I giornalisti italiani vorrebbero conoscere meglio l’Intelligenza artificiale, le sue applicazioni possibili, i suoi pericoli. Sono, in grande maggioranza, pronti a partecipare a corsi di formazione sul tema.
Emerge anche questo dalla ricerca dell’Ordine dei giornalisti e dell’Università Lumsa presentata il 3 marzo. Il 70% degli intervistati si dichiara totalmente o molto interessato a corsi dedicati e un altro 20% moderatamente interessato. Per quanto riguarda i contenuti della formazione, il 30,2% indica come prima richiesta, la necessità di un corso introduttivo sull’AI, seguita dalla richiesta di un corso sugli “strumenti di AI per la raccolta e l’analisi dei dati (28,7%)”. Tra le altre tematiche si distinguono anche richieste di formazione su “Verifica & fact-checking automatizzati” (15,7%), ed “Etica e implicazioni dell’AI nel giornalismo” (14,7%).
rischi e benefici
La ricerca intendeva valutare tre ambiti: il livello di familiarità e di utilizzo delle tecnologie di AI da parte dei giornalisti italiani, i loro atteggiamenti, i benefici e i rischi che associano all’adozione dell’IA e le attese in termini di formazione professionale.
Distribuito tra novembre 2024 e gennaio 2025, il questionario ha raggiunto 972 rispondenti, principalmente tra i 43 e i 58 anni, con una lieve predominanza maschile. Le regioni più rappresentate sono Lazio, Lombardia e Toscana, con una distribuzione maggiore nelle città con grandi centri editoriali, come Roma e Milano. Il 63,3% del campione è giornalista pubblicista, mentre il 36,7% è professionista ed oltre la metà dei rispondenti ha più di 20 anni di esperienza professionale. Collocati prevalentemente in redazioni di piccole dimensioni (1-10 giornalisti, 70,8%) gli intervistati lavorano (57%) con contratti atipici e, nello specifico, il 25,3% dei rispondenti lavora in un giornale nativo digitale, mentre il 22,5% in imprese o uffici stampa e il 15,5% in un quotidiano tradizionale.
social media
Il campione manifesta una conoscenza degli strumenti di AI in ambito giornalistico non molto elevata. L’unico ambito con una discreta diffusione è la traduzione automatica. Anche per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie AI, la maggior parte dei giornalisti non ha mai/raramente utilizzato strumenti di AI e tra le applicazioni più utilizzate vi sono -oltre alla traduzione automatica- quelle per la generazione di immagini; poco adottati gli strumenti di AI per la gestione dei social media e per la realizzazione di video, musiche, jingle e fact-checking.
bassa qualità
I dati evidenziano un atteggiamento ambivalente dei giornalisti nei confronti dell’AI. Ne viene certamente riconosciuta la capacità di migliorare l’efficienza, soprattutto nella riduzione dei tempi di produzione di contenuti (63,3%) e nella raccolta delle informazioni (60,8%). Ma solo 1 giornalista su 5 crede che la verifica delle fonti possa essere migliorata dagli strumenti di AI. Emergono infatti importanti timori legati agli effetti dell’utilizzo nella professione. La preoccupazione maggiore, espressa dalla metà degli intervistati (50,2%), è relativa alla produzione di contenuti di bassa qualità, ma non mancano quote importanti di giornalisti che esprimono preoccupazione rispetto ai potenziali effetti negativi sulle redazioni, come l’aumento del divario generazionale interno e l’aumento delle fake news.
La maggioranza dei giornalisti (80,7%) concorda sulla necessità di regolamentare l’uso dell’AI e di garantire trasparenza, segnalando quando viene impiegata. Rimane forte l’idea che il giornalismo debba mantenere il suo carattere investigativo e critico: l’82,9% ritiene che il “vero” giornalista debba basarsi su ricerche sul campo e verifica critica delle fonti”.