Vi scrivo dal ventre della balena spiaggiata ormai da anni in via Lugaro, civico 19, Torino. Redazione de La Stampa divisa, redazione confusa, redazione sfibrata, redazione rissosa, redazione (in alcune sue parti) ottusa. Per l’ennesima volta il Comitato di redazione della Stampa si è dimesso a metà luglio senza completare il proprio mandato. Penso sia la quarta volta di seguito che accade.
La ragione? Una mozione proposta da un ex componente del Cdr – che si è dimesso in una delle tornate precedenti perchè incapace di reggere le pressioni dei suoi elettori di fronte a richieste impossibili ovviamente rimbalzate dall’azienda – mozione approvata dall’assemblea con 65 voti a favore e 50 contrari. La richiesta al Cdr era di rinviare a settembre il voto sull’accordo aziendale sullo smart working (a cui il Cdr stesso ha lavorato per mesi, consultando i colleghi e tenendo 3 distinte assemblee) per affinare ancora meglio il testo e, soprattutto, perchè non era accettabile mettere in votazione un accordo così importante “in piena estate”.
Passata la richiesta – che tra l’altro, in assenza di novità legislative, obbligherà tutti i colleghi a rientrare in presenza il 1 settembre (alla faccia del ritorno del Covid) – il Cdr ovviamente si è dimesso.
Bene. Ora c’è da rinnovare il Cdr. E cosa ha proposto la commissione elettorale interna? Di presentare entro il 23 agosto le candidature, di tenere una assemblea il 25 e votare il 30 agosto! Dunque, a causa dell’estate non è possibile votare un accordo che avrebbe agevolato i colleghi interessati, ma il Cdr sì? Se non è follia questa…
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