Paolo Borrometi, giornalista più volte minacciato dalla mafia, lascia la condirezione dell’Agenzia Agi. Nella lettera di saluto a colleghe e colleghi non fa polemiche, ma da tempo i rapporti con la Direttrice Rita Lofano non erano buoni e il contributo di Borrometi alle decisioni della Direzione era diventato poco rilevante, specie nell’ultimo anno. La visione politica di Direttrice e Condirettore era assai distante.
Borrometi è diventato da fine marzo Presidente della Scuola di formazione politica Piersanti Mattarella, intitolata al fratello del Presidente della Repubblica ucciso dalla mafia nel gennaio 1980.
“pezzo di cuore”
“Per me -ha scritto nella lettera- oggi si conclude una storia durata quasi 13 anni. Come ogni storia che finisce c’è la malinconia per ciò che non sarà più, ma anche la certezza di lasciare per sempre un pezzo di cuore in questa Redazione ed a voi, persone meravigliose. L’Agi per me è stata molto più di un posto di lavoro, di un’agenzia, è stata una comunità, una famiglia. Oggi viviamo un momento complicatissimo dove le libertà sono sempre più ristrette ed a rischio. Un momento in cui gli ultimi sono, purtroppo, sempre più ultimi, in cui la solidarietà sembra un reato. Un’epoca in cui la fa da padrona l’indifferenza. Ed io ‘odio gli indifferenti’. Ho scelto di fare il giornalista, vivo da undici anni sotto scorta e nella paura, ma non mi rassegnerò mai all’idea di non fare la mia parte”.
porta incendiata
Borrometi è nato a Ragusa il 1° febbraio 1983. Laureato in Legge, inizia l’attività giornalistica nel 2010 collaborando con il Giornale di Sicilia. Diventa professionista nel gennaio 2017. Dal primo luglio del 2013 collabora con l’Agi da Ragusa. Nel settembre del 2013 fonda la testata online LaSpia.it. Una sua inchiesta contribuisce allo scioglimento del comune di Scicli per infiltrazioni mafiose. Il 16 aprile del 2014 viene aggredito da incappucciati e l’agguato gli provoca una menomazione alla mobilità della spalla. Da agosto 2014, a causa delle continue minacce e dopo l’incendio della porta di casa, vive sotto scorta. Ha ricevuto dal Presidente Mattarella nel dicembre 2015 l’onorificenza di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana.
sudest siciliano
Altre inchieste su laspia.it hanno riguardato il commissariamento per mafia di Italgas, il Mercato ortofrutticolo di Vittoria e i trasporti su gomma gestiti dai Casalesi dai Mercati Ortofrutticoli. E poi la presenza mafiosa nel sudest siciliano di Cosa Nostra , le vie della droga dal Porto di Gioia Tauro alla provincia di Ragusa, rivelazioni sulla mafia siracusana.
Nel 2016 l’Agi lo ha trasferito da Ragusa a Roma, dove continua a ricevere minacce di morte anche sui social network. Nel settembre 2018 viene assunto dall’emittente della Cei Tv 2000. Diviene vicedirettore dell’Agi dal primo ottobre 2019, nominato da Mario Sechi. Il 6 marzo 2023, quando Sechi va via e Rita Lofano prende il suo posto è nominato Condirettore.
“peggiore incubo”
Le minacce a Borrometi e le relative condanne di boss sono numerose. Ecco qualche esempio. Il 4 aprile 2017 il Tribunale di Ragusa ha condannato per minacce gravi e di morte, aggravate dalla violenza privata e dalla recidiva nei confronti di Paolo Borrometi, il boss Giambattista Ventura, considerato il reggente del clan “Carbonaro-Dominante” di Vittoria. Ventura aveva affermato pubblicamente: “Ti scippu a testa, d’ora in avanti sarò il tuo peggiore incubo e poi ci incontreremo nell’aldilà. Ci vediamo anche negli uffici della Polizia, tanto la testa te la scippu u stissu”.
Il 2 luglio 2018 il Tribunale di Siracusa ha condannato per minacce mafiose, tentata violenza privata aggravata dall’aver favorito la mafia, a due anni e otto mesi Francesco De Carolis, fratello del boss Luciano. Francesco De Carolis ha inviato al giornalista un audio nel quale affermava “Gran pezzo di m…, carabiniere, appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello, in un articolo tuo ti vengo a cercare fino a casa e ti m…”.
“Parlare in chiesa”
ll 9 gennaio 2023 il Tribunale di Siracusa ha condannato il capomafia al 41 bis Salvatore Giuliano ed il figlio Gabriele per minacce aggravate dal metodo e dall’appartenenza mafiosa ai danni di Borrometi. Salvatore Giuliano, aveva più volte minacciato di morte il cronista a seguito di alcuni suoi articoli d’inchiesta: “Ti rompo il c…. sono Salvatore Giuliano, non toccare la mia persona e la mia immagine soprattutto”.
Il 7 giugno 2018 il giudice del Tribunale di Ragusa Filippo Morello, ha condannato alla pena di quattro mesi di reclusione Giovanni Giacchi, riconosciuto colpevole delle minacce gravi a Borrometi. Giacchi dopo un articolo, aveva scritto: “Caro amico fatti una risata perché domani si potrebbe parlare di te in chiesa”.
“cuore in padella”
Il 28 settembre 2018il Tribunale di Ragusa ha condannato (a un anno e otto mesi) per minacce mafiose con l’aggravante dell’aver favorito la mafia Venerando Lauretta, boss di spicco del clan Carbonaro-Dominante di Vittoria. Lauretta sui social network, scriveva: “Metterò il tuo cuore in padella e me lo mangerò, ti verrò a trovare anche a Roma pure che non vali i soldi del biglietto…” e poi “ti accecherò con le mie mani, non ti salverà neanche Gesù Cristo. Ti faccio passare la voglia di vivere, ho preso la mia decisione, di giocarmi la mia libertà. Anche se mi arrestano, c’è chi viene a cercarti”.
L’Agenzia Agi, di proprietà dell’Eni è stata negli ultimi mesi al centro di polemiche per la possibile vendita al Gruppo Angelucci, che già controlla Libero, Il Giornale e Il Tempo.
Professione Reporter
(nella foto, Paolo Borrometi)