Sabato 21 dicembre il sito de L’Espresso ha smesso di funzionare. Chi lo cerca si trova davanti una schermata che dice che l’espresso.it è “temporaneamente disponibile a titolo gratuito per gentile concessione di GoDaddy.com”. Nelle stesse ore ha smesso di funzionare anche il sistema di posta elettronica della redazione: chi scrive a un giornalista de L’Espresso riceve una mail che sostiene che quell’indirizzo non esiste più.

Il Direttore Emilio Carelli ha scritto ai lettori che a gennaio partirà il nuovo sito che sarà “il fulcro di un giornalismo interattivo e partecipativo, in cui i lettori saranno finalmente co-attori del processo informativo, grazie a strumenti di engagement e comunicazione diretta con la redazione”.

pochi minuti

Cosa è successo? Il Comitato di redazione scrive, in un comunicato del 23 dicembre 2024, che ai giornalisti non era stato comunicato nulla. “Su nostra richiesta -dicono i rappresentanti sindacali- solo stamattina ci è stato detto che c’è stato un incidente durante la migrazione dei dati da un server all’altro. Eppure la migrazione dei dati non è un evento eccezionale: da quando il giornale è stato venduto da Gedi si è verificata già altre volte, con disagi per il sito durati pochi minuti e nessun effetto sulle mail dei giornalisti”.

Il Cdr evidenzia che “questa gravissima eclissi del giornale online è la ciliegina sulla torta di una gestione autolesionista da parte della nuova proprietà, che a partire dallo sciopero di settembre scorso, lo ricordiamo, aveva già sottratto alla redazione la cura del sito per affidarla a uno staff tecnico non composto da giornalisti. Il problema tecnico è uno dei riflessi pratici di una gestione che in questi mesi ha messo pesantemente le mani nei contenuti degli articoli: per i redattori del giornale difendere la libertà di espressione è una lotta ininterrotta, con esempi molto più numerosi di quelli che sono diventati di dominio pubblico”.

senza sosta

“Care lettrici, cari lettori -ha scritto il Direttore Carelli. Da mesi stiamo lavorando senza sosta per dar vita a un nuovo sito che non sarà solo una piattaforma digitale, ma il cuore di una rivoluzione nel nostro modo di informarvi. Tutelando, ovviamente, il prestigio del settimanale cartaceo che ha fatto e continuerà a fare la storia del giornalismo in Italia. Con il rilascio previsto per gennaio 2025, il nuovo sito -concepito per essere ‘mobile first’- segnerà un cambiamento radicale, frutto di un intenso lavoro di progettazione: abbiamo analizzato dati in profondità con un approccio ‘data driven’, ci siamo confrontati con i benchmark internazionali più innovativi e ci siamo affidati alle migliori competenze, interne ed esterne, per costruire un ecosistema digitale avanzato”.

Carelli parla poi anche dei nuovi social de L’Espresso, che “evolveranno, con una veste grafica completamente rinnovata e nuovi format pensati appositamente per i diversi canali”. Quindi, cita la storia del settimanale: “Nel 1955, L’Espresso nacque con un obiettivo chiaro: raccontare l’Italia, senza paura. Non una storia di trasformisti e camaleonti, tutt’altro. Una ‘struttura d’opinione’ – come ci definiva il fondatore Scalfari – che ha attraversato la storia d’Italia senza mai venir meno alle proprie convinzioni e ai propri radicati principi. A distanza di 70 anni, quella missione è immutata”.

innovazione e rilancio

Infine: “Non ci stiamo approcciando al digitale con una nuova strategia che insegua le mode, ma per fare la differenza con il coraggio delle inchieste che da decenni ci caratterizzano. L’Espresso si evolve per combattere, non per compiacere”.

La nuova redazione digitale sarà guidata dal giornalista Felice Florio, 31 anni, che proviene da Open.

L’Espresso, storico settimanale, fondato da Eugenio Scalfari e Arrigo De Benedetti nel 1955,  è stato venduto dal Gruppo Gedi a Danilo Iervolino (Università Pegaso, Salernitana Calcio) nel marzo 2022, autore di grandi progetti di innovazione e rilancio. Poi Iervolino ha ceduto la testata a Donato Ammaturo (Ludoil Energy) nel dicembre 2023. Dal maggio 2024 direttore è Emilio Carelli, che era stato precedentemente nominato Amministratore delegato della nuova società editrice. 

(nella foto, Arrigo Benedetti)

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