Scene da Espresso, dopo l’annuncio della vendita dal Gruppo Gedi a Bfc media. Alla prima riunione da direttore (nominato in sostituzione del dimissionario Marco Damilano) Lirio Abbate dispone che l’inviato Fabrizio Gatti parta per l’Ucraina, a coprire la guerra. Nel giro di poche ore, però, Gatti si è dimesso sulla scia di Damilano.
Gatti scriveva per l’Espresso dal 2004. Ha firmato inchieste da infiltrato sulle rotte dell’immigrazione irregolare dall’Africa all’Europa, sul caporalato nell’agricoltura e nell’edilizia, sulle scarse condizioni igieniche negli ospedali e sulla corruzione negli appalti pubblici. Ha attraversato quattro volte il deserto del Sahara sui camion con centinaia di migranti in viaggio dal Niger verso la Libia. È stato recuperato in mare, rinchiuso nel centro di detenzione sull’isola di Lampedusa come immigrato irregolare iracheno, con il finto nome di Bilal Ibrahim el Habib. Si è fatto ingaggiare come schiavo, con altri lavoratori stranieri, dai caporali che controllano la raccolta di pomodori in Puglia.
Aveva lavorato in precedenza per Il Giornale e per il Corriere della Sera.