Il Sole non deve essere la “buca delle lettere” di un condannato in via definitiva per omicidio colposo e disastro colposo, responsabile in qualche modo della morte di 40 persone. “Libero lui di difendersi come meglio crede, liberi noi di non fargli da buca delle lettere”: è la frase finale, con duro attacco al direttore Fabio Tamburini, della email che il Comitato di redazione del Sole 24 Ore ha inviato a tutti i giornalisti del quotidiano di Confindustria. Oggetto, la lunga missiva (una pagina di giornale) di Giovanni Castellucci, ex Amministratore delegato di Autostrade, che Il Sole ha pubblicato il 20 aprile, giorno di Pasqua. L’11 aprile, Castellucci è stato condannato a 6 anni dalla Cassazione per la tragedia del 28 luglio 2013, quando un bus precipitò dal viadotto dell’Acqualonga a Monteforte Irpino (Avellino), causando la morte di 40 persone. Castellucci si è costituito in carcere il 12 aprile. L’ex Ad di Aspi è anche imputato per il crollo del ponte Morandi di Genova del 14 agosto 2018 (43 morti), accusato di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. 

“Essere un fantasma”

Dello scontro sindacale ha scritto Nicola Borzi sul Fatto il 22 aprile. Nella sua lettera al Sole, tra l’altro, Castellucci scrive: “Se non avessi proposto la sostituzione delle barriere (cosa non richiesta dalla legge e finalizzata ad aumentare la sicurezza della rete autostradale) mi sarei evitato quasi 10 anni di processo e una condanna… un Ad quando si ha a che fare con temi di organizzazione e sicurezza stradale è nudo di fronte alle più rocambolesche interpretazioni accusatorie. Un Ad può solo cercare di proteggersi in pochi modi: lasciare il posto a qualcun altro, non fare, firmare, dire, proporre alcunché. Essere un fantasma”.

Ed ecco la replica del Cdr del Sole: “Avevamo chiesto per iscritto al Direttore di evitare la pubblicazione di un intervento che ci pare inopportuno sotto più punti di vista. Nella forma innanzitutto, 150 righe nelle quali vengono riproposte dal diretto interessato le ragioni della sua innocenza, senza alcun filtro giornalistico, senza alcun contraddittorio. Malinteso ci appare poi un eventuale riferimento al garantismo, visto che non ci troviamo di fronte a un indagato e neppure a un imputato, ma a un top manager (con evidente disponibilità della migliore difesa tecnica) condannato definitivamente per gravissimi reati dopo tre gradi di giudizio durati anni. Semmai si può affermare la legittimità del diritto di critica. Anche delle sentenze, certo. Ma meglio sarebbe che non lo esercitasse sul giornale la persona condannata e comunque sempre tenendo ferme due convinzioni: la conoscenza dei fatti e il rispetto delle vittime. Castellucci ha tutto il diritto di non rispondere a domande scomode (lo ha fatto nel processo a Genova, dove ha reso 5 ore di dichiarazioni, dopo essersi rifiutato di rispondere al pm); libero lui di difendersi come meglio crede, liberi noi di non fargli da buca delle lettere”. 

tiranti corrosi

Castellucci ha scritto la lettera pubblicata dal Sole ai suoi familiari subito dopo la sentenza definitiva e i parenti l’hanno inoltrata al quotidiano, che ha deciso di pubblicarla interamente. Il bus precipitò dal viadotto di Acqualonga sfondando la barriera autostradale. Secondo quanto emerso dalle indagini, alcuni tiranti che collegavano la barriera in calcestruzzo alla piattaforma autostradale erano corrosi. Se fossero stati correttamente manotenuti o sostituiti, la tragedia avrebbe potuto essere evitata. 

Nella sua lettera Castellucci afferma di non avere alcuna responsabilità: “C’entrava qualcosa l’Amministratore delegato? Certo che no, infatti non sono mai stato indagato per temi di manutenzione”. E sposta la responsabilità sui Direttori di tronco che “avevano tutte le deleghe e i fondi per operare in autonomia”. Segue una lunga ricostruzione della vicenda processuale, che ha avuto al centro anche una deliberazione del Consiglio di amministrazione di Autostrade del 2008, in cui venivano stanziati 138 milioni di euro per la manutenzione delle barriere. Tuttavia quelle sul viadotto Acqualonga non vennero cambiate perché ritenute “sicure” dal progettista responsabile.

sfiducia e intervista⁠

Alla lettera di Castellucci ribatte anche il “Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi”: “Pensiamo che la strategia sia quella di svilire un giudizio definitivo, che dopo ben tre gradi processuali ha ritenuto colpevoli Giovanni Castellucci ed altri imputati. Come se il ruolo di dirigenza e comando in un’impresa fosse soltanto rappresentativo”.

Borzi sul Fatto ricorda che il 18 novembre 2020 la redazione del Sole ha sfiduciato Tamburini: su 135 votanti (200 aventi diritto) 97 sono stati contro il direttore, 16 a favore, 19 astenuti, 2 schede bianche, 1 nulla. E che il 10 ottobre 2024 Tamburini ha dedicato due pagine del Sole a una sua intervista ad Alessandro Benetton, presidente di Edizione, holding di famiglia che ha ceduto Aspi tra 2021 e 2022.

(nella foto, Giovanni Castellucci)

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