Gian Marco Chiocci direttore del Tg1 è andato al Congresso Usigrai e ha detto “due paroline”. “Vogliamo parlare dei sonori? Facciamo un convegno sui sonori! Io mi candido! Se uno mette i sonori, questo o quel partito fa partire una raffica di lamentele… Vogliamo parlare di cosa succede quando abbiamo fatto cose dedicate e i partiti volevano parlare d’altro? Parliamone. Chi decide i sommari del Tg? I politici o i giornalisti? Parliamone. Non si dovrebbero seguire gli umori di chi da anni urla per il cambiamento alla Rai e poi pretende di dettare i sommari al Tg”.
secondo per secondo
Chiocci ha accolto l’invito a partecipare al Congresso del principale, storico, sindacato dei giornalisti Rai. Di solito, i Direttori dei Tg non vanno. E fra Chiocci e Usigrai ci sono stati scontri. Considerato uomo di punta della Rai di Giorgia Meloni, ha fatto un intervento non scontato. “Io credo -ha detto- in un servizio pubblico realmente pluralista e al Tg1 -al di là di strumentalizzazioni, polemiche e critiche sempre legittime, cerchiamo di seguire questa strada. L’Osservatorio di Pavia e l’Agcom ci controllano secondo per secondo e pensate: noi abbiamo dei giornalisti che devono controllare secondo per secondo quanto spazio prende il partito x e quanto il partito y. Sennò, poi, cominciano le accuse, se uno ha lo 0,5 per cento in meno di sonoro…”.
regole del gioco
Chiocci ha detto di sentirsi quasi il marziano raccontato da Flaiano, che sbarcava a Villa Borghese, sbarcato invece a Saxa Rubra: “Ci sono regole del gioco in Rai molto particolari, tante faccio fatica a capirle, cose davvero incomprensibili”. Per Chiocci “serve una svolta epocale”. Al sindacato chiede di “riflettere e ragionare su nuovi modelli di lavoro, sulla redistribuzione delle risorse interne, sul valore da dare al merito” Dice Chiocci di aver procurato più risorse al Tg1, di aver fatto nuove trasmissioni e molte promozioni “senza guardare al merito, all’appartenenza politica, alle tessere”.
Chiede un sindacato moderno non “rosso”, autorevole, “perché in Rai ci sono realtà meravigliose e sacche di inefficienza insostenibili, mondi che funzionano benissimo e ridotte di privilegi inaccettabili, rendite che rischiano di diventare una zavorra”. Per lui la missione del servizio pubblico va riveduta e corretta “seguendo le regole del giornalismo puro, il più possibile autonomo. Da parte mia me lo auguro totalmente”.
(nella foto, Gian Marco Chiocci)