di ROBERTO DI SANTE
Metti le parole “pace” e “guerra” in un post e Facebook te lo declassa in modo che nessuno lo veda. Lo stesso vale, ancora di più, per le parole “bambini uccisi”: l’algoritmo ha ordini precisi oppure non li ha e magari fa di testa sua.
Comunque questa storia va avanti da mesi e il 13 gennaio, poche ore ore dopo che Sigfrido Ranucci ha denunciato la censura di Meta sui servizi di Report su Gaza, ne ho avuta una ulteriore prova. Intorno alle 12 pubblico il ricordo di un incontro di un anno fa con Papa Francesco. Un testo tranquillo, senza accuse specifiche e accenni a massacri in corso: “Non è un ricordo, è una emozione straordinaria che continua a battermi nel cuore. Un anno fa, grazie alla generosità di Athletica Vaticana, ricevetti un regalo inaspettato: incontrare Papa Francesco. Davanti a lui, davanti a questo grande uomo che ha il coraggio di parlare di pace quando in molti si nascondono dietro opportunismo, paura e tifo, diventai un bambino impacciato ma felice. Quella mattina del 13 gennaio 2024, che conservo con cura, è germogliata poi su una maglietta con una speranza che ho indossato alla Maratona di New York e che continuerò a portare con umiltà per dire, con le sue parole, che “lo sport costruisca ponti, abbatta barriere, favorisca la pace”. E che “la guerra è sempre una sconfitta”.
Bene, per 26 minuti nessuno dei miei 5.000 amici si è accorto di questo post, corredato anche dalle foto del Papa, mettendo un like per condividere l’emozione di quel momento. Allora, dopo aver chiamato un paio di amici che mi hanno confermato che non vedevano il post, ho fatto un esperimento. Ho ripubblicato lo stesso post, mettendo delle “x” al posto delle parole “pace” e “guerra”. Oplà. Immediatamente i miei amici l’hanno visto e i like – non si vive per quelli, naturalmente – sono arrivati. Non è la prima volta che mi capita e tanti colleghi mi segnalano questo tipo di “oscuramento”.
Insomma, sembra che su Facebook ci sia massima attenzione su queste parole. Sarebbe bello che ci sia anche sul fronte truffe. Poche settimane fa ho segnalato un post in cui si regalava un prodotto costoso a “due euro”. I commenti positivi, bastava controllare, erano tutti di profili fake. Ebbene la risposta di Facebook è stata. “Non viola i nostri standard”. Sarà così anche quando si continuerà a parlare di “pace”, “guerra” e “vittime innocenti”?
(nella foto, Roberto Di Sante e Papa Francesco)