata ancora investita. Il Messaggero, che all’inizio del 2009 aveva comunicato al Cdr un leggero utile di bilancio, riuscì poi, quell’anno stesso, a rottamare 48 giornalisti.

Eppure, l’autorevolezza dei media, ha continuato Alessandra Costante, “deriva ancora oggi dai quotidiani cartacei”, così duramente colpiti, e costretti a fare sempre più ricorso a collaboratori coordinati e continuativi retribuiti in media 12 mila euro l’anno. “Bisogna tutelare il giornalismo di qualità – ha concluso Costante – e non il copia e incolla. L’Intelligenza artificiale non va respinta, ma impiegata solo come aiuto”.

copia e incolla

Di Intelligenza artificiale ha parlato a lungo Marco Pratellesi, docente di linguaggio del giornalismo, che ha avuto incarichi di vertice in varie testate: “Il copia e incolla non lo usa più nessuno – ha osservato – Basta dare una direttiva a ChatGPT e fa tutto lei. So pure che ci sono articoli firmati da giornalisti ma realizzati dall’Intelligenza artificiale: un tradimento del lettore. Oggi esistono siti creati interamente da AI. Ma l’Intelligenza artificiale non farà mai uno scoop”. Pratellesi ha fortemente criticato l’accordo concluso da Gedi che ha ceduto a Chat Gpt l’intero archivio di Repubblica, senza una reazione significativa dei giornalisti: “Si potrà chiedere all’Intelligenza artificiale di fare un articolo alla Giannini, con il suo stile e tono di voce”.

corsa frenata

All’incontro, coordinato da Andrea Garibaldi, sono intervenuti, fra gli altri, il professor Roberto Zaccaria, ex presidente Rai (“I costituzionalisti hanno condotto di recente tre convegni sulla libertà di informazione: è la prova di quanto questa sia in crisi. Va messa una tassa sulla pubblicità televisiva”) e Mario Morcellini, docente emerito alla Sapienza (“La crisi del giornalismo è crisi di mediazione. Ma da un anno la corsa del digitale, che lo ha ingabbiato, sembra essersi frenata”). E ancora, per l’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo e Paola Spadari. Infine Giancarlo Tartaglia, autore della prefazione di “Carta Straccia”. Il libro di Roidi, già recensito da Professione Reporter, ha fornito dunque l’occasione per un dibattito a tutto campo, purtroppo pessimista sul futuro della professione giornalistica. “Ma questo è solo l’inizio di una discussione, dobbiamo trovare sedi e modi per continuarla – ha proposto in conclusione l’autore del saggio – E l’Ordine deve sentirsi interamente coinvolto, nella ricerca della qualità e verità dell’informazione. Ci vorrà anche la partecipazione dei cittadini, naturalmente: nostro è il diritto di informare, loro quello di essere informati”.

(nella foto, Marco Pratellesi)

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