Telenovela Andrea Scanzi. Intervistato l’11 marzo a “Stasera c’è Cattelan” su Rai2 attacca i “culi di pietra” che fanno i titoli nei giornali e rovinano le sue interviste. Spiega il “culo di pietra” “non ha spesso una grande vita sociale, perché sta dentro la redazione, non scrive non firma e deve titolare gli altri che magari non stanno in redazione e fanno i fighi e mandano l’articolo, quindi secondo me c’è anche una certa frustrazione”.
E aggiunge: “Lo fanno un po’ per punirmi. Sai, è il loro potere, quindi loro leggono quello che tu gli mandi. Nella loro testa la parte più importante è quella che contiene un attacco, un urlo, qualcosa che può far litigare con la persona che hai intervistato…”.
reazioni sindacali
Naturalmente al Fatto Quotidiano, che è il giornale dove Scanzi scrive, si sentono chiamati in causa, si adombrano e mettono in piedi reazioni sindacali e personali. A questo punto, Scanzi si riprende in ben due video, uno di ben sedici minuti su You Tube e un altro -più breve- su Instagram, per precisare meglio il suo pensiero. In particolare, ci tiene a stabilire una cosa: non ce l’aveva con i colleghi titolisti “culi di pietra” del Fatto, che è casa sua e vi si trova benissimo, e “mai, dico mai, gli hanno sbagliato un titolo”. Si riferiva, invece, al periodo 2005-2011, quando faceva la gavetta per la Stampa, per il Riformista e per l’Espresso e a due interviste a Valentino Rossi e a Cesare Cremonini, titolate secondo lui malamente.
“solo una battuta”
Quindi schiva il polverone nel giornale dove attualmente lavora e lo alza su altri tre posti dove ha lavorato e non lavora più. Tra l’altro, sulla Stampa, aggiunge che lì ha incontrato un grande Direttore, Giulio Anselmi e anche “per distacco”, il peggior Direttore della sua vita: Mario Calabresi. Alla Stampa “ogni tanto mi facevano titoli un po’ così, mi beccai per questo anche una querela da Franco Battiato”. Comunque la storia dei “culi di pietra” “voleva essere una battuta, ma se qualcuno si è sentito ferito, gli chiedo scusa. D’altronde io ho rispetto sacro per tutti quelli che lavorano con me e per me e non hanno la fortuna di prendere gli applausi in teatro o di stare su un palco. E ho un rispetto sacrale per tutti quelli che lavorano in redazione, cosa che io non saprei e non vorrei mai fare. Io ho sempre voluto essere un articolo 2, uno che lavora dal monte, dal mare, dall’aereo e dalla nave”.
(nella foto, Andrea Scanzi)