(A.G.) Andò così. Tredici ottobre, in Senato, elezione del nuovo Presidente: “La cosa bella era il ritorno di Silvio Berlusconi, la ‘star’ del giorno. Qualcosa lui la combina sempre. Ho fotografato il diverbio con La Russa, La Russa che dà i fiori a Liliana Segre, il colloquio fra Salvini e Berlusconi e tanti altri scatti su di lui. Non ho dato importanza agli appunti sul foglio che aveva davanti. Ho sentito che Mentana al Tg aveva dato qualcosa su questo, c’era poco da approfondire. Alle 19,30 sono tornato a casa e siccome ho due gemelli piccoli, ho rimandato tutto al mattino dopo”. Al mattino dopo Alessandro Serranò riguarda le sue foto e scopre che ha fotografato il foglio con “Giorgia Meloni, un comportamento 1 supponente, 2 prepotente, 3 arrogante, 4 offensivo”, il famoso foglio che ha generato altissima tensione fra la futura leader del governo italiano e l’anziano ex presidente del Consiglio. “E’ stato uno scatto di una frazione di secondo, Berlusconi ha il foglio davanti, poi lo gira, poi lo fa vedere a Licia Ronzulli, che è al suo fianco. Ecco, io ho scattato in quell’attimo in cui il foglio si poteva leggere”.

colloquio nel bar

Serranò lavora ad Agf, l’agenzia di Enrica Scalfari, che ha un canale preferenziale con la Repubblica. Chiama Concetto Vecchio in redazione, gli chiede di vedersi in un bar. Gli mostra la foto, la mettono subito sul sito, alle 11. Il caso esplode. Il giorno dopo è l’apertura della Repubblica di carta. Serranò lo chiamano da tutto il mondo, Financial Times in testa, vogliono sapere come ha fatto. Damilano lo invita a “La Torre e il Cavallo”, Zoro a “Propaganda Live”. Su Instagram Serranò smentisce La Russa che invita Berlusconi a dire che quella foto è un fake.

Serranò è romano di origini calabresi, ha 43 anni, ha lavorato per qualche anno in una multinazionale di chirurgia estetica, che poi ha delocalizzato. Si è iscritto a un Master di fotogiornalismo, vecchia passione, poi ha cominciato a lavorare, prima freelance, poi in Agf, dove sta da dodici anni. Fotografò il ministro greco Varufakis, da solo, in un locale ad Atene, mentre beveva una birra dopo aver perso il referendum sul piano di aiuti europeo, Bcc, Fmi. Fotografò Simone, il quindicenne che affronta Casa Pound a Torre Maura a Roma nel 2019. Fotografò l’elicottero che arriva a Pescara con i bambini salvati nella tragedia dell’hotel Rigopiano nel 2017.

sbaglio di nome

La mattina del 14 ottobre, quando hanno pubblicato la foto del “pizzino” di Berlusconi sul sito di Repubblica, l’hanno firmata Luca Serranò, che è un giornalista di Repubblica di Firenze (nessuna parentela). Alessandro ha dovuto chiamare per far correggere. Il 15 ottobre a pagina 2 di Repubblica hanno raccontato tutta la storia parlando della foto “pubblicata ieri in esclusiva sul sito di Repubblica che provoca la paradossale crisi di un governo ancora non nato”. Chi ha fatto la foto? Non viene scritto. Sotto la foto stampata nella stessa pagina c’è scritto “Alessandro Serranò” così piccolo ma così piccolo che occorre una lente di ingrandimento per leggerlo. “A Repubblica le firmano così. Facciamo sempre una gran fatica a far riconoscere il nostro lavoro -dice Serranò- E’ come se tutto fosse dato per scontato. Ma quella mia foto del foglietto di Berlusconi è così nitida perché è stata fatta con una macchina da 8000 euro e un obiettivo da 7000. E con prontezza di riflessi”.

Fra i grandi giornali, solo La Stampa, in un pezzo di Alessandro Di Matteo, cita il nome dell’autore della foto, Alessandro Serranò. Niente sul Corriere, sul Sole 24 ore, sul Fatto, sul Messaggero, che pure raccontano ampiamente la vicenda.

(nella foto, Alessandro Serranò)

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