“Se dovessi morire fa che sia un racconto”. Termina così una poesia di Refaat Alareer, poeta e intellettuale palestinese ucciso a Gaza in un raid israeliano all’inizio del conflitto, la notte fra il 6 e il 7 dicembre 2023. E “fa che sia un racconto” si intitola la mostra di Lorenzo Tugnoli, unico Premio Pulitzer italiano (nel 2019), da giovedì 24 aprile a lunedì 2 giugno 2025, nell’ex Convento San Francesco a Bagnacavallo (Ravenna), a cura dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
Si tratta di un progetto di immagini, parole, testimonianze. Quaranta fotografie di grande formato di Tugnoli, nato a Lugo 46 anni fa, affiancate dalla ricerca e dalla cura di Francesca Recchia, studiosa e scrittrice interessata alla dimensione geopolitica dei processi culturali. La mostra vuole parlare di difficoltà, vuoti, complicità, manipolazioni e silenzi dei media e del pubblico attorno al conflitto tra Israele, Palestina e Libano iniziato il 7 ottobre 2023. Gli spazi dell’ex convento diventano un percorso a episodi, su alcuni temi fondamentali: documentazione, evidenza, testimonianza e idea di Sumud (resistenza).
finale di poesia
La poesia di Refaat Alareer è un invito a tenere conto della mancanza di testimonianze e voci credibili sul conflitto, un’analisi dei vari livelli di fallimento del linguaggio: dalla mancanza di consenso intorno alle definizioni degli eventi in corso, alle acrobazie politiche per aggirare le leggi internazionali. L’allestimento della mostra – progettato dall’architetto e designer Diego Segatto – è costruito sulla documentazione fotografica di Tugnoli, raccolta a partire da ottobre 2023 tra Palestina e Libano, all’elaborazione visiva di dati e statistiche. La mostra è l’evento di punta delle iniziative in occasione dell’80° della Liberazione dal nazifascismo. È realizzata con l’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Ravenna, con il supporto del Comune di Bagnacavallo, e grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, di Romagna Acque Società delle Fonti e BCC. Dice Francesca Recchia che “fa che sia un racconto” è un’occasione per mettere a fuoco i valori della solidarietà, della resistenza e del diritto all’autodeterminazione. Da una parte siamo testimoni – a volte passivi, complici o indignati – di una brutalità senza precedenti, con rischio di assuefazione. Dall’altra, “assistiamo alle numerose omissioni da parte dei mezzi di comunicazione di massa: giri di parole, disumanizzazione, eufemismi e censure mettono in discussione le radici del diritto fondamentale di conoscere i fatti”.
volti sofferenti
Orari di apertura: giovedì e venerdì 16-21; sabato e domenica 10-12 e 16-19. Ingresso gratuito.
Lorenzo Tugnoli è un fotografo che lavora sulle conseguenze dei conflitti in Medio Oriente e Asia Centrale. Ha vissuto in Afghanistan per sei anni e in Libano per otto e continua regolarmente a tornare e raccontare le storie di questi paesi. Nel 2014 ha pubblicato The Little Book of Kabul, un ritratto di Kabul attraverso la vita quotidiana di artisti che vivono nella città, in collaborazione con Francesca Recchia. Lorenzo lavora come contract photographer per il Washington Post e le sue immagini sono state pubblicate dalle maggiori testate americane ed europee. Ha ricevuto il premio Pulitzer per la fotografia nel 2019 per un servizio sui volti sofferenti dello Yemen, pubblicato dal Washington Post, il premio Bayeux Calvados nel 2020 e in tre occasioni il World Press Photo.
“little book of kabul”
Francesca Recchia negli ultimi anni, si occupa principalmente di pratiche creative e patrimonio immateriale in paesi in conflitto. È autrice di “The Little Book of Kabul” (con Lorenzo Tugnoli), “Picnic in a Minefield” e “Devices of Political Action”, “Collective Towns in Iraqi Kurdistan” (con un photo-essay di Leo Novel) e “How long can the moon be caged? Voices of Indian Political Prisoners” (con Suchitra Vijayan).
Diego Segatto è un architetto e designer della comunicazione interessato all’integrazione di diverse metodologie e discipline, alla produzione di politiche culturali e ad iniziative collettive come forma di impegno politico. Dal 2009 collabora con DAAR – Decolonizing Architecture Art Research, esponendo a biennali e festival internazionali nel campo dell’arte e dell’architettura. Tra il 2012 e il 2013 è in Palestina come designer e coordinatore per il programma formativo Campus in Camps e per il Camp Improvement Program di UNRWA.
(nella foto di Lorenzo Tugnoli, Baalbek, Libano, 2 novembre 2024: Aya gira in bicicletta vicino al luogo di un attacco aereo israeliano. All’interno, Lorenzo Tugnoli)