(M.C.) Nessuno si azzardi più a dire che all’Inpgi hanno le mani bucate. Per l’istituto di previdenza dei giornalisti non c’è somma, per quanto piccola, che non meriti spasmodica attenzione. Può dunque capitarti di ricevere una lettera che ingiunge di pagare “gli importi accertati per contributi, sanzioni, interessi di mora e/o di dilazione” accumulati negli ultimi otto anni presso la Gestione Separata (che peraltro ormai rappresenta l’intero Inpgi). Non sperino di cavarsela facilmente, i morosi: “Sui contributi non ancora versati saranno applicate sanzioni e interessi determinati fino alla data dell’effettivo versamento”.
Con qualche ansia volti pagina, e ti trovi di fronte una tabella, sottoscritta nientemeno che da Marina Macelloni, presidente dell’istituto. Esplori righe e colonne, scoprendo in fretta che le tue manchevolezze sono gravi, ma non serie: dal lontano 2015 devi a via Nizza due euro e 83 centesimi, non un soldo di meno, non uno di più. Dovevi versare 188,91 euro e invece ne risultano 186,08. Chissà dove avevi la testa, sette anni fa.
Corri sul sito della tua banca a scrivere un bonifico. E intanto ti domandi come ha fatto un ente previdenziale gestito da amministratori così meticolosi a fallire clamorosamente, tanto da consegnare la categoria, legata mani e piedi, all’Inps. In attesa di trovare la spiegazione del mistero, ecco un indizio: la raccomandata che ti ha messo di fronte alle tue responsabilità è costata all’Inpgi 5 euro e 40 centesimi. Più un euro e dieci per l’avviso di ricevimento.

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