(A.G.) La Commissione parlamentare di vigilanza Rai detta le regole: vi spieghiamo come giornalisti, dipendenti e collaboratori Rai devono comportarsi sui loro social privati. Con molta attenzione, cautela ed equilibrio, in sostanza. Non si finisce di essere al servizio del servizio pubblico neanche fuori dall’orario di lavoro, insomma. La Commissione disciplina l’uso dei social, come in Italia accade solo alla Stampa di Torino, ma come avviene alla Bbc e in altre importanti testate all’estero (vedi sezione Microscopio di questo sito).
La Commissione risponde, un mese dopo, a Fabio Sanfilippo, caporedattore di Radio Uno Rai, che il 4 settembre aveva predetto a Salvini, sulla sua pagina Facebook, la disperazione totale, dopo essere uscito dal governo: “Caro Matteo Salvini ora perderai almeno il 20, 25 per cento dei consensi che ti accreditano i sondaggi, lo sai? E che fai? Non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo, hai perso il posto da ministro, certo stai in parlamento, ma con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi ti spari nemico mio…”. E aveva aggiunto: “Mi dispiace per tua figlia, ma avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate”.
Tutelare l’Azienda
Il sindacato dei giornalisti Usigrai non aveva difeso Sanfilippo, ma aveva dichiarato di non gradire norme calate dall’alto della Vigilanza. Invece, sono arrivate.
Le più importanti riguardano i profili personali: “Si raccomanda che i pensieri espressi, i toni utilizzati e i contenuti condivisi sui social network siano rispettosi dei principi di cui al Contratto nazionale di servizio, quali l’imparzialità, l’indipendenza, il pluralismo, il principio di legalità, il divieto di discriminazione, il rispetto della dignità della persona, il contrasto ad ogni forma di violenza. Nel manifestare il proprio pensiero e nel condividere contenuti sui social network si invita a rispettare la correttezza espressiva e la verità dei fatti e a non diffondere fake news. Si valuti attentamente l’opportunità di esprimere e condividere opinioni che possono minare la credibilità e l’autorevolezza dell’Azienda che, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, è tenuta al rispetto dei canoni di equilibrio, pluralismo, obiettività, imparzialità e indipendenza”.
Sanfilippo con quel “nemico mio” e quella frase sulla figlia dell’ex ministro dell’Interno ha violato queste norme (che ancora però non c’erano). Per le sanzioni ai trasgressori, “si rimanda alle norme disciplinari dell’Azienda e a quanto già previsto dal Codice etico in vigore”.
Risoluzione di Quattro pagine
Le quattro pagine di risoluzione -proposte dal presidente della commissione Alberto Barachini (Forza Italia) e dal deputato Michele Anzaldi (Italia viva) prevedono anche altre cose, più scontate: non si può utilizzare il profilo personale per divulgare informazioni riservate riguardanti l’Azienda; il dipendente o collaboratore Rai può rendere noto sui propri profili social il ruolo ricoperto in Azienda, ma si invita la Rai a disciplinare l’utilizzo del proprio logo ufficiale sui profili privati, per non indurre in equivoco sull’ascrivibilità all’Azienda dei contenuti pubblicati; è vietato creare pagine e profili riconducibili all’Azienda attraverso account personali o di gruppo o di struttura; sugli account ufficiali gli incaricati dovranno interagire col pubblico in modo rispettoso educato e aperto al dialogo, evitando flaming e hate speech; in presenza di commenti offensivi e attacchi gratuiti da parte del pubblico gli incaricati dovranno rispondere puntualmente evitando linguaggi e modi che possano nuocere alla reputazione del’Azienda.
(nella foto, Michele Anzaldi e Alberto Barachini, membro e presidente della Vigilanza Rai)