di ALBERTO FERRIGOLO

La guerra ha fatto irruzione nella tv. L’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Putin costituisce per il nostro giornalismo un’altra terribile prova, quando ancora non si è conclusa quella difficile e drammatica provocata dall’epidemia di Covid. Un test e uno sforzo professionale mai affrontati prima e che lascerà un segno profondo. Ripercorriamo le prime ore, poi faremo i bilanci.

Tutto è cominciato con le edizioni straordinarie e la discesa in campo della corazzata del Tg1, con la direttrice Monica Maggioni in studio, a smistare i collegamenti con gli inviati sui diversi punti del fronte, nel susseguirsi delle edizioni speciali con commenti di esperti, videotelefonate, giornalisti della carta stampata. E con cittadini che, dalle diverse città raccontavano e inviavano video e foto. Quel primo giorno il testimone è poi passato ad Agorà, su Raitre, ed è partito il filo diretto del rullo compressore di Rai News 24 e del Giornale Radio Rai. La prima edizione del Tg2 delle 8.30 allungava la sua edizione ben oltre l’orario di chiusura, dando spazio allo sconfinamento delle forze armate russe nel territorio ucraino. 

salta la fiction

Poi i palinsesti sono stati cambiati e lo speciale delle 21,30 del Tg1, sempre con Maggioni in prima linea, scalza l’appuntamento “Doc-Nelle tue mani2”, fiction con Luca Argentero, con milioni di spettatori. 

Partono gli inviati. Compaiono dalle città bombardate e assediate dell’Ucraina volti che fino  a pochi giorni prima avevamo visto spiegare i contagi, le terapie intensive, le vaccinazioni. Accanto ai corrispondenti, a Sergio Paini, a Cassieri, a Innaro, compaiono in video nel freddo delle notti e delle strade semideserte,  Giuseppe Lavenia, Stefania Battistini, Emma Farné, Maria Grazia Fiorani, Leonardo Zellino, e accanto i colleghi delle testate radiofoniche, quasi tutti cronisti che mai si erano trovati ad affrontare le difficoltà e i pericoli di una guerra. Mentre tutte le testate (ma anche le trasmissioni di Rete) cominciano a trasmettere commenti, appelli, dibattiti affannosi, e poi le reazioni politiche, quelle delle cancellerie internazionali e dei mercati finanziari. Le redazioni di tutti i canali sono sotto pressione, Rai News 24 comincia una diretta che chissà quando si concluderà.

la mezza maratona

Anche Mediaset entra in campo, Rete 4 annuncia due speciali: quello del Tg4 alle 11 e nel pomeriggio alle 15.30, Nicola Porro compare in scena con Quarta Repubblica, Canale 5 conferma la messa in onda di Mattino 5 News con Francesco Vecchi e Federica Panicucci, in una puntata interamente dedicata agli sviluppi della guerra. Su La7, la rete dell’informazione “alternativa”, il palinsesto del mattino vede Omnibus, Coffee Break e L’aria che tira, tutti dedicati per intero alla crisi ucraina. Nel pomeriggio, spazio a Enrico Mentana: a partire dalle 17 il direttore si inserisce con uno speciale che è una mezza Maratona. Agile, approfondita, ricca d’immagini e collegamenti in presa diretta, l’informazione di SkyTg24, che si può avvalere delle immagini, della documentazione e del collegamenti del robusto sistema internazionale di Sky, diffuso in gran parte del mondo.

L’agenza Ansa batte il flash dell’attacco all’Ucraina il mattino del 24 febbraio alle 4,43 in questo modo: “Un attacco ‘ingiustificato’ della Russia all’Ucraina, definisce il presidente americano Joe Biden quello annunciato dal suo omologo russo Vladimir Putin, sottolineando che causerà ‘perdite di vita e sofferenza catastrofica’”. 

morti o feriti

Il discorso di Putin alla nazione è delle 3,51 mentre il secondo take dell’Ansa che annuncia “centinaia di vittime sono state causate in Ucraina dall’attacco della Russia” è delle 5,46. Lo sostiene la Cnn, citando alcune fonti del ministero degli Interni ucraino. Ma non è chiaro se si tratti di feriti o morti. 

La macchina dell’informazione sulla guerra è in moto. Nell’edizione delle 13,30 il Tg1 del giorno 24 si collega con le inviate Stefania Battistini da Kiev, elmetto in testa con la scritta Press, ed Emma Farné, che indossa il giubbetto antiproiettile, però subito interrotta dal collegamento con il presidente del Consiglio, che parla in diretta da Palazzo Chigi per esprimere solidarietà al popolo ucraino e illustrare il calendario degli impegni istituzionali europei delle ore a venire. Da Mosca c’è il collegamento con il corrispondente Marc Innaro e da Rostov quello con l’inviato Sergio Paini. Collegato da Kiev appare anche Valerio Nicolosi, giornalista di MicroMega – così dice la didascalia – che dà le prime informazioni sulla situazione in città, dove il clima è irreale, tra fughe, spari lontani, strade vuote, coprifuoco, gente che si ritira nei rifugi sotto i palazzi o in metropolitana. Nell’edizione della sera delle 20, la conduttrice Elisa Anzaldi lo presenterà come “dal nostro Valerio Nicolosi”, che ormai diventa un interlocutore dalla prima linea del fronte per tutti i collegamenti del Tg e di Raiuno.

missili e sirene

Con Monia Venturini, alle 13.30, si ripercorrono le fasi dell’attacco russo: le prime esplosioni che si sentono a Kiev quando il presidente Putin ha da poco finito di parlare alla tv. E un reporter della Cnn, inquadrato dalla telecamera su immagini di sottofondo che scorrono, deve interrompere un collegamento in diretta con la sua emittente per chinarsi a indossare l’elmetto protettivo e il giubbotto antiproiettile, mentre le telecamere scrutano il cielo alla ricerca degli attacchi all’orizzonte, che illuminano il cielo a giorno, cercando quell’effetto Baghdad della prima guerra del Golfo, quella del 1990. Ora si tratta di lancio di missili nella notte. E poi i primi palazzi bombardati. Le sirene che rompono il silenzio. 

Il Tg1 assolda e ripropone ripetutamente il commento economico sui mercati di Fabrizio Pagani, “economista Muzinich & Co”, recita il sottopancia, commento “autorevole” lo definisce Maggioni. Alle 16,45 la direttrice affronta un’edizione straordinaria e chiama a raccolta il pubblico: “Venite con noi nel centro di Kiev”, e si collega nuovamente con Valerio Nicolosi, che conferma il sopraggiungere del coprifuoco – “a Kiev l’orologio è un’ora avanti” rispetto all’Italia- e mostra alle sue spalle ancora strade deserte. Si cerca di capire, ma non è affatto facile. Voci e notizie si sovrappongono e si confondono.

bandiera russa

Maggioni chiede lumi a Marc Innaro, corrispondente da Mosca: “In questo momento a Mosca, in termini di immagini si vede qualcosa?” “Poco, molto poco. A livello ufficiale molto poco, ma anche a livello di agenzie”, risponde Innaro, che però aggiunge un particolare significante su quanto sia difficile orientarsi per chiunque e anche per chi sta facendo informazione in diretta: “Il nostro lavoro, il lavoro dei corrispondenti di guerra, degli inviati al seguito delle truppe, se ce ne sono, è ostacolato da una serie di lacci della struttura militare. Quello che noi sappiamo e quello che provo io a raccontarvi sulla base di informazioni incrociate proviene largamente dai social media e dall’incrocio con notizie che mi pervengono da amici, conoscenti, da persone che vivono in Ucraina, attraverso una serie di contatti personali e diretti. Questo è quello che si riesce a controllare e che io vi sto raccontando. Per esempio, il fatto che la bandiera russa sventoli sul parlamento locale di Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina con molti milioni di abitanti”. 

racconti in diretta

Maggioni si aiuta anche con il telefonino leggendo le dichiarazioni dei leader, in primis quella di Zalensky, mentre il corrispondente Claudio Pagliara da New York aggiorna sulla situazione di Washington, Donato Bendicenti su quella dell’Europa da Bruxelles. Tg1 ore 20: “L’invasione” è il titolo della copertina. Nicolosi: “In questo momento arrivano voci di bombardamenti sulla città di Chernobyl, vicino all’ex centrale nucleare, l’esercito russo continua a sfondare da Nord e i carrarmati sono a Kiev, letteralmente sotto assedio”. Su La7 Enrico Mentana, dentro e fuori il Tg, fa largo uso dei racconti in diretta. Compare Francesca Mannocchi, la giornalista freelance lanciata da L’Espresso, utilizzata molto da Propaganda Live di Diego Bianchi, che oggi scrive anche per La Stampa e si occupa in particolare di migrazioni e conflitti in Medioriente e paesi arabi. Compare a bordo di una vettura, lei sul sedile posteriore, telecamera o telefonino su quello anteriore, accanto al conducente. E descrive le strade dell’Ucraina che l’auto sta percorrendo, è costretta a rallentare a causa dei posti di blocco, comincia un itinerario fra la gente che scappa e altra che vuole combattere.

Passate le prime ore, esaurite le prime informazioni e le prime impressioni, la guerra si rimpalla da un Tg all’altro, dai Tg alle reti in un nastro informativo continuo, con ospiti, esperti, analisti che si trasferiscono anch’essi dai Tg ai programmi di approfondimento, spesso popolati di interviste e opinioni di cittadini che esprimono lo stupore e l’orrore per quanto sta accadendo in un paese libero. Sono solo i primi momenti della guerra voluta da Putin, che gli uomini e le donne dell’informazione affrontano come possono, forse con qualche strumento in più rispetto agli inviati in altri conflitti, ma con la consapevolezza – come tanti libri sul giornalismo di guerra in passato hanno già mostrato – che difficilmente riusciranno a spiegare gli orrori che sono stati chiamati a raccontare.

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