di ALBERTO FERRIGOLO
“Il lavoro più consistente è stato sulla trasparenza amministrativa. Tra i venti siti delle regioni, il nostro è di gran lunga il più avanzato. Dalla sezione sull’anticorruzione ai dati sulla trasparenza è il più completo, tant’è che abbiamo ottenuto varie certificazioni ministeriali”.
Ottavio Lucarelli è un presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti della Campania di lungo corso, “dal giugno 2007 al 16 gennaio 2023 e dal 28 giugno 2023 a tutt’oggi”, si legge nel suo curriculum. Terzo Ordine, dopo Lombardia e Lazio, con 1.638 professionisti e 10.255 pubblicisti. Tra le cose fatte in questi ultimi anni dall’Ordine campano, aggiunge pure “la correttezza dei conti e la digitalizzazione del sistema anagrafico, per la parte tecnico-burocratica”, oltre alla parte esterna che “ci vede partecipare alla gestione di alcuni beni confiscati alla camorra e l’attività per i giornalisti minacciati”, perché “la Campania rimane una delle regioni a più alta densità criminale, specie nei piccoli comuni, dove ci sono quei giornalisti meno noti che però ogni giorno al bar o dal tabaccaio hanno a che fare con le persone del luogo e sono quelli che le minacce le vivono sulla propria pelle”.
niente voto locale
Il 12, 13 e 16 marzo si terranno in prima convocazione le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e di quelli regionali, però la Campania voterà solo per il Consiglio nazionale: il voto locale ci sarà, col Molise, solo fra un anno e mezzo, per via di un ricorso del 2021 per le precedenti elezioni e per la sentenza di un giudice su alcuni giornalisti che non avevano potuto votare perché senza Pec. “Questioni che riguardavano soprattutto il seggio elettorale. E si rivotò”, precisa Lucarelli.
Con questo colloquio Professione Reporter inizia una serie di confronti per offrire uno sguardo sulla realtà dell’Ordine dei giornalisti e avviare un dibattito in occasione del voto.
opinione pubblica
L’Odg svolge ancora un ruolo? Molti giornalisti sembrano non crederci troppo. C’è disaffezione, scollamento, scarsa identità. Secondo il Presidente campano, “dell’Ordine c’è invece sempre più bisogno”, specie davanti all’avanzare dei social, “che offrono un’informazione per certi versi più precisa, più dettagliata, rispetto all’informazione generalista, ai giornali”, come sta accadendo in questi giorni col terrificante incendio della California: “C’è il rischio che i social prendano in maniera preponderante il sopravvento sull’informazione tradizionale, che è la vera informazione, ed è un rischio enorme che non riguarda solo l’America, ma tutti. Non solo i giornalisti, ma tutta la società civile, l’opinione pubblica che ha a cuore l’informazione”.
Per Lucarelli, “l’Ordine, come hanno più volte ribadito la Corte costituzionale e la Cassazione, è infatti il soggetto che ha il maggior compito di tutela dei giornalisti e dell’opinione pubblica”.
bandi nei paesini
Ma lo esercita davvero l’Ordine questo ruolo di tutela? “Certo, non c’è giorno in cui anche dal più piccolo paesino della Campania non arrivino segnalazioni di disfunzioni e noi interveniamo”. In che modo? “Per esempio da San Pietro Infine ci hanno segnalato un bando in cui il ruolo del giornalista non viene rispettato. Spesso i comuni sbagliano i bandi e noi ci adoperiamo. Su questi temi abbiamo una convenzione con l’Anci. Si deve considerare che le amministrazioni pubbliche sono una discreta valvola di sfogo in un momento di disoccupazione pazzesca, specie nelle testate giornalistiche. Una valvola di sfogo per consentire di fare il portavoce o l’ufficio stampa, che significa consentire di fare il giornalista”.
Ma non ci dovrebbe esser incompatibilità tra l’essere portavoce e fare il giornalista? “Assolutamente no. Il giornalista rimane il giornalista, l’importante è che svolga bene il suo ruolo anche se fa il portavoce, lo prevede la legge”.
visita di mattarella
Il giornalista dovrebbe ricercare la verità, il portavoce o l’addetto stampa porta l’acqua al mulino di chi porta la voce… “Faccio un esempio. Giovanni Grasso, il portavoce del capo dello Stato Sergio Mattarella, è un esempio che io cito spesso perché non solo dice la verità ma svolge un ruolo importantissimo. Quando Mattarella è andato a Casal di Principe, c’è andato perché l’anno prima avevamo invitato Grasso a un convegno con l’intera comunità e lui, che è un giornalista professionista e lo fa con scrupolo, ha creato quest’occasione per il Presidente. È l’esempio più alto, ma ciò può accadere anche nel Comune più piccolo dove il portavoce o l’ufficio stampa possono comunicare la verità”.
Poi Lucarelli torna sulla nota dolente dei social: “Quel che invece dobbiamo arginare è la presenza dei blogger e la funzione di social media manager, nel senso che questa figura negli uffici deve venir dopo il giornalista e non prevalere sulle sue funzioni e responsabilità nella comunicazione. È un impegno che con l’Anci e le comunità locali stiamo portando avanti con determinazione”.
nuove figure
Ma non si dovrebbe far di più per inserire nell’Ordine le nuove figure professionali: videomaker, fotoreporter, audiomaker, esperti di social network? “Anni fa la Casagit s’è trasformata e ha avviato una grande apertura verso l’esterno che non ha prodotto ancora veri risultati, perché ancora a sostenere la Casagit siamo sempre noi professionisti. Ma da un lato dobbiamo tutelare l’attuale Ordine e la figura del giornalista – professionisti e pubblicisti – dall’altra ci si deve aprire anche a nuovi profili. La guerra in Ucraina ce l’hanno raccontata tanti giornalisti professionisti, ma la raccontano anche i freelance, i videomaker, i fotoreporter, gli esperti di social, sarebbe assurdo bendarsi e non vedere la trasformazione del mestiere”.
Perciò l’Ordine dovrebbe integrarli meglio tra le proprie fila… “L’Ordine deve prendere seriamente in considerazione il fatto che ci sono figure importanti, ma sicuramente i primi non sono i media social manager, ma tutti gli altri. Non a caso qualche decennio fa si aprirono le porte del professionismo e dell’Ordine ai cameramen di Rai e Mediaset. In questa direzione si può lavorare”.
tecnologie da governare
La riforma dell’Ordine preparata dell’attuale dirigenza è all’altezza di quel che richiede la professione oggi e, soprattutto, è efficace? Per Lucarelli “lo è” e, a riprova, porta l’esempio dell’ultimo atto approvato dall’Ordine, il nuovo Codice deontologico anche sull’Intelligenza Artificiale “che sottolinea l’esigenza di aggiornare le nostre norme per accompagnare i cambiamenti senza aver paura delle nuove tecnologie, per altro già ampiamente presenti, creando situazioni che le rendano governabili”.
Prendiamo gli esami per giornalisti: come andrebbero riformati per renderli più aderenti a un mestiere in continua evoluzione? “Gli esami li stanno già trasformando – risponde Lucarelli – La prova scritta è rimasta uguale, ma per la cosiddetta tesina, che avvia la prova orale, è stata introdotta la possibilità di portare non solo uno scritto ma anche un video, in sintonia con ciò che molti giovani giornalisti fanno sul campo”.
candidati d’ufficio
Ma è sufficiente? Anche perché vengono frequentemente ammessi d’ufficio agli esami candidati che in realtà il praticantato non l’hanno svolto. La questione, per Lucarelli, “è stata aperta qualche decennio fa dalla Lombardia, la prima regione ad ammettere candidati d’ufficio, frutto per la maggior parte di sentenze di un giudice”. In quel caso “si segue la procedura, ma anche quel che il giudice ha scritto nella sentenza, quando ha riconosciuto la pratica d’ufficio, che è lavoro svolto ma non riconosciuto dall’editore”. Quindi per Lucarelli il consiglio dell’Ordine “ha il legittimo potere di sostituirsi al direttore che non ha firmato l’effettiva pratica”.
Il lavoro del giornalista professionista deve essere attività svolta in esclusiva? “Certamente, lo è per legge”.
tutte le idee
Veniamo alle prossime elezioni. Nelle liste dei candidati vanno inserite più figure giovani e rappresentanti delle nuove categorie? “Le elezioni dell’Ordine sono elezioni molto particolari, non ci sono liste. Si presentano i singoli a titolo personale…”. Però sono persone sostenute da aree di pensiero, correnti, ciò che porta spesso a mercanteggiamenti, risse, corse al posto… “Posso dire che nel nostro Consiglio dell’Ordine, a parte il fatto che tiene fuori la politica, ci sono tutte le idee possibili e immaginabili del cosiddetto arco Costituzionale, ma soprattutto c’è un grande rispetto per la legge stessa dell’Ordine, le funzioni e le innovazioni apportate”.
È corretto l’equilibrio di rappresentanza attuale fra professionisti e pubblicisti? “La domanda è interessante perché l’Ordine nazionale qualche anno fa è stato oggetto d’una riforma che ha contingentato il numero dei pubblicisti: la legge, in origine, prevedeva una rappresentanza in proporzione e questo ha prodotto un organismo che era arrivato, mi sembra, a 150 consiglieri nazionali. Un numero enorme, con una maggioranza di pubblicisti. La riforma ha contingentato il numero, mantenendo anche a livello nazionale il rapporto di 2 a 1 tra professionisti e pubblicisti. S’è aperto un dibattito e sicuramente non ha fatto piacere ai pubblicisti questo ridimensionamento. Poi la legge stabilisce che il Presidente nazionale debba sempre essere un professionista, con il vice pubblicista. Forse ci sono incongruenze che si potrebbero sanare, ma quel che io trovo assurdo, semmai, è che nel 2025 per diventare giornalista professionista sia sufficiente la terza media… Molti chiedono la laurea, ma passiamo almeno dalla terza media alla maturità…”.
occulta e palese
L’Ordine deve intervenire con più efficacia nei confronti dell’invadenza della pubblicità nell’informazione? “Certamente. Noi abbiamo avuto casi di giornaliste importanti che sono state oggetto di procedimenti disciplinari di sospensione per aver fatto pubblicità palese, non solo sui giornali ma anche su manifesti 6 per 3. Ora non fanno più parte dell’Ordine. La legge è chiara: non si può fare. Anche la pubblicità occulta va segnalata e sanzionata”. Si vigila e sanziona troppo poco? “Non so se le sanzioni sono troppo poche, il Consiglio di disciplina è un organo indipendente, che viene nominato dal Tribunale sulla base d’una rosa di nomi che facciamo noi. Quest’organo indipendente porta avanti il suo lavoro, tanto che ci sono state radiazioni importanti in Campania. Un nodo fondamentale per l’esistenza stessa dell’Ordine. Perfino un prete pubblicista è stato radiato per violazione della deontologia. Noi ne diamo pubblicità. Forse ne dovrebbe essere data di più, sia a livello locale sia nazionale…”.
formazione e sanatorie
Ultima questione, la formazione professionale. Sono in corso disparità di trattamento: non tutti i trasgressori vengono sanzionati. Dipende dagli Ordini o dai Consigli di disciplina? “Noi in undici anni abbiamo superato la soglia dei 1000 corsi gratuiti in tutta la Campania, dalle montagne dell’Irpinia e del Sannio al mare, in 150 città o piccoli paesi. Abbiamo sollecitato a farli gratuitamente, chi in presenza, chi online. C’è stato un orientamento per dare omogeneità, l’Ordine nazionale dà delle indicazioni, ma a livello locale l’autonomia del Consiglio di disciplina va rispettata”.
Va bene, ma non c’è una sorta di corsa alla sanatoria per chi la formazione non l’ha fatta? Di chi la responsabilità? “No, non parlerei né di colpe né di sanatoria. C’è stato tutto un dibattito durante il Covid, però non ci sono mai state indicazioni in questo senso dall’Ordine nazionale”.
(nella foto, Ottavio Lucarelli)