di ANDREA GARIBALDI
Con grande ingenuità Professione Reporter, il 31 gennaio scorso, invitava i giornalisti italiani a parlare della loro professione, in vista di un’occasione importante: il rinnovo delle cariche degli Ordini, nazionale e regionali.
E’ andata male.
TANTE DOMANDE. Quel giorno, nel suo pezzo intitolato “Che ne facciamo del giornalismo? Le porte sono aperte”, Vittorio Roidi scriveva un elenco di domande: l’Ordine dei giornalisti ha ancora un ruolo? La riforma preparata dell’attuale dirigenza è efficace? Andrebbe fatto di più per inserire nell’Ordine videomakers, fotoreporters, audiomakers, autori di blog e newsletters, esperti di social network? Come andrebbero riformati gli esami? E’ completo il nuovo Codice deontologico? Nelle liste elettorali vanno inseriti giovani e rappresentanti delle nuove categorie? L’Ordine deve intervenire con maggiore efficacia sull’invadenza della pubblicità nell’informazione? Sono accettabili disparità nelle sanzioni per chi non ha effettuato la formazione prescritta dalla legge? Si dovrebbe dare maggiore pubblicità ai pronunciamenti dei Consigli di disciplina?
UNA RISPOSTA. Ci ha scritto un collega, Bruno Tucci, che è stato a lungo Presidente dell’Ordine del Lazio. E basta. Abbiamo allora fatto delle interviste -a Presidenti di Ordini, di Consigli di disciplina, studiosi- leggibili nel sito. Una era molto pepata, ma abbiamo dovuto toglierla perché l’intervistato ha subito minacce. Aveva parlato di moltiplicazione delle tessere da pubblicista in una regione del Meridione.
Reazioni, suggerimenti, indignazioni, nuove visioni? No. Centomila giornalisti iscritti all’Ordine non hanno nulla da dire su come vanno le cose, nonostante si parli ovunque di una categoria in crisi.
Di sicuro, sarà colpa della nostra irrilevanza (di questo viene bollato il giornalismo tutto, per la verità). Ma voglia di discutere non ce n’è. Avremmo voluto chiudere la serie di interviste con il Presidente dell’Ordine, avremmo voluto chiedergli di illustrare le cose importanti fatte nel suo mandato e quelle che farà, se rieletto. Ha risposto che nella doppia veste di Presidente uscente e candidato non gli sembra opportuno parlare.
ELEZIONI STANCHE. E così le elezioni in tutta Italia -dal 19 di marzo- si avviano ad essere celebrate un po’ stancamente. Non sembrano esserci grandi sfide né al nazionale né nelle regioni (Lazio a parte, dove c’è una forte polemica in atto). Gran parte dei Presidenti in carica saranno rieletti.
Molte cose sono state fatte dall’Ordine nazionale fra il dicembre 2021 e il dicembre 2024, ultima legislatura (e anche dai regionali). Nuove linee guida sul praticantato, nuovo Codice deontologico (tiene conto anche dell’Intelligenza artificiale), Codice etico per le Scuole, Osservatorio sul giornalismo digitale, un ritocco agli esami. Poi, il varo di una riforma generale, centrata soprattutto sul requisito della laurea per diventare giornalista e la definizione dell’equo compenso. Queste ultime due novità sono bloccate in Parlamento (da oltre un anno e mezzo) e presso il Ministero della giustizia (da oltre un anno).
DISINTERESSE POLITICO. Viene però da dire che non è tempo di navigazioni tranquille. Un problema grande assai è dimostrato dalle righe precedenti: la politica tende a non occuparsi dei giornalisti, o non li considera, che forse è peggio. Niente riforma, niente equo compenso, niente modifica delle legge elettorale dell’Ordine, che resta legata così a un’epoca pre-informatica.
NEWSLETTERS ED ESAMI. L’altro problema è che il mondo cambia vorticosamente. Videomakers, fotoreporters, audiomakers, autori di blog e newsletters, esperti di social network, le nuove figure del giornalismo -in attesa di una nuova legge- andrebbero incorporate il più possibile nelle istituzioni di categoria, assistite, indirizzate. Anche gli esami debbono tenere conto il più possibile di tali nuove categorie.
GIOVANI E FORMAZIONE. La formazione andrebbe concentrata soprattutto su Intelligenza artificiale e pubblicità, i due temi chiave del giornalismo oggi. I giovani dovrebbero essere più coinvolti nella vita degli Enti. C’è Matteo Pucciarelli in una delle liste, membro del Cdr de la Repubblica che ha combattuto contro l’ingresso a gamba tesa della pubblicità in un inserto del suo giornale, che ha chiesto alla sua Azienda di conoscere cosa c’è scritto nell’accordo con OpenAI. Ma le nuove leve si tengono molto a distanza dagli istituti di categoria, non è un bene.
SANZIONI SEGRETE. Ancora: sostenere i Consigli di disciplina, far conoscere il più possibile il lavoro che svolgono: esiste la privacy, ok, ma almeno far sapere che provvedimenti prendono e per quali violazioni, proprio perché i cittadini capiscano qual è una delle principali funzioni dell’Ordine. Combattere con l’anima fra i denti per le modifiche legislative e gli adempimenti ministeriali, essere presenti nel dibattito pubblico, con mezzi sia tradizionali, sia innovativi. L’Ordine deve stare in scena il più possibile, per evitare un orizzonte tipo Cnel.
IL NOSTRO METODO. Modeste proposte di un sito indipendente. Il giornalismo è stato terremotato dalle grandi piattaforme, dai social. Ma come ha detto Luca De Biase, alla presentazione dell’Osservatorio Digitale 2025, il giornalismo sopravvive perché titolare di un metodo: ricerca delle notizie, rapporti con le fonti, verifica, spiegazione del contesto. E perché punisce chi non rispetta le regole. Non importa dove e con quale mezzo.
(nella foto, Clark Gable giornalista in “10 in amore”, 1958)