A settanta anni è morto Giulio Giustiniani. Cominciò alla Nazione e qui nel 1981, direttore Gianfranco Piazzesi, realizza una delle più importanti inchieste sulla P2 e sulla massoneria toscana: 13 puntate. Una bomba: Piazzesi è costretto alle dimissioni, lui viene emarginato dal giornale: nella loggia di Licio Gelli c’erano anche i nomi dei suoi editori. Un anno dopo viene ripescato. Il vicedirettore Marco Leonelli gli chiede di seguire la cronaca politica, ma c’era ancora un veto su di lui e lo faceva di nascosto. Leonelli lo vuole vicino quando va a dirigere il Resto del Carlino. Viene poi chiamato al Corriere della Sera dal direttore Ugo Stille, per rafforzare la macchina del quotidiano. Tempo di Lega, di Tangentopoli. Giustiniani guida via Solferino con Tino Neirotti e Giulio Anselmi. Dopo una lunga stagione da caporedattore e vicedirettore lascia Milano per Venezia, per dirigere il Gazzettino, nel feudo della Lega. Litiga con Um- berto Bossi, ma è apprezzato da Luca Zaia. Quindi, a Roma, alla guida dell’innovativa tv La7. E alla fine si chiama fuori, per una seconda vita, senza giornalismo. 

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