di STEFANO BRUSADELLI

I social, a causa del loro modo di funzionare (ho espresso tale opinione su questo sito qualche tempo fa) costituiscono un’ insidia per la democrazia liberale, che è fondata sull’ascolto, sul compromesso e sulla tolleranza. E tale insidia è da considerarsi ancora più grave per la facilità con la quale, usando denaro e algoritmi, i messaggi veicolati dai social possono essere piegati a interessi di parte. 

Per mettersi al riparo dal suddetto rischio, però, quella che potremmo definire “via rumena“, significa, a mio parere, aggiungere a un danno un ulteriore danno, e anche maggiore. 

vasconi e georgescu

I fatti sono noti, e mi limito ad una ricostruzione succinta. Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in quel Paese, svoltosi  lo scorso 24 novembre, sono andati in ballottaggio la liberale Elena Valerica Vasconi e  il filorusso Calin Georgescu, la vera sorpresa. Altrettanto sorprendentemente è stato escluso dal ballottaggio, fissato per l’ 8 dicembre, il premier in carica, il socialdemocratico  Martcel Ciolacu. Sulla base di informazioni fornite dai servizi di sicurezza, la Corte Costituzionale ha annullato il voto del 24 novembre  con la motivazione che esso era stato frutto di pesanti interferenze russe, concretizzate in campagne condotte (a pagamento) da diversi media, primo tra i quali il social Tik Tok, e nell’uso di influencer prezzolati e di fake news. 

cambio di equilibri

Sforzandosi di dimenticare, se come me si è tifosi dell’Occidente, che l’annullamento del voto popolare segna uno stop (almeno per ora) ad un pericoloso cambio di equilibri in un Paese dell’Unione europea e della Nato, e cercando invece di adottare un punto di vista più ampio, ci si può davvero sentirsi rassicurati per la decisione della Corte Costituzionale di Bucarest ? 

Io credo di no. Anzi, ritengo che quel verdetto, per di più emesso nello spazio dell’Ue, rappresenti per la democrazia liberale un precedente assai inquietante. 

E’ infatti accaduto che, sulla base di rapporti redatti da apparati di sicurezza ovviamente legati all’esecutivo, un organo di derivazione politica (3 membri eletti dal capo dello Stato e gli altri 6 dal Parlamento) si sia attribuito il potere di stabilire quanto e in che modo gli elettori si siano fatti condizionare dall’azione di alcuni media. Arrivando alla conclusione che i cittadini non hanno autonomia critica, non hanno votato liberamente e dunque la loro volontà deve essere ignorata. 

media e governi

Di tutto il complesso procedimento che porta a scegliere a chi dare il proprio voto (interessi economici, storia personale e familiare, convinzioni etiche, formazione culturale), si è voluto enfatizzare il ruolo di un social, appunto Tik Tok, che tra l’altro è certamente semisconosciuto agli elettori di età medio-alta. 

Se l’esempio rumeno venisse imitato, in un’epoca sempre più segnata dal ruolo dei  social e dall’Intelligenza artificiale, qualsiasi voto popolare rischierebbe l’annullamento. E qualsiasi media rischierebbe di finire sotto accusa come inquinatore del voto. Col paradosso che i media, nati (anche) per controllare l’operato del governo, in un clamoroso rovesciamento dei ruoli si troverebbero loro sotto il giudizio di un governo a questo punto sempre più onnipotente.  

gioco sporco

Certo, si potrebbe obiettare che (molto probabilmente) Tik Tok ha giocato sporco, e che (altrettanto probabilmente) sono arrivati soldi dalla Russia per aiutare il candidato Georgescu. 

E allora ? 

Non nascondiamocelo: da sempre, al momento delle elezioni, si gioca sporco. Anche in Occidente. Una volta garantita la libertà di organizzare partiti, di svolgere la campagna elettorale, di recarsi alle urne senza subire intimidazioni, di evitare che i voti possano essere comprati e che si verifichino brogli nello scrutinio, vale tutto. E ognuno mette in campo le risorse che ha. Si tratta della parte meno nobile della democrazia, ma anche questa è libertà. Ciò che non deve essere invece mai consentito è presupporre che l’elettore sia un bambino manipolabile. 

raccomandazioni e favori

E anche per ricordare la storia del nostro Paese, se si fosse seguita la logica romena si sarebbero allora dovute invalidare le elezioni del 1948 perché la Chiesa cattolica (che forse, nell’Italia di quegli anni contava più di Tik Tok) aveva gettato tutto il suo peso sulla Dc contro il Fronte popolare ? E non era (anche) con i soldi dell’Urss che il Pci alimentava il suo apparato di propaganda, a iniziare dall’Unità? E non erano parenti stretti degli influencer pagati dai russi tutte quelle personalità (soprattutto intellettuali) che si spendevano in favore di una  lista o dell’altra con la prospettiva di ricompense future ? E infine (e pure questo, purtroppo, avveniva alla luce del sole) non è più grave  ottenere voti scambiandoli con raccomandazioni, favori e posti di lavoro, piuttosto che ottenerli con messaggi sui social?

Ritengo che la più efficace difesa della democrazia liberale si faccia investendo su una maggiore capacità di discernimento e di dialogo soprattutto delle giovani generazioni, non nelle messe al bando dei media, per quanto essi possano essere manipolabili (e manipolati). 

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