Prove provate di gender gap, uomini che guadagnano più delle donne: le pensioni dei giornalisti sono nettamente più alte di quelle delle giornaliste, di oltre 1.000 euro al mese. Poi: fra i giornalisti dipendenti che guadagnano oltre centomila euro l’anno lordi, gli uomini sono il 69 per cento e le donne il 31 per cento. Fra chi invece guadagna sotto i 25mila euro e fino a 50mila, gli uomini sono il 55 per cento e le donne il 45.
Crescono lavoratori autonomi e freelance e calano molto i Co.Co.Co; la retribuzione dei freelance è quasi doppia rispetto a quella dei Co.Co.Co.
Per quanto riguarda l’accesso alla professione, i praticanti che arrivano all’esame dopo 18 mesi di lavoro in redazione e con dichiarazione del Direttore responsabile, fra il 2017 e il 2023, sono stati soltanto il 21,54. Gli altri ammessi all’esame vengono per il 24,22 per cento dalle Scuole riconosciute dall’Ordine e attraverso riconoscimenti individuati dagli Ordini regionali per superare le nuove realtà del giornalismo, che raramente prevedono assunzioni regolari: quindi, “ricongiungimenti” (35,72 per cento) o “dichiarazioni sostitutive” (18,5 per cento).
Tutte queste informazioni sono contenute nella prima edizione del Report “Lo stato del giornalismo italiano”, presentato il 18 marzo a Palazzo Wedekind, a Roma. Il Report, che avrà cadenza annuale, viene realizzato dalla Fondazione “Paolo Murialdi” e dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma. L’iniziativa è nata su impulso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, e di Casagit Salute. In questa prima edizione c’è la collaborazione dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, che dal 1° luglio 2022 si occupa della previdenza dei giornalisti al posto dell’Inpgi, finito in crisi economica. Il Report completo sarà pubblicato entro il 2025. Responsabile scientifico è il professor Christian Ruggiero, Università della Sapienza.
PENSIONI DIFFERENTI. Fra i dipendenti c’è uno scarto significativo di genere: nelle pensioni di vecchiaia l’importo per gli uomini supera di oltre 1.000 euro quello delle donne. L’importo medio mensile per i maschi è di 5.648 euro lordi, mentre per le donne è di 4.256 euro. Fra lavoratrici e lavoratori autonomi, aumentano sia il numero complessivo dei trattamenti che l’importo medio. Ma il gender gap è ulteriormente acuito. Nel 2023 gli uomini percepivano un importo medio (annuo, in questo caso) di 3.413 euro contro i 2.592 euro delle donne.
CONDIZIONI ECONOMICHE. Nel lavoro dipendente ci sono 1.772 uomini che guadagnano oltre 100mila euro lordi l’anno e 812 donne; 3.408 uomini fra 100mila e 50mila e 2.623 donne; 2.479 uomini fra 25 e 50mila e 2.011 donne; 2.234 uomini sotto i 25mila e 1.840 donne. Fra giornalisti e giornaliste autonomi, si registra un incremento delle classi di età oltre i 60 anni e fino a 30 anni.
IDONEITA’ PROFESSIONALE. Considerando le sessioni di esame per diventare giornalista comprese tra il 2017 e il 2023, si registra, dopo il significativo aumento del 2021 e 2022, una stabilizzazione del numero delle candidate e dei candidati, comunque con un aumento nel 2023 rispetto al 2019. La distribuzione per genere è equilibrata. Il percorso di “ricongiungimento”, che doveva essere “provvisorio”, ma è durato per dieci anni dal 2013, rappresenta una porzione importante del totale; c’è un notevole incremento delle candidate e dei candidati che si presentano all’esame provenienti da Scuole di giornalismo.
Si registra un aumento complessivo dei promossi. Nell’ultima sessione -in base ai dati forniti dall’Ordine degli giornalisti- sono stati il 70,3 per cento dei candidati, ma nella terzultima sono stati l’85,9 per cento. Contro percentuali che negli anni scorsi si fermavano attorno al 65.
Professione Reporter
I dati che mi colpiscono di più sono due: il 54,2% degli accessi all’esame di Stato avviene attraverso i canali del ricongiungimento o dichiarazione sostitutiva. Una cifra che sommata al 24,22% che arriva dalle Scuole rappresenta la stragrande maggioranza (78,42%) degli accessi. In pratica il canale tradizionale che passava dal praticantato è sempre più marginale.
Il secondo dato rilevante, a mio avviso, è il forte aumento dei freelance e partite Iva.
Si tratta di due indicazioni inconfutabili che dimostrano l’arrtetratezza delle norme che regolano la professione e la necessità urgente di riformare l’Ordine e i contratti se vogliamo continuare ad esistere come categoria professionale.